mercoledì, novembre 29, 2006

Esproprio proletario in Bolivia

Il senato boliviano ha ratificato l'ennesima riforma agraria. Festeggiamo per il regalo ai poveri?

La legge in teoria impone la redistribuzione delle sole terre ottenute illegalmente o "a seguito di corruzione".

Il passato non è incoraggiante: il governo del presidente Evo Morales ha già fatto carta straccia degli accordi sulla estrazione di gas e petrolio (guardandosi bene dall'indennizzare il denaro speso per investimenti dalle compagnie). Il Governo al momento sostiene che troppa terra sarebbe "sotto-utilizzata", o detenuta a garanzia di prestiti e per scopi "speculativi", il che chiarisce come ci si debba aspettare una campagna di espropri in grande stile.

Stupiscono l'ignoranza economica e l'atteggiamento predatorio da economia precapitalistica insiti nel comportamento di Morales.
L'agricoltore che acquista la terra o investe in migliorie, indebitandosi per reperire i fondi, senza nulla chiedere allo Stato, con le proprie azioni e rischiando in proprio sta creando benessere, ricchezza e posti di lavoro; per quale motivo andrebbe espropriato o penalizzato?

Il ritorno all'agricoltura di sussistenza significa il disastro, data la produttività ridotta di tale tipo di attività - una delle poche costanti della storia economica, quasi quanto il ritorno ad una qualche illusoria età dell'oro costituisce una delle costanti di un certo tipo di storia della politica.
Questo, sempre sperando che il Evo Morales voglia redistribuire la terra e non costituire qualche simpatico esperimento di fattorie collettive, nel glorioso solco di Cina ed Unione Sovietica.

Gli argomenti razionali e le tragiche dimostrazioni storiche ed empiriche della legge boliviana sono innumerevoli e note letteralmente da secoli, non soltanto da decenni. L'ennesima dimostrazione del detto secondo il quale il popolo che non conosce la Storia è destinato a ripeterne gli errori; da un adoratore di Castro e Chavez, pretendere cultura sarebbe troppo, soprattutto per gli intellettuali nostrani, pronti a dileggiare un congiuntivo d aparte di un politico di destra, ma a perdonare la ripetizione di tragedie e sevizie vechcie di secoli in nome di un curioso razzismo a rovescio .

(HT: BBC)


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