giovedì, gennaio 20, 2011

Spagna, atto secondo

Visto che il primo tentativo di salvare le banche senza ammettere l'insolvenza del sistema è andato male, il governo Zapatero ha avuto un'idea geniale: riprovarci. Almeno secondo indiscrezioni arrivate al Wall Street Journal.
Il copione è identico: miliardi di euro preis in prestito per ricapitalizzar ele banche ed obbligo, per queste, di sottoporsi a degli stress test.
Il problema è anche peggio dell'ultima puntata: cosa garantisce che le banche non aggireranno i test, come è evidentemente accaduto un anno fa? E soprattutto: in quale modo emettere altri trenta miliardi di debito risolverà una crisi di fiducia acusata da eccesso di debito? La soluzione sta nel sospetto che si tratti di un consolidamento: spostare la crisi sul debito sovrano spagnolo, in modo da costringere Francia e Germania ad intervenire, per evitar e gli imbarazzi politici.

Gli irlandesi avevano almeno preso in considerazione l'ipotesi di lasciar funzionare il mercato, intervenendo per modernizzare le procedure di amministrazione straordinaria e lasciare che a pagare fossero gli incauti investitori, invece degli innocenti contribuenti. Ovviamente le cose sono andate diversamente, condannando l'Irlanda alla medesima stagnazione del resto d'Europa per evitare figuracce alla classe politica tedesca.
Non abbiamo dubbi, tuttavia, che il governo socialista del premier Zapatero non abbia neppure per un attimo preso in considerazione una soluzione che non sia nel pieno alveo socialcorporativo che contraddistingue il nostro sciagurato continente. Avanti così, verso il Sol dell'Avvenire.

Spain to Ramp Up Bank Bailouts: "Spain plans to pour billions more euros into its troubled savings banks and force them to be more open about their lending practices, an acknowledgment that previous efforts to fix the banks have fallen flat.

mercoledì, gennaio 19, 2011

100% sottoscritto . Loreto, la zuppa e i nonberlusconiani

SOno felice che qualcuno abbia trovato il momento qualcosa che penso, ma non ho fatto in tmepo a scrivere.

Che se in questo paese un'intera generazione di ex niente, né ex democristiani, né ex socialisti, né ex comunisti, ha creduto di poter fare politica è perché un bel giorno un signore è andato in tv a pronunciare le parole "rivoluzione liberale". C'abbiamo creduto, e pazienza se siamo a lungo passati per illusi o, peggio, per servi di qualcuno.

C'abbiamo creduto, e ci crediamo oltre Silvio Berlusconi. Ma è giusto dire che ci è stata data la possibilità, concretamente, di crederci perché c'è stato Silvio Berlusconi. E non staremo qui a citare il rapporto con gli Stati Uniti, l'appoggio alle missioni in Afghanistan e Iraq, la Legge Biagi, il tentativo (almeno quello) di riformare la scuola e l'università, il coraggio di dire la verità su una piccola minoranza di giudici militanti o l'intuizione di non mettersi in mezzo mentre Marchionne salvava Mirafiori e Pomigliano dal virus italico del sindacalismo fine a sé stesso.

Secondo,
Nicola Porro sul bungabunga: "

"Il cuoco ritiene più grave che il Cav non abbia abbassato le tasse, stia facendo un orrenda riforma dell’avvocatura, non abbia liberalizzato le professioni del fatto che il medesimo Cav faccia baldoria (e qualcosa di più a casa sua)"



Terzo, un pensierino personale. Non so se rimpiangeremo Berlusconi. Ma di certo non rimpiangeremo i suoi avversari e molti dei suoi alleati. Perché Silvio Berlusconi ha avuto il successo che ha avuto anche grazie al fatto, innegabile, allo spettacolo desolante dei suoi avversari.

martedì, gennaio 11, 2011

Come la Fed regala i soldi

Al cuore della seconda ondata di Quantitative easing della Fed c'è il cosiddetto POMO, il programma di acquisto periodico di titoli di Stato. Il programma è gestito in maniera talmente banale da poter essere tranquillamente anticipato, come ribadisce anche ZeroHedge, che gentilmente fornisce una lista dei titoli da comprare appena prima dell'operazione e rivendere poi. Sinora ha funzionato, provare per credere. E non sentitevi in imbarazzo: Non preoccupatevi, non farete mai i soldi che fanno i primary dealers, le poche banche autorizzate a gestire gli ordini della Banca Centrale americana. Per non sbagliare, pare che l'operatività per il programma d'intervento sul mercato più importante degli ultimi anni sia affidata anche a neoassunti privi persino di terminali Bloomberg , ossia dello strumento base per il trading sul reddito fisso. Più o meno come affidare ad un cieco una Ferrari al Gran Premio di Monza.

