Michael Moore ha più di una somiglianza con Beppe Grillo prima dell'impazzimento definitivo.
Uno dei tratti più caratteristici è l'odio verso il capitalismo, in nome di un frainteso e contradditorio populismo operaio sposato al pauperismo ambientalista.
Peccato che, come molti tribuni di casa nostra, Michael Moore predichi bene e razzoli male: approva le quote razziali per le minoranze, ma non le rispetta nelle sue società; subappalta il lavoro della sua casa di produzione a piccole società che pagano salari inferiori a quelli imposti dai sindacati; odia il capitalismo, ma ha un discreto portafoglio titoli, includendo la società di cui ha maggiormente sparlato, la controversa Halliburton. Ci ricorda certi finanzieri italiani, tutti allineati a sinistra, anche estrema e tutti impegnatissimi a speculare attivamente, fra un sermone e l'altro.
Un perfetto candidato per l'Italia dei Valori o per il grillesco Movimento di Liberazione Nazionale. Sempre che la divisa gli doni.
Hat tip: Carpe diem
lunedì, agosto 31, 2009
Michael Moore, l'anticapitalista investitore in borsa
Posted by J.C. Falkenberg at 4:11 PM |
Labels: michael moore
Ristrutturazioni
clipped from static.seekingalpha.com |
Posted by J.C. Falkenberg at 3:17 PM |
Battlestar Galactica, recensione da urlo
Per chi volesse ridere fino alle lacrime, ma soprattutto per chi pensasse che Battlestar Galactica sia immune dalle ossessioni politicamente corrette, ecco l'ottimo Welington su Kulturame.
Posted by J.C. Falkenberg at 1:30 PM |
sabato, agosto 29, 2009
Orobici invertiti
L'unico appunto che posso fare è che li campioni antropologici paiono invertiti: per chi vive fra l'Adda e il Garda, la descrizione di Belpietro gli guadagnerebbe immediato sul suolo bergamasco e occhiate di scherno nella spericolata città della Leonessa, mentre quella attribuita a Feltri farebbe guadagnare a chiunque altro la sprezzante definizione di "brehà ganassa" e anche di peggio, all'ombra della Città Alta, con il suo culto conservatore della solidità in ogni cosa, dalle case ai rapporti, sino all'istintivo rispetto per la fedeltà ad ogni costo.
Questo consola il bergamasco che qui scrive: dover comprare un giornale diretto da un bresciano, anche se proveniente dal confine, richiede sempre uno certo sforzo interiore, anche considerando grandi firme e gradevoli traslochi.
Posted by Unknown at 8:14 AM |
Labels: Giornale , Humour , Libero , Maurizio Belpietro , Media , Vittorio Feltri
venerdì, agosto 28, 2009
Un libertario pro-bailout?
E' quella di Tyler Cowen su Marginal Revolution: non dovremmo chiederci se il bailout è una pratica liberale o libertaria. Non lo è. E' però meno invasiva delle alternative possibili nel nostro attuale panorama finanziario, regolato e soggetto comunque ad interventi delle autorità di vigilanza e regolamentazione ? Non è detto, secondo lui. La posiizione è interessante, ma tutto sommato, io continuo a concordare con Peter Boettke, almeno per il momento.
Posted by J.C. Falkenberg at 3:44 PM |
Labels: Bailout , libertarian
giovedì, agosto 27, 2009
Sicilia laboratorio politico, scorie tossiche in arrivo
Se davvero la Sicilia è "sempre più laboratorio e ombelico della politica italiana", allora siamo a rischio peritonite: la versione nazionale di un'ammucchiata con UDC e MPA sancirebbe l'insabbiamento definitivo del governo e del centrodestra nella peggiore palude democristiana, come ci ricordava anche Simone. Senza, lo ricordiamo, il miracolo economico a cavare le castagne dal fuoco dal punto di vista del disastro economico del corporativismo cattosocialista; senza, soprattutto, la Guerra Fredda a garantire il posto a vita al governo, non importa quanto in basso si possa scendere.
