"Un mercato governato dai precetti di una coalizione partitica somiglia pericolosamente allo stato fascista, più che a quello comunista sovietico". La somiglianza che PdL rileva in un suo post non e' certo casuale.
L'impianto giuridico del nostro stato e' tuttora quello fascista, di conseguenza l'attuale maggioranza e' dotata di ogni strumento necessario per imporre una visione di questo tipo.
Si tratta di una visione che buona parte dei "soci di riferimento" di questa coalizione porta nel proprio DNA: dei DS e della sinistra estrema sappiamo gia'; anche la sinistra DC, in cui e' cresciuto il premier, e' stata fondata da uomini che condividevano le idee collettiviste tipiche degli entusiasti dello Stato Corporativo e di molte correnti socialiste: sul piano dei mezzi non esiste differenza, cambia soltanto il fine. Gli unici senza troppi padri fondatori con le radici nella peggiore eredita' del Littorio o del Sol dell'Avvenire sembrerebbero essere i radicali. Peccato per Scalfari ed Ernesto Rossi: con le migliori intenzioni, per i peggiori risultati. Col senno di poi e' facile giudicare, ma in molti l'avevano compreso gia' allora. Fra quei pochi non vi erano certo Dossetti o Fanfani, prima entusiasti del Duce, poi a cavallo fra Chiesa e Corporazioni, pardon Soviet, pardon sindacati.
L'impianto giuridico del nostro stato e' tuttora quello fascista, di conseguenza l'attuale maggioranza e' dotata di ogni strumento necessario per imporre una visione di questo tipo.
Si tratta di una visione che buona parte dei "soci di riferimento" di questa coalizione porta nel proprio DNA: dei DS e della sinistra estrema sappiamo gia'; anche la sinistra DC, in cui e' cresciuto il premier, e' stata fondata da uomini che condividevano le idee collettiviste tipiche degli entusiasti dello Stato Corporativo e di molte correnti socialiste: sul piano dei mezzi non esiste differenza, cambia soltanto il fine. Gli unici senza troppi padri fondatori con le radici nella peggiore eredita' del Littorio o del Sol dell'Avvenire sembrerebbero essere i radicali. Peccato per Scalfari ed Ernesto Rossi: con le migliori intenzioni, per i peggiori risultati. Col senno di poi e' facile giudicare, ma in molti l'avevano compreso gia' allora. Fra quei pochi non vi erano certo Dossetti o Fanfani, prima entusiasti del Duce, poi a cavallo fra Chiesa e Corporazioni, pardon Soviet, pardon sindacati.
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