Puo' il centrodestra sopravvivere, nella sua forma attuale, senza una visibile presenza liberale e addirittura libertaria? Probabilmente no. E non per semplici ragioni matematiche, di pura addizione degli scarni voti della pattuglia libertarian alla coalizione della Casa delle Liberta', ma perche' l'antistatalismo libertario, la visione di uno Stato finalmente minimo e al servizio degli individui e delle comunita' da essi liberamente create, costituisce l'unico elemento totalmente originale dello schieramento di centrodestra ed insieme un minimo comune denominatore che potrebbe impedirne la frammentazione lungo linee di faglia identitarie.
In questo concordo con Mauro Mellini, che nel suo intervento all'incontro di presentazione del manifesto
"Diamo un'anima libertaria al centro destra" proposto dai
Riformatori Liberali, mi ha impressionato per lucidita': le idee fortemente antistataliste dei libertari forse non sono molto diffuse nella Casa delle Liberta', ma si tratta dell'unico elemento che possa marcare la differenza fra la CdL ed il centrosinistra, data la presenza di cattolici e tradizionalisti anche nel centrosinistra, senza restirngere eccessivamente l'appeal della coalizione .
Tali idee sono anche le uniche in grado da creare un "minimo comun denominatore" che impedisca alle varie anime del centrodestra di scannarsi fra loro. Una piattaforma di riduzione dello Stato ad un ruolo minimo permetterebbe di decentrare una serie di scelte, senza necessita' di guerreggiare in continuazione sulla determinazione di scelte statali valide in maniera coercitiva per ciascuno. Una riduzione del peso dello Stato permetterebbe soprattutto di aumentare gli spazi di autonomia e le risorse a disposizione dei cittadini, che potrebbero a questo punto scegliere liberamente come organizzare la propria vita: su base individualistica per alcuni, su base comunitaria o confessionale per altri - Comunione e Liberazione costituisce un esempio di tale approccio, affine a quello
paleo-libertarian negli USA.
Se il centrodestra non riesce ad impostare questa piattaforma e ad includerla nellla base di una coalizione che abbia come scopo quello di ampliare gli spazi nei quali lo Stato lascia in pace l'individuo, allora rischia di sfasciarsi e divenire una pallida replica cristiano-sociale o corporativa della socialdemocrazia, magari con una tinta di valori identitari o religiosi. Ben poco per sfidare una coalizione di sinistra con velleita' da partito unico, di lotta e di governo, che gia a cominciato a mimare contemporaneamente ruoli da maggioranza e ruoli di opposizione - ad esempio con il tavolo dei volonterosi.
Riguardo alla compatiblita' di
Conservatori e Libertari all'interno dello stesso schieramento,
Abr ha compiuto (partendo dal pezzo di
Cristiano Desiderio) un'analisi lucida, con conclusioni che mi trovano pienamente d'accordo una prospettiva libertarian "pura", . Vorrei pero' specificare due punti.
In primis, e' necessario spazzare il campo da un equivoco
espresso anche da blogger per cui ho rispetto: libertario non significa non significa necessariamente ex-radicale. E' indubbio che per un certo periodo, il partito radicale si e' definito liberale, liberista, libertario; tuttavia i radicali hanno aggiunto alla ricetta libertaria un anticlericalismo che sembra travalicare in un una sorta di fenomeno religioso, tanto da averli trascinati nel delirio statalista della difesa ad oltranza delal scuola statale e quindi fuori dalla famiglia libertaria. L'atteggiamento permissivo e' un elemento
sicuramente presente in alcune correnti del movimento libertarian americano, ma non si tratta di un elemento ne' necessario ne' sufficiente per definirsi libertarian.
Infatti vi sono numerosi libertari che non sono mai stati radicali; nulla, nell'antistatalismo, nel rifiuto dell'impiego della coercizione per imporre i propri valori, cardine del pensiero libertario, impone scelte dichiaratamente anticlericali. Vi sono libertari che possono condividere, a livello personale, valori religiosi, conservative o comunitari, ma che pensano che non sia possibile imporre tali valori ope legis, dato l'elevato rischio che altri poi cerchino d'imporre i propri tramite lo Stato.
All'interno della destra maggiormente "identitaria", vi e' chi ritiene di essere portatore di valori condivisi dalla maggioranza nella nazione, senza necessita' di ulteriori alleanze che diluirebbero il proprio messaggio. A chi pensa che si possa fare a meno dell'apporto liberale e libertarian (non solo "radicale"), si potrebbe rispondere che la maggioranza degli italiani si riconosce almeno in alcuni fra i valori tradizionali ed "occidentali"; tuttavia tali valori, se considerati come un blocco unico, sono al momento condivisi nella loro totalita' soltanto da una minoranza dell'elettorato. Un approccio aperto permette di cercare di fare appello a questa maggioranza, non soltanto alla pattuglia libertaria, invece di trincerarsi in una posizione di oggettiva minoranza e sperare in tempi migliori. Un approccio basato sulla prospettiva libertarian, puo' svolgere un ruolo di collante fra le differenze istanze etiche e le diverse coniugazioni e gradazioni di adesione alle differenti componenti della tradizione e dell'identita' occidentale.
Update: LibertyFirst su
29 Settembre e
Jinzo hanno continuato la discussione iniziata da
Abr dal punto di vista libertarian. Personalmente, quoto in pieno LibertyFirst (come se fosse una novita'...)