L'Economist pubblica un articolo sul bilancio annuale della Federal Reserve. Non è tanto l'articolo in sé che è di parte, ma la sua presentazione e l'occhiello che sembrano scritti dal Dipartimento Propaganda di un paese socialista. Il che è sempre possibile.
l'articolo fa notare che i profitti della banca centrale sono abbastanza buoni, ma che sono ottenuti grazie al fatto che mentre i profitti derivanti dall'acquisto di titoli ad elevato rischio e quindi elevato rendimento vengono contabilizzati immediatamente, non vengono mostrati i maggiori rischi di fallimento e di svalutazione, che andrebbero ripianati con parte di quegli utili.
La Fed sta insomma replicando - suo malgrado, forse - le stesse strategie che hanno affondato le banche che adesso sta proteggendo. Rispetto a loro ha il vantaggio di potersi letteralmente stampare le banconote con cui pagare ed indebitarsi, ma il vantaggio non sarà eterno.
Cosa scrivono, invece, al reparto titolazione dell'Economist? Da un lato, nell'occhiello, si dice che "La Fed fa soldi per i contribuenti" ; fortunatamente, il sottotiolo e il corpo dell'articolo chiariscono i gravi rischi che vengono corsi in questa strategia. Questo, d'altronde, è da sempre il lavoro delle Banche Centrali, anche se la Fed lo ha interpretato in maniera quantomai estensiva e distorta.
Dall'altro, ed è molto peggio, si compara la Fed ad uno hedge fund. Non sia mai, per carità, che qualcuno sveli la molto scomoda verità in prima pagina: che gli hedge fund ,l non regolamentati e non supervisionati, non hanno chiesto una lira ai governi, mentre i veri danni sono stati fatti proprio dalle istituzioni in teoria più sorvegliate e regolate. Dire che il Re è nudo, evidentemente è un tabù, soprattutto quando si sta richiedendo che gli hedge fund si sottopongano alla una magigore, regolamentazione e supervisione,le stesse cose, insomma che hanno trasformato i banchieri in gatti castrati e le banche in bombe atomiche ambulanti.
sabato, maggio 02, 2009
All'ecomunist fumano pesante: la Fed ripete gli errori delle banche e loro applaudono
Posted by J.C. Falkenberg at 1:48 PM
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