Ad una prima lettura Del "punto" di Giuseppe Turani, su Affari & Finanza di oggi, ti viene da gingillarti al pensiero che "meglio tardi che mai", la sinistra se ne accorge!
Ma dopo i primi 5 secondi di compiacimento lo stesso articolo ti risulta indigesto e piuttosto ipocrita, dal momento che a sostenere tale tesi è qualcuno che con ogni probabilità ha predicato per 5 anni che Berlusca era il diavolo in persona.
Inoltre c'è sempre e comunque l'atteggiamento della sinistra statalista, che pensa che il fatto che si intraveda uno spiraglio di crescita alla fine del tunnel, dovrebbe essere un incentivo in più per spremere più soldi da convogliare nelle casse dello stato e, bene che vada si può pensare ad investire questi soldi scuole o ospedali (insomma cose statali anche quelle!). Mai a pensare che dato che forse magari quasi va un po' benino, il benino (maggiore gettito, un po' di ripresa economica) dovrebbe essere usato per sostenere questa parvenza di crescita, non dico diminuendo le tasse, ma almeno non aumentandole così tanto.
Il problema è sempre lo stesso: i soldi per la sinistra servono, se va bene, per investimenti produttivi fatti sempre e comunque dalla mano statale, la quale decide quali settori (oltre naturalmente a scuole e ospedali), o meglio quali aziende, supportare.
È logico che così facendo ancora una volta l'economia reale viene depressa e la stragrande maggioranza delle imprese "marginali" (quelle cioè che non godono degli investimenti e aiuti pubblici) spazzate via.
Le aspettative positive del mercato devono essere mantenute e anzi alimentate se si vuole che la parvenza di crescita diventi un trend e non un evento sporadico; con finanziarie batosta in cui si pensa ancora che il sostegno alla sviluppo sia sempre e solo attraverso l'investimento pubblico e non attraverso scelte che agevolino l'economia di mercato, la fiducia scema e la crescita si arresta. Lo scenario di incertezza che si è configurato con il nuovo governo non aiuta a mantenere positive le aspettative, quindi a maggior ragione bisognerebbe agire sul piano reale, incentivando con sgravi fiscali magari alcuni investimenti, limitando o almeno non aumentando la pressione fiscale, liberalizzando davvero e non fermandosi alle due stupidaggini fatte finora. Questo è l'unico vero sostegno alla crescita.
Anche da questi articoli, che all'apparenza sembrano darci ragione, si capisce la distanza tra un riformista in senso liberale e uno statalista.
Ma dopo i primi 5 secondi di compiacimento lo stesso articolo ti risulta indigesto e piuttosto ipocrita, dal momento che a sostenere tale tesi è qualcuno che con ogni probabilità ha predicato per 5 anni che Berlusca era il diavolo in persona.
Inoltre c'è sempre e comunque l'atteggiamento della sinistra statalista, che pensa che il fatto che si intraveda uno spiraglio di crescita alla fine del tunnel, dovrebbe essere un incentivo in più per spremere più soldi da convogliare nelle casse dello stato e, bene che vada si può pensare ad investire questi soldi scuole o ospedali (insomma cose statali anche quelle!). Mai a pensare che dato che forse magari quasi va un po' benino, il benino (maggiore gettito, un po' di ripresa economica) dovrebbe essere usato per sostenere questa parvenza di crescita, non dico diminuendo le tasse, ma almeno non aumentandole così tanto.
Il problema è sempre lo stesso: i soldi per la sinistra servono, se va bene, per investimenti produttivi fatti sempre e comunque dalla mano statale, la quale decide quali settori (oltre naturalmente a scuole e ospedali), o meglio quali aziende, supportare.
È logico che così facendo ancora una volta l'economia reale viene depressa e la stragrande maggioranza delle imprese "marginali" (quelle cioè che non godono degli investimenti e aiuti pubblici) spazzate via.
Le aspettative positive del mercato devono essere mantenute e anzi alimentate se si vuole che la parvenza di crescita diventi un trend e non un evento sporadico; con finanziarie batosta in cui si pensa ancora che il sostegno alla sviluppo sia sempre e solo attraverso l'investimento pubblico e non attraverso scelte che agevolino l'economia di mercato, la fiducia scema e la crescita si arresta. Lo scenario di incertezza che si è configurato con il nuovo governo non aiuta a mantenere positive le aspettative, quindi a maggior ragione bisognerebbe agire sul piano reale, incentivando con sgravi fiscali magari alcuni investimenti, limitando o almeno non aumentando la pressione fiscale, liberalizzando davvero e non fermandosi alle due stupidaggini fatte finora. Questo è l'unico vero sostegno alla crescita.
Anche da questi articoli, che all'apparenza sembrano darci ragione, si capisce la distanza tra un riformista in senso liberale e uno statalista.