Sia la Bank of England che la Banca Centrale Europea hanno abbassato i tassi di sconto, ma la banca centrale inglese è andata oltre, impegnandosi a stampare moneta per acquistare fino a 75 miliardi di sterline in titoli di Stato e in obbligazioni societarie.
Si tratta formalmente di una sorta di ritorno al futuro; nei fatti, di una mossa estremamente pericolosa, un atto di equilibrismo fra il disastro Giappone degli anni 1990 e innumerevoli episodi inflazionistici nella storia.
L'acquisto di debito pubblico da parte della banca centrale, che stampa moneta per finanziarlo, è infatti uno strumento impiegato in maniera differente in vari momenti storici, ma con risultati quasi sempre fallimentari.
Uno dei pochi casi in cui il danno non è stato rilevante è proprio quello alla base della nascita della Bank of England, ma si tratta anche dell'unico caso in cui la gestione dell'operazione fu affidata ad un gruppo di finanziari privati e non alla burocrazia ministeriale: il successo, paradossalmente, fu il risultato dell'azione di un gruppo di speculatori, tanto villipesi anche ai nostri giorni, che acquistarono l'intero debito pubblico, in cambio del diritto di battere moneta garantita da tale debito e dalle riserve auree della Banca. Era il 1694.
La cosiddetta monetizzazione del debito pubblico è diventata poi uno strumento politico, tipicamente per finanziare governi in difficoltà per le troppe spese: dato che il governo non controlla direttamente la creazione di moneta, obbliga la banca centrale ad acquistare il proprio debito con moneta stampata, creando un eccesso di moneta. Le conseguenze, nella stragrande maggioranza dei casi, sono state una crisi valutaria ed una fiammata inflazionistica, con conseguenze devastanti sui risparmi ed i salari.
La Bank of England, tuttavia, non sta al momento pensando al finanziamento dei deficit giganteschi che le politiche di "salvataggio" stanno creando, ma all'esempio giapponese degli anni '90 , quando la banca centrale aprì le dighe della creazione monetaria nello sforzo di impedire una deflazione generalizzata, acquistando titoli di Stato, obbligazioni e persino azioni usando moneta stampata di fresco. I risultati sono di fronte agli occhi di tutti: non soltanto la deflazione continuò imperterrita, mentre il fiume di liquidità servì a procrastinare la soluzione dei problemi, lasciando in vita aziende decotte e banche ridotte al ruolo di zombie, un peso morto che ha impedito la ripresa per due decenni.To that end, and noting the recent exchange of letters between the Governor and the Chancellor of the Exchequer concerning the use of the Asset Purchase Facility for monetary policy purposes, the Committee agreed that the Bank should, in the first instance, finance £75 billion of asset purchases by the issuance of central bank reserves. The Committee recognised that it might take up to three months to carry out this programme of purchases.
Part of that sum would finance the Bank of England’s programme of private sector
asset purchases through the Asset Purchase Facility, intended to improve the
functioning of corporate credit markets. But in order to meet the Committee’s objective of total purchases of £75 billion, the Bank would also buy medium- and long-maturity conventional gilts in the secondary market. It is likely that the majority of the overall purchases by value over the next three months will be of gilts.
Per l'inter documento: http://www.bankofengland.co.uk/publications/news/2009/019.htm
giovedì, marzo 05, 2009
Londra è il nuovo Giappone?
Posted by J.C. Falkenberg at 1:48 PM
Labels: Bank of England , Inflazione , Politica monetaria , Uk
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