Il presidente Barack Obama sembra talvolta un incrocio fra Walter Veltroni, con i suoi "ma anche", e il candidato presidenziale John Kerry, quello che era "contro la guerra prima di votare a favore, ma poi dopo ho cambiato idea e ho votato contro" ... Domenico ha sostenuto che le tre grandi di Detroit non avevano fatto abbastanza e che se non vi fossero stati maggiori sforzi da parte di sindacati e creditori il governo non avrebbe concesso ulteriori aiuti. Oggi, filtra la notizia che nuovi aiuti verranno annunciati nel pomeriggio.
Qual è il piano, signor Presidente?
A voler entrare nel dettaglio, le concessioni richieste sembrano essere un colpo al cerchio ed uno alla botte. Da un lato, infatti, il Presidente vuole accreditarsi come il salvatore della patria automobilistica; dall'altro, per dimostrare di non sperperare il denaro pubblico, impone condizioni che sono equivalenti al passaggio in amministrazione controllata delle due aziende.
Nulla di più positivo, secondo la nostra modesta opinione, visto che un passaggio del genere permetterebbe la ristrutturazione radicale dei contratti-capestro con i sindacati e una trasformazione dei creditori in azionisti, ma allora perché non lasciar fare alla legge ed al mercato?Forse perché l'amministrazione Obama vuole riplasmare gli USA, come cercò di fare Roosevelt e per farlo deve dimostrare che no esiste salvezza senza l'intervento di uno Stato oppressivo e corporativo quanto le socialdemocrazie europee.
lunedì, marzo 30, 2009
"Ma anche" arriva a Washington: Obama come Veltroni?
Posted by J.C. Falkenberg at 7:56 AM
Labels: Auto , Chrysler , General Motors , Obama , Statalismo
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