Perla, in un bel post, analizza la vicenda referendaria attraverso le lenti di Fini. Penso però che servano alcune precisazioni.
Credo che Fini abbia metabolizzato completamente la nascita del PdL ed è proprio per questo che approva il referendum, che rafforzerebbe sicuramente il bipolarismo e quindi l'influenza di chi gode di ampia influenza in uno dei due partiti maggiori. Sono d'accordo riguardo alla sua molto minore sintonia con la Lega, ma questo non può che rafforzare la sua vocazione al "sì": anche se il Parlamento emendasse immediatamente la legge elettorale, il messaggio dei cittadini sarebbe forte e chiaro e porrebbe ancora di più il partito dei Bossi sulla strada dell'alleanza organica, di fatto indissolubile, con il PdL. una vittoria referendaria sancirebbe, se non la nascita obbligatoria del bipartitismo,. la forte preferenza degli italiani per un assetto tendente a questo risultato.
Riguardo alle primarie, sono più che d'accordo riguardo alla loro ineluttabilità e, forse paradossalmente, un risultato positivo del referendum potrebbe spingere in questa direzione. Una legge elettorale tanto draconiana metterebbe ancora di più in luce la necessità assoluta di un ricorso più ampio alle primarie e fornirebbe un'arma in più ai sostenitori dell'istituto, sia nel PdL che nel PD: data la natura estremamente maggioritaria e bloccata della legge, le primarie si porrebbero come una necessità ineluttabile per garantire un metodo di espressione per la base ed i cittadini ed uno strumento indispensabile per misurare i rapporti di forza interni ai due partiti maggiori.
lunedì, giugno 15, 2009
Alberi e referendum
Posted by J.C. Falkenberg at 6:40 PM
Labels: bipartitismo , bipolarismo , Gianfranco Fini , Referendum
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