Nonostante la simpatia umana e la comprensione per la battaglia di Welby, non riesco a comprendere sino in fondo l'indignazione per il rifiuto della sepoltura in terra consacrata da parte del Vicariato di Roma. Forse perché bisogna essere cristiani, per credere nella pietà dell'avversario sino a trasformarla in una pretesa.
La Chiesa rifiuta esplicitamente la sepoltura, in questi casi; non penso che tale punto di vista, assolutamente coerente con il diritto canonico, fosse un mistero per Welby, o per altri. Vero, dittatori e delinquenti hanno avuto trattamento migliore di lui, ma, signori, esisterà un motivo per cui alcuni sono usciti dalla Chiesa, oppure siamo davvero di nuovo tutti quanti cattolici a prescindere e quindi possiamo sltanto lottare per una riforma, invece che togliere il disturbo?
Marco Cappato vantava ieri l'assoluta legalità delle azioni compiute, del rifiuto di chiedere favori o dispense particolari, al di fuori del diritto, a chicchessia: ne sono felice e credo che ili tutto si risolverà, dal punto di vista giudiziario, in una affermazione della correttezza di queste scelte. ma allora perché chiedere un esplicito favore all'avversario di sempre? Se non fosse stato un esplicito desiderio del malato, sarebbe stato un gesto smaccatamente propagandistico, un tentativo di mettere in trappola le gerarchie cattoliche.
Vero, una eccezione sarebbe forse stata un opportuno esempio di pietà cristiana.
Opportuno, appunto; non un atto dovuto. Non ci si appella alle virtù di
carità e giustizia proclamate dall'avversario, quando si passano anni
a denunciarne l'ipocrisia e l'insussistenza.
Le scelte hanno conseguenze. Dal mio punto di vista, Welby aveva tutto il diritto di provare a fare ciò che ha fatto; la Chiesa cattolica ha tutto il diritto a regolarsi di conseguenza, per quanto pertiene la propria sfera di autonomia privata; sostenere il contrario significherebbe riconoscere un profilo non solo pubblico, quasi statale alla Chiesa cattolica, dopo aver speso tre secoli a separare il Leviatano dalla teocrazia.
Penso si sia trattato del gesto più coerente e, paradossalmente, più liberale
fra quelli che ho visto da parte vaticana, in questa battaglia (e
questo la dice lunga sul tenore dello scontro). Sta ai cattolici considerare se modificare qualcosa o se tale politica sia sempre valida, sta agli individui decidere di cambiare la gerarchia, od uscire dalla Chiesa.
La Chiesa rifiuta esplicitamente la sepoltura, in questi casi; non penso che tale punto di vista, assolutamente coerente con il diritto canonico, fosse un mistero per Welby, o per altri. Vero, dittatori e delinquenti hanno avuto trattamento migliore di lui, ma, signori, esisterà un motivo per cui alcuni sono usciti dalla Chiesa, oppure siamo davvero di nuovo tutti quanti cattolici a prescindere e quindi possiamo sltanto lottare per una riforma, invece che togliere il disturbo?
Marco Cappato vantava ieri l'assoluta legalità delle azioni compiute, del rifiuto di chiedere favori o dispense particolari, al di fuori del diritto, a chicchessia: ne sono felice e credo che ili tutto si risolverà, dal punto di vista giudiziario, in una affermazione della correttezza di queste scelte. ma allora perché chiedere un esplicito favore all'avversario di sempre? Se non fosse stato un esplicito desiderio del malato, sarebbe stato un gesto smaccatamente propagandistico, un tentativo di mettere in trappola le gerarchie cattoliche.
Vero, una eccezione sarebbe forse stata un opportuno esempio di pietà cristiana.
Opportuno, appunto; non un atto dovuto. Non ci si appella alle virtù di
carità e giustizia proclamate dall'avversario, quando si passano anni
a denunciarne l'ipocrisia e l'insussistenza.
Le scelte hanno conseguenze. Dal mio punto di vista, Welby aveva tutto il diritto di provare a fare ciò che ha fatto; la Chiesa cattolica ha tutto il diritto a regolarsi di conseguenza, per quanto pertiene la propria sfera di autonomia privata; sostenere il contrario significherebbe riconoscere un profilo non solo pubblico, quasi statale alla Chiesa cattolica, dopo aver speso tre secoli a separare il Leviatano dalla teocrazia.
Penso si sia trattato del gesto più coerente e, paradossalmente, più liberale
fra quelli che ho visto da parte vaticana, in questa battaglia (e
questo la dice lunga sul tenore dello scontro). Sta ai cattolici considerare se modificare qualcosa o se tale politica sia sempre valida, sta agli individui decidere di cambiare la gerarchia, od uscire dalla Chiesa.
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