Alberto Mingardi e JimMomo si chiedono perché la blogosfera di destra abbia reagito tanto male al titolo del nuovo libro di Giavazzi ed Alesina. Timore di una Sinistra liberista? Niente affatto, credo; motlo più probabile un malinteso riguardo l'oggetto e la ragione delle reazioni ostili. Il nocciolo del problema viene toccato proprio da Mingardi, quando scrive
E' questo assunto che ha causato e deve causare la reazione di parte della blogosfera di destra, quella vasta parte che rifiuta l'appiattimento della contesa politica su temi etici, sul bisogno d'identità. Non è un caso che alcune delle reazioni più decise siano arrivate proprio da blogger che di identitario e confessionale hanno ben poco: l'obiettivo è proprio quello di evitare il la polarizzazione a partire da temi etici, per loro natura spesso cause della rinascita dello Stato etico, tendenzialmente autoritario se non totalitario.
Nessuno cerca di marcare il territorio e nessuno piangerebbe se la sinistra smettesse d'essere dominata da socialisti di vario genere, spingendo forse anche ladestra italiana a dare ancora più spazio alle tematiche liberali.
Purtroppo il titolo, se non il contenuto, del libro di Giavazzi ed Alesina si muove nella direzione opposta, dando l'impressione di volere identificare la libertà economica con la sinistra, escludendo la possibilità che esista una destra liberale. Esclusione totalmente antistorica e palesemente falsa, che tuttavia farebbe un gran favore sia a coloro che vedono la destra quale baluardo della reazione clericale, sia a coloro che vorrebbero trasformare la destra italiana in questo incubo. Dobbiamo stupirci che ai liberali questo non vada affatto bene?
La riesumazione del termine "liberista" è anatema per ogni autentico liberale, per due fondati motivi. Uno è quello tradizionale, ossia il timore che una sinistra liberalsocialista pretenda di poter mantenere libertà politiche in un sistema economico statalista; tale eventualità è già stata confutata dalla storia, che ha dato ragione ad Einaudi contro Croce. L'altro motivo è più attuale e molto più pericoloso ed è speculare al primo: se può esistere un liberismo separato dal liberalismo, allora si può supporre la possibilità di difendere le libertà economiche, lasciando la porta aperta alla compressione della libertà in altri ambiti, innanzitutto quello etico.
Il centrodestra italiano, è vero, è anche troppo pronto ad abbandonare il percorso verso un autentico partito liberale di massa, un percorso appena iniziato ed irto di difficoltà, ma a cui almeno formalmente continua ad aderire, nonostante le tentazioni ad applicare appena possibile il tradizionale socialismo conservatore a sfondo confessionale. L'impostazione suggerita dal libro di Giavazzi ed Alesina darebbe il colpo di grazia, senza garantire alcuno spazio a sinistra, dove lo spazio politico e le basi storiche e culturali per una sua crescita sono persino inferiori che a destra. Ancora una volta, vogliamo stupirci che la blogosfera liberale si ribelli ad una simile prospettiva, all'eutanasia ed alla cancellazione del lavoro di una generazione, per compiacere chi vorrebbe riscrivere la storia?
"Ma non può essere questo il caso, quando destra e sinistra si qualificano sempre di più per il loro approccio a questioni di carattere etico e culturale."
E' questo assunto che ha causato e deve causare la reazione di parte della blogosfera di destra, quella vasta parte che rifiuta l'appiattimento della contesa politica su temi etici, sul bisogno d'identità. Non è un caso che alcune delle reazioni più decise siano arrivate proprio da blogger che di identitario e confessionale hanno ben poco: l'obiettivo è proprio quello di evitare il la polarizzazione a partire da temi etici, per loro natura spesso cause della rinascita dello Stato etico, tendenzialmente autoritario se non totalitario.
Nessuno cerca di marcare il territorio e nessuno piangerebbe se la sinistra smettesse d'essere dominata da socialisti di vario genere, spingendo forse anche ladestra italiana a dare ancora più spazio alle tematiche liberali.
Purtroppo il titolo, se non il contenuto, del libro di Giavazzi ed Alesina si muove nella direzione opposta, dando l'impressione di volere identificare la libertà economica con la sinistra, escludendo la possibilità che esista una destra liberale. Esclusione totalmente antistorica e palesemente falsa, che tuttavia farebbe un gran favore sia a coloro che vedono la destra quale baluardo della reazione clericale, sia a coloro che vorrebbero trasformare la destra italiana in questo incubo. Dobbiamo stupirci che ai liberali questo non vada affatto bene?
La riesumazione del termine "liberista" è anatema per ogni autentico liberale, per due fondati motivi. Uno è quello tradizionale, ossia il timore che una sinistra liberalsocialista pretenda di poter mantenere libertà politiche in un sistema economico statalista; tale eventualità è già stata confutata dalla storia, che ha dato ragione ad Einaudi contro Croce. L'altro motivo è più attuale e molto più pericoloso ed è speculare al primo: se può esistere un liberismo separato dal liberalismo, allora si può supporre la possibilità di difendere le libertà economiche, lasciando la porta aperta alla compressione della libertà in altri ambiti, innanzitutto quello etico.
Il centrodestra italiano, è vero, è anche troppo pronto ad abbandonare il percorso verso un autentico partito liberale di massa, un percorso appena iniziato ed irto di difficoltà, ma a cui almeno formalmente continua ad aderire, nonostante le tentazioni ad applicare appena possibile il tradizionale socialismo conservatore a sfondo confessionale. L'impostazione suggerita dal libro di Giavazzi ed Alesina darebbe il colpo di grazia, senza garantire alcuno spazio a sinistra, dove lo spazio politico e le basi storiche e culturali per una sua crescita sono persino inferiori che a destra. Ancora una volta, vogliamo stupirci che la blogosfera liberale si ribelli ad una simile prospettiva, all'eutanasia ed alla cancellazione del lavoro di una generazione, per compiacere chi vorrebbe riscrivere la storia?
HT: Istituto Bruno Leoni