JimMomo questa volta ha ragione:
Ciò che succede in Egitto è emblematico proprio dell'urgenza democratica. [...]
In Egitto (e men che meno in Iran) non abbiamo visto elezioni libere, ma un'operazione messa su dal presidente Mubarak per scegliersi la controparte con la quale venire più facilmente a patti per conservare il proprio potere. Illegali ma tollerati, i Fratelli Musulmani hanno avuto miglior trattamento (finché non si sono avvicinati alla soglia di seggi che il regime aveva stabilito di concedergli) di quello riservato ad Ayman Nour e al suo partito liberaldemocratico Al-Ghad, sui quali si sono concentrati gli atteggiamenti intimidatori del regime. Chiaro il messaggio di Mubarak all'occidente, e alla Casa Bianca in particolare: "Vedete? io li faccio votare, ma poi vincono gli integralisti islamici". C'è da scommettere che sia stata questa la frase che Mubarak ha pronunciato al telefono con Bush.
Non dobbiamo cadere in questa trappola retorica che ha il solo scopo di minare la nostra determinazione a promuovere la democrazia in Medio Oriente. Magdi Allam
c'è caduto. Anche la dicotomia tra democrazia formale e sostanziale è fonte di troppi equivoci. La forma è sostanza. Questo pregiudizio di nuovo di moda in certi intellettuali - in fondo dettato dalla paura - che i cosiddetti valori danno sostanza alla democrazia, mentre le regole si risolvono in vuote forme, fa perdere di vista la premessa di qualsiasi democrazia, cioè proprio le regole che garantiscono il suo corretto funzionamento formale. Per rincorrere i valori pensati in astratto si perdono spesso di vista le regole empiriche che li fanno vivere.