Poco, secondo alcuni analisti. Il successo nel collocamento di un nuovo titolo di stato, dovrebbe rafforzare l’ottimismo, almeno a sentire i giornali. Siamo sicuri?
Ieri è avvenuto il collocamento del nuovo bond quinquennale della repubblica ellenica, con una domanda di quattro volte superiore all’offerta iniziale. La stampa si è affrettata a definire l’operazione come un successo e a suggerire l’allontanamento di una incipiente crisi di bilancio. E’ invece possibile che ci troviamo soltanto alla fine dell’inizio.
Innanzitutto, vale ricordare come il rendimento offerto sia di tutto rispetto: al 6.25% , si tratta di un rendimento triplo rispetto a quello tedesco. Non solo: si tratta anche di circa mezzo punto in più di quanto rendessero i titoli di stato greco già presenti sul mercato. Ancora più interessante è il fatto che rendesse decisamente di più del CDS della stessa scadenza: un investitore avrebbe potuto comprare il bond e contemporaneamente assicurarsi contro il fallimento della Grecia, guadagnando lo 0.6% annuale senza alcun rischio. Il governo greco ha insomma concesso al mercato un rendimento privo di rischio pur di fare cassa ed assicurare il successo dell’emissione. In un altro segnale di stress, la curva dei CDS non si è soltanto invertita, ma comincia a vedere quotazioni anche su scadenze molto brevi quali il contratto a sei mesi, scadenze per le quali si tende normalmente a non acquistare protezione se non in momenti di particolare tensione.
Alphaville ha pubbilcato recentemente uno studio di Deutsche Bank da quale si evincerebbe un livello modesto di contagio del malessere greco rispetto al resto d’Europa. Sfortunatamente questa è più una fotografia dell’esistente che una garanzia che questo contagio non avvenga in futuro: il mercato del debito sovrano del Portogallo sta cominciando a sperimentare tensioni analoghe a quello greco alcune settimane fa.
A seguito del successo del collocamento, seppure a caro prezzo, i CDS sulle nazioni più deboli dell’area euro sono oggi in fase di ritracciamento. Rimangono tuttavia aperti i problemi affrontati altrove:
Nel 2010, il governo greco dovrà coprire un programma di debito pubblico pari a 54 miliardi di euro, contro i 66 miliardi del 2009. Il test decisivo sarà in primavera, con quasi 20 miliardi di euro in scadenza tra aprile e maggio. E non è il solo governo impegnato a piazzare propria carta: i governi europei quest’anno dovranno emettere 2200 miliardi di euro, 393 dei quali italiani.
Al solo governo greco servirà quindi un’altra decina di successi come quello attuale per assicurarsi fondi in maniera stabile, pagando un prezzo che rischia di rivelarsi estremamente elevato sia per la repubblica ellenica che per gli altri PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) , che potrebbero vedersi costretti ad aumentare i rendimenti offerti in fase d’asta, con evidenti ricadute negative per i propri bilanci.
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