Posted by J.C. Falkenberg at 2:22 PM |
Labels: Centrodestra , PdL , Sicilia , Udc
ObamaCare: la risposta sbagliata al problema giusto
Sull'Atlantic Monthly, mensile certamente non di destra, si ricorda quale sia il vero problema dello stato attuale della sanità americana. Non è vero che i cittadini vengono gettati in pasto al mercato, che a malapena esiste; è che ne vengono isolati, incentivandoli a scelte non razionali, da un settore distorto. Una regolamentazione tanto intrusiva quanto deleteria per gli stessi nobili scopi per cui è stata concepita rende seriamente inefficace i normali meccanismi di mercato che porrebbero un freno agli eccessi del sistema, impedendo ai cittadini di scegliere ed incentivando meccanismi che danno potere alle burocrazie sindacali e aziendali.
Il piano Obama e le sue svariate versioni in discussione, purtroppo, non correggono questo macroscopico errore. Rischiano addirittura di aggravarlo, o di crearne di nuovi nel tentativo di superare i vecchi.
Hat tip: Reason Magazine
In un'immagine:
Posted by J.C. Falkenberg at 1:06 PM |
Labels: health care , nazionalizzazioni , obamacare
martedì, agosto 25, 2009
il paradosso di Robin Hood
Si dice che Robin Hood rubasse ai ricchi per dare ai poveri (in realtà non è proprio così, ma sorvoliamo). I poveri , a quel punto, però , diventano ricchi e con un problema....
"So che sei preoccupato per il costo della nostra manovra sanitaria"
"Ma non preoccuparti, pagheranno soltanto i RICCHI"
"E con tutti i risparmi che potrai ottenere, sai cosa diventerai?"
"RICCO!"
HT: Townhall via abr e Cormorano
Posted by J.C. Falkenberg at 2:12 PM |
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Obama all'eurosclerosi
L'ammirazione del Presidente per la Vecchia Europa lo sta portando ad emulare ogni trucco impiegato negli ultimi trent'anni dalla Vecchia Europa. I pessimi risultati del modello non sembrano preoccuparlo, per ora.
Il risultato, da queste parti, lo abbiamo sotto agli occhi: un continente sclerotizzato, incapace di crescer,e ingessato, dove contribuenti e risparmiatori pagano, una folla sempre più vasta di assistiti riceve, ed una burocrazia nel mezzo ingrassa allegramente.
clipped from www.reason.com
|
Posted by J.C. Falkenberg at 2:01 PM |
Washington, continuiamo ad avere un problema
E' vero che non si sa mai per quanto tempo l'equilibrio fra paura ed avidità possa essere sostenuto a livelli irrazionali , prima di allinearsi , soprattutto quando un mercato viene distorto e drogato dall'intervento pubblico ed in questo caso, abbiamo
addirittura un duplice intervento di operatori al di fuori dei limiti del mercato. Da un lato, la Federal Reserve continua a mantenere tassi d'interesse vicini allo zero. Dall'altro, la Banca Centrale Cinese continua ad acquistare titoli di Stato, in parte come conseguenza della manipolazione del valore della propria moneta e in parte per sostenere le quotazioni dell'ingente posizione che detiene.
clipped from www.agorafinancial.com
Karl Denninger. “I count $207 billion, coming two weeks after a $250 billion dollar week |
lunedì, agosto 24, 2009
Liberi Giornali
Peccato che Giacalone potrebbe seguire Feltri, ma direi che in generale possiamo festeggiare il ritorno di Feltri al Giornale e poi andare a comprare Libero.
