Non siamo mai stati dei fan sfegatati di Marcello Pera, laico fulminato a suo tempo sulla via di San Pietro, ma l'analisi che presenta nella sua intervista sul La Stampa (via Clandestinoweb) è centrata, anche se pessimista: gli italiani non vogliono una rivoluzione liberale e Berlusconi si è adeguato, non essendo né un Reagan né una Thatcher e valutando la popolarità nel breve periodo al di sopra di ogni considerazione da statista. Rimane il problema: le scelte alternative a Berlusconi sono apparse, nell'ultimo quindicennio, persino peggio dell'uomo di Arcore. Faute de mieux...
Per una vera destra d'impronta liberale in senso classico ci servirebbe qualcuno come Margareth Thatcher, in grado di accettare una temporanea impopolarità mentre dimostra che il mercato può fornire la soluzione che, erroneamente, si ritiene possa essere fornita soltanto dallo statalismo. Essendo questa l'Italia, non credo sarebbe impossibile, come pensa Pera, ma certamente difficile. Il periodo d'impopolarità non sarebbe brevissimo e vi sarebbe molto da spiegare: come ha ben detto Camelot, questa nazione ha conosciuto in un secolo una sola politica economica, quella statalista e corporativa. Purtroppo per noi, è ormai evidente che il termine "impopolare" è bestemmia nel vocabolario berlusconiano e si preferisce galleggiare, a destra come a sinistra, accanandosi a mantenere in vita quello che Antonio Martino ha precisamente definito lo stato sociale catto-comunista.A spese nostre, s'intende.