martedì, settembre 26, 2006

Alitalia, Malpensa, Fiumicino e l'illlusione statalista

La crisi Alitalia, fra le altre cose, evidenzia la ridotta presenza di cultura liberale in Italia, purtroppo persino in personalita' del centrodestra come Formigoni.
il 65 per cento dei biglietti Alitalia si stacca in Lombardia (Malpensa e Linate), ciononostante management e personale sta a Roma. Ben il 90 per cento dei dipendenti risiede nella capitale e si sposta – con enormi costi per la compagnia – quando deve lavorare a Milano. Anche la manutenzione viene fatta a Fiumicino, aggravando il surplus di costi. Stando così le cose è venuta l’idea di trasferire buona parte dei voli a Roma dimenticandosi che la gran parte del mercato è localizzata al Nord. Da qui la battaglia, quasi obbligata, di Formigoni in difesa dello scalo di Malpensa dove Alitalia copre il 50 per cento delle attività. ( L'opinione, via Olifante)
Siamo sicuri che non vi siano linee aeree che sarebbero disposte ad occupare il vuoto lasciato da Alitalia a Malpensa? Alitalia e' una linea aerea inefficiente, che non fornisce un servizio adeguato ai cittadini lombardi; spostando voli a Roma, lascerebbe spazio a linee aeree sicuramente piu' efficienti. Gli slot aeroportuali hanno un valore tendenzialmente elevato, anche in un aereoporto come Maplensa, ubicato in una zona economicamente sviluppata e caratterizzata da una forte domanda di mobilita', testimoniata dall'elevato numero di biglietti che persino Alitalia riesce a vendere.
Perche' allora non dare serenamente addio ad Alitalia e non cercare di sviluppare lo scalo di Malpensa aprendolo ad altre linee aeree? Mi pare il segnale sbagliato, un miope atto di timidezza e sfiducia nel mercato, da parte di una amministrazione regionale dichiaratemente di centrodestra, liberale ed in teoria orientata al mercato.


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