domenica, dicembre 18, 2005

Distruzione creativa

Il bramino Padoa-Schioppa si e' deciso a ricordarsi di Shumpeter e della distruzione creativa:
"«Se noi avessimo difeso Kodak e Ford, la Microsoft sarebbe sorta non in America ma in un altro Paese», osservava qualche settimana fa un amico economista americano. Si limitava a ricordare quel carattere del mercato concorrenziale, che si chiama distruzione creativa. Carattere, a vero dire, non del solo mercato ma della vita stessa. «Muori e diventa» (stirb und werde) dice un verso di Goethe; per non ricordare il passaggio delle Scritture sulla necessità che il seme muoia perché la pianta nasca. In astratto è una legge che conosciamo, ma ogni giorno vediamo quanto sia difficile accettarla per la nostra impresa, il nostro posto di lavoro."
E' un bene che certi "santoni" dell'Italia buona ufficiale e progressiva ripetano quello che molti individui razionali conoscono da tempo; invece che sul Corriere, tuttavia, dovrebbero scrivere su Repubblica e Il Manifesto, perche' gli ignoranti di certe banali verita' sono da quelle parti, dove si continua a ritenere che si possa sempre assumere senza mai licenziare, costruire senza dover demolire.
Ovvio, Padoa-Shioppa non elogerebbe mai apertamente l'odiata anglosfera, ma tesse le lodi di Svezia e Danimarca (tralasciando la loro totale integrazione nel modello anglosassone, per molti altri versi ):

Il successo economico della Svezia è meno celebrato, ma forse più straordinario, di quello britannico. Un crollo del sistema bancario e una sclerosi del sistema produttivo, culminati in una svalutazione, volsero capitale e lavoro dalla difesa del vecchio alla costruzione del nuovo. Non fu smantellato lo Stato sociale, nessuna Thatcher spezzò le reni al sindacato. Oggi né le banche, né il sindacato, tanto meno lo Stato, impediscono la distruzione proteggendo imprese perdenti; però chi perde il posto non manca di protezione. Pagata dai contribuenti, una rete di sicurezza è offerta dallo Stato; ma lo stesso Stato impedisce di rimanervi adagiato a chi rifiuta ogni lavoro offerto solo perché sgradito.
Chi stabilisce che cosa distruggere e che cosa costruire? Noi, non lo Stato o il sindacato; noi, quando scegliamo tra un volo Easy Jet e un volo Alitalia, tra un Cd Naxos e uno Sony. A Stato e sindacato, invece, compete di organizzare quella solidarietà sociale pubblica che è vanto della civiltà europea contemporanea e che permette alla distruzione creativa di compiersi col minore sacrificio.

Peccato tuttavia che Svezia e Danimarca vengano ricordate soltanto prima, mai dopo le elezioni, dai sinistri compari; o meglio , che vengano poi ricordate per lo Stato elemosiniere, non per le asprezze introdotte (lavoro obbligatorio, per dirne una) per adeguarlo alla realta' ...

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