giovedì, aprile 30, 2009

Chryisler; Barack nel Paese delle Meraviglie o nel 1984?

La notizia l'avete letta tutti: Chrysler ha dichiarato bancarotta.

La dichiarazione da parte della Casa Bianca che "la bancarotta sarà un processo chirurgico, che durerà dai 60 ai 90 giorni" è ben descritta da Zero Hedge: "questo è il più grosso pezzo di spezzatura in malafede che mi sia mai capitato di leggere". Obama non sa di cosa parla, o mente sapendo di mentire.

Quello che lascia a bocca aperta non è soltanto l'apparente ignoranza della realtà delle procedure fallimentari, ma anche l'abilità propagandistica del team presidenziale e di Fiat: un risultato definito come sommamente sgradito sino a pochi giorni fa dagli stessi interessati, viene descritto adesso come un non-problema, un evento trascurabile che non avrà eccessive conseguenze negative.

La verità è che tutto quello che può fare l'amministrazione Obama è sperare, a meno che non sia composta da un gruppo di socialisti pronti a distruggere le basi di una società libera, come è accaduto da tempo in Europa.
Una bancarotta è infatti un processo traumatico e aperto, con tempi che durano dai mesi agli anni. L'amministrazione Obama ha dapprima fallito nel tentativo di coinvolgere tutti i creditori in una soluzione concordata; ha quindi fatto ricorso al ricatto puro e semplice, imponendo alle banche percettrici del TARP di accettare il piano proposto dall'Amministrazione, con i banchieri che stanno scoprendo quanto è corto il guinzaglio che si sono fatti mettere al collo; quando questo non ha funzionato, ha rigettato la proposta dei creditori non TARP-izzati e ha preferito far portare i libri in Tribunale, senza neppure mantenere la finzione che fosse una scelta dell'azienda.

La propaganda dice che è colpa degli hedge fund cattivi, ma se il piano era tanto buono, perché è stato necessario tutto questo? Perché gli unici firmatari sono state banche che devono la sopravvivenza agli aiuti ed alla protezione del governo?

Adesso, ci si illude che il processo sarà rapidissimo: l'unico modo in cui potrebbe accadere sarebbe attraverso la legislazione d'emergenza o indebite pressioni sui giudici ed i consulenti che verranno nominati dal Tribunale: uno spettacolo più degno delle dittature che il nuovo Presidente tanto vuole farsi amiche, piuttosto che di una nazione libera.

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