HT: Phastidio
clipped from www.dagospia.com Il duello tra i due direttori bergamaschi-destrorsi, fin dal'inizio, è stato incandescente: uno scipparsi continuo di penne: Sallusti e Mughini che traslocano al ‘Giornale', Belpietro che porta seco l'inviato di punta di Panorama Gianluigi Nuzzi e il vice Mario Sechi, l'arrivo probabilissimo di Facci e del vice direttore Nicola Porro a "Libero', intanto Luca Telese preferisce alzare i tacchi per sbarcare al quotidiano di Padellaro-Travaglio "Il Fatto", |
Posted by J.C. Falkenberg at 1:47 PM |
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martedì, agosto 18, 2009
Weekend molto lungo
Fino a lunedì, l'aggiornamento del blog sara' molto sporadico. Quello di twitter e friendfeed (di cui trovate i link qui a destra) sara' forse migliore. Forse.
Sent from my BlackBerry® wireless device
Posted by J.C. Falkenberg at 7:56 PM |
Obama ammaina la bandiera sulla gogna di stato
La reazione contro l'iniziativa è stata abbastanza forte da convincere la Casa Bianca ad alterare il piano: vi ala casella email, rimane soltanto un form per chiedere informazioni sul progetto di riforma. Non una parola sul motivo del cambiamento, o sul buon gusto di parlare continuamente di equità per tutti, a patto che siano d'accordo con il Presidente.
clipped from hotair.com Almost two weeks after the White House launched its Snitch Central in order to get reports on political dissent over ObamaCare, it appears that the Obama administration and its chief propagandist have quietly thrown in the towel. Matt Drudge reported this morning that all e-mails to flag@whitehouse.gov have begun bouncing back as undeliverable. |
Posted by J.C. Falkenberg at 2:42 PM |
Labels: health care , Obama , obamacare , Propaganda , Socialismo
lunedì, agosto 17, 2009
American Dream or American Nightmare?
Temo che l'esagerata attenzione riservata all'immobiliare e l'interferenza governativa che ne è seguita mettano a rischio il Sogno, minandone le vere basi: duro lavoro, istruzione, risparmio e meritocrazia, indipendentemente dal mercato immobiliare.
E' interessante anche notare come il processo abbia avuto un'accelerazione negli anni '90, grazie al mix di visione neokeynesiana dell'economia e delle operazioni di manipolazione dei cambi di alcune nazioni esportatrici.
clipped from mjperry.blogspot.com For most Americans, until the recent past, home ownership was a dream and the pile of rent receipts was the reality. From 1900, when the census first started gathering data on home ownership, through 1940, fewer than half of all Americans owned their own homes. Home ownership rates actually fell in three of the first four decades of the 20th century. Yet the story of how the dream became a reality is not one of independence, self-sufficiency, and entrepreneurial pluck. It's not the story of the inexorable march of the free market. It's a different kind of American story, of government, financial regulation, and taxation. We are a nation of homeowners and home-speculators because of Uncle Sam. Bottom Line: More support for the high likelihood that the global financial crisis, mortgage tsunami, and housing bubble can all be traced to federal government intervention to create affordable housing, see |
Posted by J.C. Falkenberg at 5:15 PM |
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Antimaschilismo: quando si tratta di ricerca sul cancro, sono gli uomini ad essere discriminati
Secondo i dati dell'Istituto nazionale per la Sanità americano, la spesa per la ricerca sul cancro è decisamente squilibrata, quando si tratta di patologie che investono soltanto uno dei due sessi: per ogni dollaro di ricerca speso per un caso di patologie esclusivamente maschili, si spendono fra i 14 ed i 16 dollari per patologie esclusivamente femminili.