I complottisti avranno sicuramente una serie di oscure ragioni per dimostrare quanto tutto questo faccia parte di un complotto ai danni del popolo. Personalmente, sono più propenso (per fatti capitati a miei conoscenti) a dare la colpa alla tipica mentalità burocratica di una banca centrale: 1000 dollari a terminale al mese sembrano un'enormità ad un ufficio acquisti governativi, anche quando questo permetterebbe milioni in risparmi. Per i burocrati la massima di Schiller è sempre valida : "Contro la stupidaggine, neanche gli Dei possono nulla"

Senza contare, ovviamente, il poco velato desiderio di sussidiare le banche che aiutano la Fed nella propria attività caratteristica: manipolare i tassi d'interesse per facilitare il ciclo politico.

Cina (e Giappone) al capezzale portoghese?

Il Portogallo ha appena collocato 1 miliardo di euro in BOT biennali ad uno sconosciuto benefattore. L'operazione è avvenuta sul mercato dei cosiddetti "private placement" , non sul mercato pubblico; di conseguenza non sono disponibili informazioni sui tassi pagati e sull'identità dell'acquirente. Alphaville suppone, in maniera estremamente ragionevole, che la struttura dell'operazione suggerisca una banca centrale e non un hedge fund. La mossa potrebbe essere un geniale colpo di mano oppure un azzardo dettato dalla disperazione: il mercato dei piazzamenti privati offre maggiori capacità di personalizzare le operazioni secondo i gusti degli investitori, ma questo vantaggio viene pagato caro, sia in termini di facilità di rifinanziamento di queste operazioni sia, spesso, in termini di rendimenti. Questo fa sì che soltanto nazioni con una gestione del debito molto sofisticata (come l'Italia) oppure con problemi decisamente seri vi facciano ricorso, invece di passare dal tradizionale, liquido ed efficiente meccanismo delle aste.

Quello che è certo è che le autorità monetarie stanno dando fondo all'arsenale per impedire ulteriori peggioramenti della situazione: la BCE compra direttamente titoli periferici, oltre a fornire liquidità a chiunque altro voglia farlo.

Anche il Giappone sta facendo la sua parte, almeno a parole, dichiarando di voler sottoscrivere un quinto delle emissioni del fondo europeo che sta organizzando il "salvataggio" irlandese. Oltre a guadagnare punti dal punto di vista politico, l'investimento aiuterebbe a deprimere il valore dello yen e a rafforzare l'euro: un ottimo risultato dal punto di vista mercantilista che ispira la politica finanziaria giapponese, ma anche una mossa che perpetua la spirale di manipolazioni valutarie che è una delle radici profonde della crisi.

lunedì, gennaio 10, 2011

La Lega interronisce il Nord

Impeccabile Falasca. Il dramma del settentrione italiano è che si è scelto, anche per mancanza d'alternative, una versione lombarda del sistema di Totò Cuffaro. Potevano essere credibili 10 anni fa; adesso la distanza fra loro e certe cleptocrazie meridionali che sfregiano l'immagine del Meridione è solo una questione di tempo e di un certo residuo di buone maniere, destinate a scomparire se l'andazzo prosegue.


Del “sacco del nord” la Lega – che governa Veneto e Lombardia da quindici anni e l’Italia, quasi ininterrottamente, da dieci – non è stata vendicatrice, ma partecipe. Ha riscritto spudoratamente la questione settentrionale rimasticando il repertorio della destra e della sinistra peggiore e rimuovendo il nodo da cui il nord è invece strangolato, che è lo sfruttamento fiscale, cioè il livello abnorme di imposizione e di spesa, da cui le regioni italiane più competitive sono irrimediabilmente appesantite e quelle meridionali incentivate ad un “economia di rapina”.

[...]

Al nord che voleva meno tasse, meno vincoli, meno spesa pubblica e meno intermediazione politica la Lega promette meno immigrati e meno competizione. La sfida riformista è stata soppiantata dalla retorica vittimista.

Bossi non va sfidato sul tricolore, ma sulla questione settentrionale | Libertiamo.it: "

Portogallo, salvagente BCE

Secondo Reuters, la BCE starebbe comprando a man bassa debito portoghese, greco e irlandese, per stabilizzare la situazione. Se non siamo alla disperazione, poco ci manca. Il problema di queste tre nazioni, lo ripeteremo fino alla nausea, non è di temporanea assenza di liquidità, anche se Lisbona è la nazione si avvicina di più a questa definizione.

E' un problema di lungo periodo, di insolvenza: quella del governo greco, prigioniero di una politica vorace e di un pubblico drogato a colpi di panem et circenses elargiti a spese di una classe superiore più simile ad una plutocrazia preindustriale che ad una borghesia moderna. O del sistema bancario irlandese, colpevole di aver pervertito miracolo celtico, con la complicità di una politica monetaria eccessivamente lasca e di una regolamentazione criminogena e dannosa ancor prima che inutile.

Il Portogallo non è particolarmente sprecone, ma cresce troppo poco: è arrivato troppo tardi alllo sviluppo per poter imitare il miracolo economico tramite bassi salari, data la concorrenza asiatica ed ha ben poco a parte il turismo; rischia il fallimento per aver creduto al miraggio della bolla finanziaria, non per averne attivamente approfittato. Può evitarlo tramite austerità e, soprattutto, radicali riforme economiche liberali, le stesse che ha evitato quando ha cercato di ottenere i vantaggi dell'Unione, senza pagarne il costo (come molti, troppi altri stati europei).

