Banca del Sud, meno mobilità sociale, protezionismo, un settore bancario a sovranità limitata. Giulio Tremonti si sta ponendo sempre più apertamente come il successore di ALberto Beneduce, ex-socialista poi fascista, fondatore dell’IRI ed apostolo del corporativismo che tanti danni ha provocato all'Italia. Speravamo che quella razza si fosse estinta con il suo ammiratore cattolico, Amintore Fanfani.
Una riduzione del carico fiscale è una componente necessaria, ma non sufficiente dell'azione politica di un uomo liberale ed è utile allo sviluppo nazionale soltanto nel breve e brevissimo periodo. Le ultime uscite di Tremonti sono di segno opposto a quello che ogni liberale e conservative vorrebbe sentire dal ministro dell'Economia di un governo che talvolta si definisce ancora di centrodestra e la presa di posizione di Brunetta compensa soltanto parzialmente la deriva socialisteggiante e sinistra di questo governo.
Vorremmo ricordare quanto la "rivoluzione reaganiana" di cui si parla incluse anche una sostanziale riforma del codice fiscale ed il tentativo di ridurre drasticamente il peso dello Stato. nell'economia; un tentativo valoroso e lungimirante: ricordiamo di nuovo che . La deregolamentazione e la liberalizzazione dei mercati ebbero un enorme successo , ma l'idea di tagliare le tasse per imporre un taglio delle spese non funzionò: si dette la stura, involontariamente, ad una nuova variante della peste keynesiana. Invece di affamare la bestia, si aprirono voragini nel bilancio che il Congresso, in mano ai democratici, si guardò bene dal chiudere. Ronald Reagan s'illuse che i politici di sinistra avrebbero tenuto fede alle proprie promesse di rettitudine fiscale; se ne fregarono e lasciarono esplodere il deficit, pur di non far mancare sussidi ed assistenzialismo al proprio bacino elettorale.
Nel caso italiano, abbiamo un ministro attento al bilancio nel breve periodo, ma pronto a distruggere le basi stesse della libertà nel lungo periodo.
Non posso che associarmi all'analisi di Simone e dell'Oggettivista. Qualcuno, per favore, dica faccia qualcosa veramente di destra, invece che qualche scimmiottamento nazional-socialista.
No, non è un refuso. Ormai il centrodestra non governa più e le parole di Giulio Tremonti oggi sanciscono la fine del sogno liberale di guidare questo paese. Ci avevano avvisato, amici più o meno vicini alla nostra parte politica, che questo era un governo fin troppo di centrosinistra anche per palati non raffinati come i nostri.
Oggi Tremonti annuncia urbi et orbi che crede nel posto fisso e che rifugge la peste terribile chiamata “mobilità, variabilità del posto di lavoro”. Va bene, accettiamo anche questo, come una sorta di atto di chiarezza per dire a tutti che quel sogno, noi, l’abbiamo riposto nel cassetto e abbiamo pure buttato via la chiave.