domenica, giugno 10, 2007

Spediamo Fini a Baghdad

Non Gianfranco, quell'altro, Massimo, quello che ultimamente somiglia troppo spesso a Drieu La Rochelle. Perché Mises (il blog, non quell'altro) ha ragione, parola, per parola.

Certi discorsi li abbiamo già sentiti, da gente che pur di avere un ideale, uno qualsiasi, non ha esitato a mettersi la divisa delle SS, o la stella rossa, od entrambe, a corrente alternata; ssorge il dubbio che per certa gente non solo il fine giustifichi i mezzi, ma qualsiasi fine possa andare, purché i mezzi siano violenti.
Sembra che certa gente non sia soddisfatta fino a quando non spedisce dei ragazzini a farsi scannare, o non si accorge che i propri "idealisti" e santi compagni dipartito non si fanno scrupoli ad immergere le zampe nel sangue fino ai gomiti ed oltre. A quel punto, talvolta, si scandalizzano, soprattutto quando il sangue è di un amico.

Onestamente, preferisco una gretta società materialistica, con tutti i suoi difetti e le sue miserie, come quella che ha dato vita all'Occidente come lo conosciamo; dove la gente muoia per infarto e noia e non per fame, grazie alla collettivizzazione, o per aver dubitato del Partito e del Funzionario addetto alla sua felicità.
Soprattutto se l'alternativa è immolare me stesso e magari qualche dozzina, se non un centinaio, di milioni di miei simili per una utopia "ideale" , una delle tante religioni, laiche o clericali, che ci hanno promesso il Paradiso in Terra, riuscendo solo a consegnarci ad un molto rispettabile Inferno.

Signor Fini, siamo sicuri che la fuga dalla noia valga il sangue di un'intera generazione?



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