Dave Rosenberg e' uno dei più' ascoltati analisti di Wall Street e nella sua ultima newsletter commenta il comportamento del settore pubblico ed i suoi effetti economici.
In sintesi, Rosenberg sostiene che il consumatore americano abbia modificato in maniera semi-permanente le proprie abitudini di spesa, riportandole verso le medie di lungo periodo. Ad esempio, secondo il tesoriere di Wal-Mart, colosso dei supermarket e microcosmo dei consumi USA, i clienti hanno "resettato i loro modelli di spesa", ripartendo da zero e rivedendo le proprie abitudini. I provvedimenti di "stimolo" dell'amministrazione Obama non possono scalfire questo aggiustamento, necessario nel medio termine per la stabilita' macroeconomica USA. I programmi di incentivo al consumo stanno soltanto distorcendo i comportamenti individuali e ritardando sviluppi desiderabili, senza tuttavia riuscire in pieno nel loro obbiettivo, quello di gonfiare i consumi nel breve periodo.
la conseguenza e', secondo Rosenberg, che gli sforzi inflattivi della Casa Bianca non avranno successo e la Fed sara' costretta a tassi zero sino al 2011.
Personalmente, questo mi lascia con due timori.
Il primo e' che la politica Fed attuale sta gia' ricreando la bolla di liquidita' che ra scoppiata nel 2007, di cui era corresponsabile. Un altro anno di liquidita' artificiale, unita ad un'economia reale anemica e di banche che non si fidano di prestare, ma preferiscono investire in titoli di stato ed azioni, e' una sicura ricetta per una sbornia speculativa i cui postumi saranno ancora peggiori della precedente. Allo stesso modo, il governo centrale continua a indebitarsi per sostenere un'economia che necessita di certezze sulle prospettive di crescita di lungo periodo e non di consumi drogati.
Il secondo elemento preoccupante e' che la "cura" prevista includera` quasi certamente massicce dosi d'intervento statale, ossia la stessa manovra che tanto ha contribuito a portarci al punto in cui siamo.
Warrenn Buffett ha spesso sostenuto che "scommettere contro l'economia USA e' sempre una pessima idea". Questa tesi e' sicuramente valida, ma presuppone un sistema economico di mercato, dove il fallimento elimini rapidamente gli insuccessi e il successo venga premiato. La continua espansione del ruolo delle burocrazie governative sta invece mettendo in pericolo tale assunto, snaturando il modello. L'amministrazione Obama sembra spesso ritenere che l'espansione della mano pubblica sia un bene in se' , in linea con gli istinti e la storia del Presidente in carica, tutta interna al settore delle ONG assistenziali totalmente finanziate da denaro dei contribuenti.
Se questo modus operandi verra' limitato ed i processi di mercato verranno finalmente lasciati liberi di agire, Buffet avra' ragione e gli USA emergeranno più' forti di prima dalla recessione. Altrimenti, il risultato e' incerto: la spinta statalista sta inceppando l'ordine che Buffett ammira e portando gli USA a somigliare all'Italia. Un'economia contro cui, spesso, non e' stato tanto male scommettere.