domenica, dicembre 24, 2006

Nuovi barbari e vecchie beghe

La vocazione scissionista, tipica una volta di partiti e partituncoli sinistrorsi, è forse trasmigrata a destra, insieme agli ex-socialisti, comunisti comunisti e sessantottardi che ci siamo raccattati?

Il dibattito infuocato sulla vicenda Welby ha generalmente diviso l'opinione pubblica, ma bisogna rilevare come l'effetto più devastante si è probabilmente prodotto nella parte politica ufficialmente più compatta: il centrodestra. Lo scollamento è stato avvertito persino all'interno del clero più vicino al nostro schieramento; ci siamo di nuovo fatti imporre l'agenda da sinistra, reagendo con una pura e semplice levata di scudi, salvo alcune dissociazioni individuali - DellaVedova e Calderoli su tutti - ed una pletora di silenzi imbarazzati, pur di non scompigliare le relazioni cl Vaticano. Raffinate motivazioni elettorali? Forse. Anche se, guardando i sondaggi, si coglie in realtà ben altra impressione, che gl'Italiani siano in maggioranza contrari all'accanimento terapeutico ed all'ingerenza statale in certi argomenti.

Spero di essere smentito fragorosamente, ma sui temi etici il centrodestra rischia in continuazione clamorosi autogol, per difendere una Chiesa prontissima a fare la voce grossa con chi la appoggia e la affianca nelle battaglie di libertà, mai mprovvisamente prona e pavida, quando si deve affrontare il nemico; l'atteggiamento ricorda quello dei comunisti nella Spagna degli anni'30, maggiormente interessati alla coerenza ideologica dle proprio schieramento che a vincere la guerra civile. Come spiegare, altrimenti, le pugnalate alle spalle in occasione delle vignette danesi, o le donazioni ecclesiastiche a centri islamici non proprio moderati?

Un altro esempio di questa vocazione è l'articolo di Marcello Pera sul Giornale del 24 Dicembre: si parte da una rivendicazione assolutamente condivisibile, ossia la denuncia del disfattismo storico, il nichilismo di coloro che vorrebbero distruggere ogni tradizione, imponendo, a rovescio, il totale rispetto per ogni superstizione altrui, a patto che non sia occidentale. Le vicende riguardanti il presepe ed i canti religiosi di questi giorni hanno indignato anche me, che detesto il presepe e non sopporto certe manifestazioni di cultura popolare.
Peccato si finisca con lo sparare a palle incatenate sul fantoccio "laicista", senza fare alcuna distinzione all'interno di una sterminata tradizione, che Pera, da massone, dovrebbe conoscere bene.
La potremmo smettere di mettere, nello stesso fascio, ogni erba che sia non confessionale? Esistono "laici", liberali individualisti, agnostici o non credenti, che hanno difeso l'Occidente contro il comunismo ed il socialismo, ben prima che l'Islam tornasse ad essere una minaccia, ben prima che ci si riempisse la bocca di termini quali "nichilismo". Esistono cattolici, al contrario, che tuttora vanno a nozze con entrambi i nemici storici dell'Occidente liberale e cristiano; di cristiani , di marxisti e di collettivisti sono piene molte nazioni. Non tutte, pero', hanno dato vita a società liberali. La differenza non corre fra credenti e non credenti, ma fra liberali ed illiberali.
La differenza fra condizione necessaria e condizione sufficiente dovrebbe essere evidente a chiunque; l'evidenza storica è schiacciante; l'unica spiegazione che rimane per l'uso becero che ne fa una mente raffinata come quella di Pera è quella della bassa propaganda, del regolamento di conti a mezzo stampa per cercare di ottenere qualche spazio in più, a danno anche dei propri vicini in trincea.

Bene, ricordiamoci come finì in Spagna: i comunisti vinsero la battaglia per l'egemonia repubblicana, per poi far perdere la guerra ai democratici.
Quando la smetteremo di beccarci fra noi e cominceremo a comprendere che il nostro avversario è quello al di là della barricata, non chi si trova al nostro fianco?


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