Se questi dati fossero a "sessi rovesciati", o riguardassero minoranze, certe femministe di carriera sarebbero già scatenate. Accadendo agli uomini, siamo, fortunatamente, soltanto nel reame delle curiosità statistiche.
clipped from mjperry.blogspot.com Even adjusting for the greater rate of new cancer cases affecting women (1:32 to 1), and the fact that female cancers are deadlier than male cancers by a ratio of about 2:35 to 1, there still seems to be a significant gender gap in favor of women for federal spending on cancer research and prevention. |
Posted by J.C. Falkenberg at 5:05 PM |
Chi visse sperando...
clipped from bespokeinvest.typepad.com |
Posted by J.C. Falkenberg at 4:07 PM |
domenica, agosto 16, 2009
Anche tu delatore: Obama vuole la tua denuncia di chi non concorda con la riforma sanitaria.
In realtà, ci era anche andato vicino nel caso Chrysler, esponendo alla gogna i gestori che avevano l'unica colpa di fare il proprio mestiere
clipped from www.cato.org
If you get an email or see something on the web about health insurance reform that seems fishy, send it to flag@whitehouse.gov.
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Posted by J.C. Falkenberg at 1:25 PM |
Buon compleanno, Castro, macellaio di Cuba
Per fortuna, non siamo stati costretti a scoprirlo.
clipped from aconservativemind.blogspot.com
i numeri parlano chiaro. non è vero che prima dell’arrivo al potere di Castro e dei suoi barbudos Cuba fosse in miseria. L’Atlante dello sviluppo economico scritto nel 1966 da Norton Ginsburg metteva l’isola al ventiduesimo posto tra le 122 nazioni prese in esame e le accreditava un numero di medici e dentisti, in proporzione alla popolazione, maggiore di Francia e Regno Unito Certo, era una ricchezza distribuita in modo ineguale. Ma cinquant’anni dopo a essere distribuita in modo più o meno uniforme è la miseria - con l’ovvia eccezione della cricca che vive attorno ai fratelli Castro |
Posted by J.C. Falkenberg at 1:16 PM |
venerdì, agosto 14, 2009
Crosspost of the day : l'Avviso comune sul credito
Crosspost da Libertiamo.it
- L’accordo fra banche ed associazioni di categoria firmato pochi giorni fa potrebbe essere una buona notizia per le piccole e medie imprese italiane, se fosse applicato rapidamente ed in buona fede. Purtroppo, l’attenzione alla sostanza nel breve periodo lascia aperti due rischi sostanziali di medio e lungo periodo: che questo accordo venga pagato a caro prezzo dal contribuente e che si trasformi nell’ennesimo chiodo nella bara del futuro di una economia libera e prospera.
L’Avviso Comune siglato il 6 di agosto dall’ABI e da una serie di associazioni di categoria fornisce un quadro comune alle banche intenzionate ad estendere in maniera sistematica alla piccole e medie imprese in migliore salute gli strumenti d’intervento che sono molto comuni per le imprese grandi e medio-grandi, cioè il riscadenziamento del rimborso dei debiti per aziende solvibili, ma in temporanea illiquidità.
I requisiti necessari per accedere al programma sono rigorosi, ma non eccessivamente: l’azienda dev’essere stata un pagatore regolare sino al 30 settembre 2008, ossia all’inizio della fase più acuta della crisi. Non viene previsto un aumento delle linee di credito, ma soltanto una loro modifica, spesso vitale: per chi abbia contratto un mutuo od un contratto di leasing e sia in lieve ritardo sui pagamenti si apre la possibilità di posticipare il rimborso delle quote di capitale per un anno, pur continuando a pagare gli interessi sul debito; ancora più rilevante è l’automatica estensione delle anticipazioni su credito, che permette alle aziende con un portafoglio ordini e clienti solidi di poter ottenere il finanziamento del magazzino e del capitale circolante necessario per poter continuare la produzione di beni la cui vendita è spesso già certa.
Il punto saliente e di maggiore efficacia teorica del protocollo è il principio del silenzio-assenso, ossia l’automatismo nell’accesso al programma per le aziende che presentano i requisiti necessari, la cui domanda si riterrà automaticamente accettata trascorso un determinato periodo di tempo.
E’ questa la vera novità di tutto l’accordo e si tratta potenzialmente di uno sviluppo molto positivo nell’accesso al credito per le PMI.
