Dan Rather ha fatto causa al network americano CBS per averlo costretto a pubbliche scuse per il Memogate. Il fatto che un altro nome per lo scandalo fosse RatherGate non ha impedito all'ex-anchorman di punta d'impersonare il ruolo della vittima, quando probabilmente la CBS avrebbe potuto citarlo per i danni alla propria immagine.
Il giornalista settantacinquenne, già plurimilionario, ha chiesto 70 milioni di danni sostenendo che CBS lo avrebbe usato come capro espiatorio per quietare funzionari governativi inferociti per la scoperta, nel pieno della campagna elettorale del 2004, di documenti che avrebbero dovuto dimostrare come George W. Bush avrebbe evitato il Vietnam grazie ad un episodio di favoritismo che gli avrebbe permesso di arruolarsi nella guardia nazionale del Texas.
Forse Rather, che della CBS era anche un dirigente, dimentica che sull'autenticità dei documenti gravano pesantissimi dubbi, se non la certezza che siano stati fabbricati soltanto più tardi: si trattò del caso più eclatante in cui la blogosfera riuscì a superare in abilità analitica ed investigativa uno dei più rispettati programmi d'informazione americani.
Forse dimentica che i documenti furono il fulcro di una puntata di 60 minutes, il programma da lui condotto e diretto personalmente, dando la massima rilevanza alla notizia e facendo pesare tutto il proprio prestigio per dare rilevanza alla notizia, nonostante non fossero stati sottoposti ad un controllo delle fonti accettabile per gli standard di CBS. Il tutto nel pieno di una campagna elettorale dove la questione del servizio militare era stata portata all'attenzione generale da John Kerry, il concorrente democratico.
Chi altri avrebbe dovuto andare in televisione a scusarsi, se non il giornalista responsabile del disastro mediatico che ha intaccato in maniera pesante l'immagine del giornalismo televisivo americano? Non di fronte al governo, ma di fronte al proprio pubblico, che a questo punto si cominciava a chiedere quanto fosse meritata la reputazione di giornalismo investigativo imparziale e rigoroso che 60 minutes si era guadagnato in trent'anni. La risposta definitiva, purtroppo, la stiamo avendo adesso.
Forse Rather, che della CBS era anche un dirigente, dimentica che sull'autenticità dei documenti gravano pesantissimi dubbi, se non la certezza che siano stati fabbricati soltanto più tardi: si trattò del caso più eclatante in cui la blogosfera riuscì a superare in abilità analitica ed investigativa uno dei più rispettati programmi d'informazione americani.
Forse dimentica che i documenti furono il fulcro di una puntata di 60 minutes, il programma da lui condotto e diretto personalmente, dando la massima rilevanza alla notizia e facendo pesare tutto il proprio prestigio per dare rilevanza alla notizia, nonostante non fossero stati sottoposti ad un controllo delle fonti accettabile per gli standard di CBS. Il tutto nel pieno di una campagna elettorale dove la questione del servizio militare era stata portata all'attenzione generale da John Kerry, il concorrente democratico.
Chi altri avrebbe dovuto andare in televisione a scusarsi, se non il giornalista responsabile del disastro mediatico che ha intaccato in maniera pesante l'immagine del giornalismo televisivo americano? Non di fronte al governo, ma di fronte al proprio pubblico, che a questo punto si cominciava a chiedere quanto fosse meritata la reputazione di giornalismo investigativo imparziale e rigoroso che 60 minutes si era guadagnato in trent'anni. La risposta definitiva, purtroppo, la stiamo avendo adesso.
Hat tip : JonahGoldberg
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