Soccorso rosso
«È un soccorso rosso, utile alla manifestazione della sinistra reazionaria contro il protocollo del 23 luglio». Giuliano Cazzola, sindacalista nella Cgil dal 1965 al 1993 e ora presidente del Comitato per la difesa e l'attuazione della legge Biagi, vede così il no della Fiom all’accordo su pensioni e welfare, che a suo giudizio «creerà difficoltà nella consultazione alla parte riformista del sindacato». Finirà che «molte grandi imprese, quelle che hanno impatto mediatico, voteranno no, e saranno i pensionati a permettere a Cgil, Cisl e Uil di prevalere», prevede Cazzola. E poiché «il governo non sarà insensibile al grido di dolore della Cgil e dei suoi alleati nella maggioranza, farà ulteriori concessioni all’ala sinistra rinegoziandole con il sindacato. Così saranno tutti contenti». «Ecco perché la nostra iniziativa merita di essere valorizzata, - continua - fino alla fine terremo acceso un faro su queste pratiche, ricordando a chi ha sottoscritto l’accordo il dovere della coerenza».
La vostra è un’iniziativa in difesa della legge Biagi, che si terrà il 20 ottobre, lo stesso giorno della manifestazione della sinistra radicale.
«Può diventare il punto di riferimento per quella parte di opinione pubblica che, a prescindere dalla collocazione politica, vuole distinguersi da una politica fondata sull’odio e la menzogna. Ce la possiamo fare. Con le nostre modeste forze, stiamo raccogliendo sempre nuove adesioni. È importante trovare tanta gente pronta a confutare i luoghi comuni di cui è intessuto il dibattito politico, e non solo quello».
Si riferisce a Beppe Grillo? Al V-Day ha ribadito che la Biagi è all’origine della precarietà.
«Uno scandalo. A stupire ancora di più è stata la reazione dei grandi quotidiani, soprattutto quelli orientati a sinistra, subito pronti a salire sul carro di Grillo, mettendo in campo fior di analisi sociologiche, per interpretare la frustrazione di un elettorato deluso per essere stato privato dell'esibizione dei nuovi Piazzali Loreto che gli erano stati promessi».
Torniamo all’appuntamento del 20 ottobre: come sarà strutturato?
«Faremo un convegno centrato su tre panel: uno di giuristi ed economisti, uno di rappresentanti delle forze sociali, uno di esponenti politici. Avremo la partecipazione di alcuni tra i maggiori esperti del Paese. Nel caso delle forze sociali ci rivolgeremo alle organizzazioni che sottoscrissero il Patto per l’Italia del 2002. Quanto ai politici, le adesioni sono state bipartisan».
Rispetto a qualche mese fa sembra che l’opera di Marco Biagi non sia più patrimonio esclusivo del centrodestra.
«Certo, perché il tema del lavoro è il solo in cui vi sia stata una certa continuità tra maggioranze diverse. Il merito è proprio di Biagi: stretto collaboratore di Tiziano Treu, portò nella collaborazione con Roberto Maroni quelle stesse elaborazioni messe a punto con Treu, ma che non erano riusciti a far passare. Per questo fin dall'inizio abbiamo chiarito che non pensavamo a una contromanifestazione, con tanto di corteo e comizi, che avrebbe limitato il campo delle possibili adesioni».
Lei si è schierato anche a favore dell’intesa governo-sindacati di quest’estate. Se ne discuterà nel corso della sua iniziativa?
«Sì, perché non vogliamo solo difendere tutta la legislazione innovativa che dal ’97, con il pacchetto Treu, ha contribuito a dimezzare la disoccupazione, ma anche contrastare il peggioramento dell’accordo del 23 luglio. Tra l’altro, proprio le pensioni, contenute nell’accordo, hanno innescato il dissenso della Fiom. Ma se salta il mix "scalini" più quote (già di incerta copertura), sono guai anche per i conti pubblici e per la stessa finanziaria».
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