Nel dibattito con Gianfranco Fini, parlando d'immigrazione, il sindaco di Roma e degno erede di Forlani, Moro e di un certo Andreotti ha ricordato come gl'Italiani sono stati popolo d'emigranti e quindi dovrebbero sapere come trattare coloro che vengono a cercare fortuna in Italia.
Forse dimentica che, quando gli albanesi eravamo noi, siamo stati trattati in maniera ben diversa e molto più dura, di quanto ci si sogni di fare con gli immigrati attuali.
Il futuro lìder maximo e candidato unico del Partito Democratico dovrebbe rileggersi qualcosa sull'argomento, anche soltanto "L'Orda", fatica di Gian Antonio Stella: gli Italiani al'estero vennero spesso trattati in maniera abominevole, dalla discriminazione perenne al linciaggio vero e proprio; sicuramente vennero fatti notevoli sforzi, liberali o dispotici, per assimilarli alle nazioni ospitanti, con risultati che nel lungo periodo resero almeno i loro figli in grado d'integrarsi e sperare in un futuro migliore, ma che certo non somigliano alle politiche intraprese dal centrosinistra italiano .
Veltroni ha smesso di citare il "melting pot", come faceva anni fa: forse qualcuno gli ha spiegato come il termine significhi "crogiolo" e sia ben diverso dal multiculturalismo d'accatto predicato dai sinistri nostrani, implicando l'assimilazione dei tratti basilari della cultura ospitante quale precondizione per essere riconosciuti quali membri della società. Un peccato: il metodo ha dimostrato di funzionare, nonostante il rischio dell'indifferenza verso le reazioni peggiori nei confronti di chi non riusciva a fondersi in tale crogiolo.
Al confronto, la società italiana si sta comportando in maniera estremamente tollerante con la quasi totalità degli immigrati. Tale permissivismo, nel breve periodo, permette forse di nascondersi il problema oppure di fingere di risolverlo cedendo alle pretese di chi vuole creare enclaves a sfondo etnico, ma ha un doloroso rovescio: crea dei ghetti, con le stesse prospettive e redditi molto simili alle nazioni d'origine. Meglio pensarci, prima di farci anestetizzare dal buonismo veltroniano.
Forse dimentica che, quando gli albanesi eravamo noi, siamo stati trattati in maniera ben diversa e molto più dura, di quanto ci si sogni di fare con gli immigrati attuali.
Il futuro lìder maximo e candidato unico del Partito Democratico dovrebbe rileggersi qualcosa sull'argomento, anche soltanto "L'Orda", fatica di Gian Antonio Stella: gli Italiani al'estero vennero spesso trattati in maniera abominevole, dalla discriminazione perenne al linciaggio vero e proprio; sicuramente vennero fatti notevoli sforzi, liberali o dispotici, per assimilarli alle nazioni ospitanti, con risultati che nel lungo periodo resero almeno i loro figli in grado d'integrarsi e sperare in un futuro migliore, ma che certo non somigliano alle politiche intraprese dal centrosinistra italiano .
Veltroni ha smesso di citare il "melting pot", come faceva anni fa: forse qualcuno gli ha spiegato come il termine significhi "crogiolo" e sia ben diverso dal multiculturalismo d'accatto predicato dai sinistri nostrani, implicando l'assimilazione dei tratti basilari della cultura ospitante quale precondizione per essere riconosciuti quali membri della società. Un peccato: il metodo ha dimostrato di funzionare, nonostante il rischio dell'indifferenza verso le reazioni peggiori nei confronti di chi non riusciva a fondersi in tale crogiolo.
Al confronto, la società italiana si sta comportando in maniera estremamente tollerante con la quasi totalità degli immigrati. Tale permissivismo, nel breve periodo, permette forse di nascondersi il problema oppure di fingere di risolverlo cedendo alle pretese di chi vuole creare enclaves a sfondo etnico, ma ha un doloroso rovescio: crea dei ghetti, con le stesse prospettive e redditi molto simili alle nazioni d'origine. Meglio pensarci, prima di farci anestetizzare dal buonismo veltroniano.
tag: Fini, Immigrazione, Politica, Sinistra, Veltroni