lunedì, gennaio 18, 2010

Quando Pasolini parlava come Flores D'Arcais

Bel post di Zamax su Pasolini ed il mito comunista . Per chiunque ancora sostiene che non esiste a sinistra il mito della superiorità antropologica, ecco Pasolini scrivere, nel 1974, in termini analoghi ai nazisti quando parlavano di ebrei o ai comunisti che parlavano di borghesi e kulaki. Pasolini era troppo colto e troppo scrittore di pregio per elaborare pienamente il concetto e darsi alla pura invettiva, come avavano fatto i comunisti russi una generazione prima e come stavano facendo quelli cinesi in quegli anni, definendo gli avversari "insetti, pidocchi, cimici, batteri" e sterminandoli di conseguenza.
Immaginiamo comunque le conseguenze, se i "superiori" avessero potuto fare di noi "inferiori" ciò che preferivano. Dal Corriere della Sera del 1974:


Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario – in un compatto “insieme” di dirigenti, base e votanti – e il resto dell’Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un “Paese separato”, un’isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità.




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