Tutto questo poco importa, tuttavia, se verrà trasformato nell'ennesimo sistema economico-zombie dalla necessità della classe politica tedesca e francese di nascondere i propri errori e quelli dei propri protetti nelle banche statali delle due nazioni-guida.

CIna, il dilemma del creditore

Quanto conviene essere i maggiori creditori di qualcuno armato e pericoloso? I cinesi lo scopriranno a breve.
Factbox: China leads list of biggest U.S. creditors | Reuters:

Reuters) - President Barack Obama will host Chinese President Hu Jintao for a state visit on January 19, and the leaders of the two economic powerhouses are expected to discuss thorny issues such as China's trade surplus and its currency policies.

The United States will tread carefully as Beijing is the country's largest creditor, holding more than $900 billion worth of U.S. Treasury bonds.

Below are the top 10 largest holders of U.S. debt as of the end of October.

-- China, mainland: $906.8 billion

-- Japan: $877.4 billion

-- United Kingdom: $477.6 billion*

-- Oil exporters, which include Ecuador, Venezuela, Indonesia, Bahrain, Iran, Iraq, Kuwait, Oman, Qatar, Saudi Arabia, the United Arab Emirates, Algeria, Gabon, Libya, and Nigeria: $213.9 billion.

-- Brazil: $177.6 billion

-- Hong Kong: $139.2 billion

-- Caribbean banking centers, which include Bahamas, Bermuda, Cayman Islands, Netherlands Antilles and Panama: $133.7 billion

-- Russia: $131.6 billion

-- Taiwan: $131.2 billion

-- Canada: $125.2 billion

Repetita iuvat: Studenti, ricerca e spese militari

Dal recentissimo passato, un bel pezzo di Andrea Gilli su Studenti, ricerca e spese militari (grazie a Epistemes.org):

"La recente riforma dell’istruzione targata Gelmini ha scatenato scontri e proteste. In questa sede, non è mio interesse schierarmi. Piuttosto mi interessa un argomento avanzato da più parti per modificare la riforma. Sia durante alcune trasmissioni televisive che in questo video, gli “studenti italiani” si dicono a favore di tagliare le spese militari (definite sempre in aumento) per ricalibrare la spesa in istruzione. Hanno ragione?

L’idea di fondo degli studenti è che le spese militari siano uno spreco di risorse e che utilizzando quei fondi, la ricerca italiana potrebbe essere rafforzata sensibilmente. A mio modo di vedere ci sono almeno tre problemi con questa affermazione.

In primo luogo, bisogna capire in Italia quanto si spende in difesa. La risposta è presto detta. Il bilancio della difesa ammonta a circa l’1% del Pil (si va dallo 0,87% all’1,1% a seconda delle stime). Per fare un paragone, la spesa in istruzione in Italia è pari al 4,7% del Pil. Il rapporto è di circa 1 a 5. Gli studenti dunque chiedono ad una delle voci più piccole del bilancio statale di sobbarcarsi il peso dei tagli alla ricerca. Singolare, come minimo, specie quando ci sono parti del bilancio statale (pensioni [14% del Pil], sanità [8% circa Pil], amministrazione dello stato [politici, saltimbanchi et simila]) che fanno impallidire sia per il valore delle loro poste di bilancio che per gli sprechi che le caratterizzano.

Cari sinistri, smettetela di truffare gli studenti. Cari studenti, vedete di studiare, prima di aprire bocca. Altrimenti potreste sembrare utili idioti per i vecchi collettivisti che vi usano come marionette .

e adesso tocca al Portogallo

C'è chi la chiama the Gipsi way, inventando un nuovo acronimo pure descrivere la sequenza nella quale i PIIGS rischiano di finire sotto attacco, giocando sull'assonanza con gipsy, zingaro.

Su stanno moltiplicando i segnali per cui l'asta portoghese potrebbe andare deserta o quasi, spingendo Lisbona a chiedere aiuto alla UE come Grecia e Irlanda. L'ultimo esempio lo trovate sul Wall Street Journal: Portugal's Test of Debt Market Looms This Week.

Comunque vada, sarà un insuccesso. I politici vogliono applicare il metodo già impiegato, inefficiente per tutti salvo che per loro stessi e per i banchieri statali nel breve periodo.

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mercoledì, gennaio 05, 2011

Enti locali americani, il default in arrivo?

Meredith Whitney è diventata famosa per aver messo a nudo la bolla bancaria americana. Adesso ha suonato l'allarme per gli enti locali americani (di cui si è già parlato qualche mese fa in questo umilissimo blog)
Nelel parole del Financial Times : "Tutti guardano la periferia europea, ma le brutte sorprese del 2011 potrebbero arrivare da Dublin nell'Ohio, Atene in California, Madrid nello stato di New York, o Lisbona, nell'Illinois"

All eyes are on Europe’s periphery. But 2011’s debt surprise may be more likely to come from the likes of Dublin, Ohio; Madrid, New York; Athens, California; or Lisbon, Illinois

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