Leggendo una corrispondenza dall'Argentina apparsa sul Sole 24 Ore di sabato si puo' ammirare l'involuzione postmodernista nel giornalismo: il giornalista inviato dal quotidiano di COnfindustria scrive un articolo degno di un foglio comunista.
Dovendo parlare delle elezioni imminenti, si parla soltanto dell'aumentato divario sociale fra ricchi e poveri nei sobborghi di Buenos Aires. Tre righe di citazioni da preti progressisti e attivisti politici rigorosamente di sinistra, una frase in cui s'insinua che il candidato di destra sia un manganellatore senz'altri desideri che sterminare i proletari ed, infine, un plauso alla retorica assistenzialista dell'attuale governo.
Nessun dato, niente analisi dei programmi elettorali, del panorama politico locale, nessun accenno alla storia recente o ai temi scottanti dibattuti in Argentina, al di la' del generico lamento pauperista. L'intero articolo e' una lunga raccolta di aneddoti e di pennellate di colore locale, dove si cerca di convincere il lettore che la visione del mondo di chi scrive corrisponda alla realtà, tramite artifici retorici; trasformando, in questo caso, un articolo sulle elezioni in una tirata terzomondista che fornisce per fare propaganda ad un governo corrotto, illiberale e rapace.
L'Argentina sta per affrontare una tornata elettorale che potrebbe finalmente porre fine l'assalto populista ed anticapitalista che la famiglia presidenziale ha scatenato contro le basi dell'economia argentina, portandola vicino al collasso. Il governo di Nestor Kirchner ha sprecato l'occasione di una ripresa durevole, inseguendo invece un facile consenso a base di politiche assistenziali e clientelari sempre più sfacciatamente populiste; la moglie, eletta dopo di lui, ha fatto anche di peggio. Il calo dell'economia globale ha ridotto le esportazioni argentine, riducendo le entrate ed esponendo il livello insostenibile di sussidi e spesa pubblica; la soluzione della coppia più' amata dal cronista del Sole e' stata tremendamente semplice: derubare gli argentini delle proprie pensioni. Letteralmente: il govenro ha requisito il patromionio di tutti i fondi pensione argenitni.
Quando questo non e' stato sufficiente, la coppia presidenziale ha innalzato alle stelle le tariffe all'esportazione. Il risultato e' stato duplice: da un lato, il crollo delle esportazioni. Dall'altro, la rivolta degli allevatori e dell'agroindustria argentina. E qui sono iniziati i problemi per il governo populista: gli allevatori sono praticamente gli unici operatori economici argentini efficienti, che non ricevono sussidi e che al contrario sopportano sia il maggior carico fiscale che le inefficienze delle industrie protette e sussidiate dal governo; che non vivono a Buenos Aires e non sono quindi ricattabili con i metodi tipici dei coniugi Kirchner, ossia la minaccia di non ricevere favori e denaro e il ricorso alle folle dei diseredati, mantenute a colpi di sussidi di cui non avrebbero bisogno, se non per colpa degli stessi politici che elargiscono loro panem et circenses. Persino a Buenos Aires comincia a crescere un movimento di protesta verso gli eccessi populistici e le depredazioni economiche delal coppia Kirchner-Férnandez, ma il corrispondente del Sole non trova di meglio che trasformarlo in una macchietta criptofascista, con prosa e fonti degne del "Manifesto". Se volete leggere qualcosa di più equilibrato, provate con l'Economist, non certo sospetto di simpatie per il centrodestra, di questi tempi.
Non sembra una storia particolarmente noiosa; al contrario, dovrebbe essere manna dal cielo per un quotidiano da sempre, a parole, pronto a difendere le libertà civili ed economiche.
Qualcuno lo spieghi al compagno giornalista, per favore.
Dovendo parlare delle elezioni imminenti, si parla soltanto dell'aumentato divario sociale fra ricchi e poveri nei sobborghi di Buenos Aires. Tre righe di citazioni da preti progressisti e attivisti politici rigorosamente di sinistra, una frase in cui s'insinua che il candidato di destra sia un manganellatore senz'altri desideri che sterminare i proletari ed, infine, un plauso alla retorica assistenzialista dell'attuale governo.
Nessun dato, niente analisi dei programmi elettorali, del panorama politico locale, nessun accenno alla storia recente o ai temi scottanti dibattuti in Argentina, al di la' del generico lamento pauperista. L'intero articolo e' una lunga raccolta di aneddoti e di pennellate di colore locale, dove si cerca di convincere il lettore che la visione del mondo di chi scrive corrisponda alla realtà, tramite artifici retorici; trasformando, in questo caso, un articolo sulle elezioni in una tirata terzomondista che fornisce per fare propaganda ad un governo corrotto, illiberale e rapace.
L'Argentina sta per affrontare una tornata elettorale che potrebbe finalmente porre fine l'assalto populista ed anticapitalista che la famiglia presidenziale ha scatenato contro le basi dell'economia argentina, portandola vicino al collasso. Il governo di Nestor Kirchner ha sprecato l'occasione di una ripresa durevole, inseguendo invece un facile consenso a base di politiche assistenziali e clientelari sempre più sfacciatamente populiste; la moglie, eletta dopo di lui, ha fatto anche di peggio. Il calo dell'economia globale ha ridotto le esportazioni argentine, riducendo le entrate ed esponendo il livello insostenibile di sussidi e spesa pubblica; la soluzione della coppia più' amata dal cronista del Sole e' stata tremendamente semplice: derubare gli argentini delle proprie pensioni. Letteralmente: il govenro ha requisito il patromionio di tutti i fondi pensione argenitni.
Quando questo non e' stato sufficiente, la coppia presidenziale ha innalzato alle stelle le tariffe all'esportazione. Il risultato e' stato duplice: da un lato, il crollo delle esportazioni. Dall'altro, la rivolta degli allevatori e dell'agroindustria argentina. E qui sono iniziati i problemi per il governo populista: gli allevatori sono praticamente gli unici operatori economici argentini efficienti, che non ricevono sussidi e che al contrario sopportano sia il maggior carico fiscale che le inefficienze delle industrie protette e sussidiate dal governo; che non vivono a Buenos Aires e non sono quindi ricattabili con i metodi tipici dei coniugi Kirchner, ossia la minaccia di non ricevere favori e denaro e il ricorso alle folle dei diseredati, mantenute a colpi di sussidi di cui non avrebbero bisogno, se non per colpa degli stessi politici che elargiscono loro panem et circenses. Persino a Buenos Aires comincia a crescere un movimento di protesta verso gli eccessi populistici e le depredazioni economiche delal coppia Kirchner-Férnandez, ma il corrispondente del Sole non trova di meglio che trasformarlo in una macchietta criptofascista, con prosa e fonti degne del "Manifesto". Se volete leggere qualcosa di più equilibrato, provate con l'Economist, non certo sospetto di simpatie per il centrodestra, di questi tempi.
Non sembra una storia particolarmente noiosa; al contrario, dovrebbe essere manna dal cielo per un quotidiano da sempre, a parole, pronto a difendere le libertà civili ed economiche.
Qualcuno lo spieghi al compagno giornalista, per favore.