Questi interventi vengono fatti quotidianamente per le aziende di dimensioni medio-grandi, anche se l’impressione è talvolta che le banche decidano con criteri estranei alle valutazioni di profittabilità. Anche la disponibilità a prestare nuovo credito in cambio di aumenti di capitale è parzialmente cosmetica, in quanto si tratta di una pratica assolutamente normale.
Le intenzioni dell’intervento tremontiano sono encomiabili, anche se il metodo è potenzialmente pericoloso. Il sistema bancario italiano è abituato a trattare le piccole e medie imprese in maniera amorfa, come un banco di sardine a cui riservare indiscriminatamente lo stesso trattamento: finanziamenti a pioggia quando va bene, carestia per tutti quando le cose non girano. Poca flessibilità e soprattutto pochissima attenzione a discriminare fra aziende solide ed aziende improvvisate. La solidità patrimoniale è infatti il segnale di un luminoso passato che potrebbe essere dietro le spalle, laddove invece un’azienda nuova ed in forte crescita potrebbe aver bisogno di finanziamenti per un capitale circolante in crescita in ragione del proprio successo e non dei propri fallimenti.
L’accordo è, quindi, giustamente diretto a salvare la “crema” delle aziende italiane PMI ed in questo è diverso rispetto ai soliti programmi di aiuti a pioggia. Mette inoltre sotto pressione le burocrazie bancarie nel proprio punto più debole, la lentezza di risposta verso le imprese non “amiche” e favorite, spingendole in teoria ad un aumento dell’efficienza nella propria attività caratteristica. Il problema fondamentale dell’accordo risiede nel carattere dirigista della sua gestazione e nella scarsa chiarezza del rapporto fra governo e banche. Rimane innanzitutto da capire cosa ci guadagnano le banche dall’adesione a tale protocollo, per il momento pienamente opzionale. Il ministero non ha ancora promesso nulla, ma si profila uno scambio di favori a spese della fiscalità generale, come ha dichiarato lo stesso Tremonti:
“Dal funzionamento dell’accordo dipenderà la decisione del governo di rivedere il meccanismo fiscale delle perdite delle banche,[...]. Se l’accordo funzionerà il governo modificherà il meccanismo fiscale delle perdite. Prima vediamo se l’accordo funziona poi faremo gli sgravi”.
Il primo rischio è quindi che le banche si permettano di accettare la moratoria per chiunque possieda i requisiti formali per accedervi, senza effettuare una sufficiente valutazione. Trascorsi alcuni mesi, il rimborso delle inevitabili perdite sarebbe oggetto di un mercato delle vacche con il Ministero, aggravando il problema procedurale.
Da un governo di centrodestra che si definisce liberale ci si aspetterebbe che non aumentasse l’interferenza statale nell’economia, procedendo inoltre per leggi ed interventi di carattere generale. Tale vincolo è stato rispettato soltanto parzialmente. Questo intervento è stato costruito e propagandato come un intervento quasi personale del ministro e del governo per trovare una soluzione ad hoc, un favore concesso dalle banche e che verrà ripagato con altri favori personali o quasi. Si rischia di dare quindi un terribile esempio: la necessità della continua interferenza governativa nella libertà economica, laddove invece si sarebbe potuto operare senza tale ipoteca, che rischia di compromettere ogni futuro sforzo liberalizzatore del governo verso una struttura economica più equilibrata, libera e di conseguenza efficiente.
Comprendiamo come le sue radici abbiano portato il ministro ad avere un approccio apparentemente pragmatico. Il sistema bancario moderno è un settore ad economia “mista” da sempre, il frutto di un patto faustiano che avvelena da generazioni l’economia di mercato. Il mercato monetario è un monopolio statale, dove la banca centrale decide quanta liquidità erogare e a quale prezzo; il settore bancario è un oligopolio sanzionato dalla classe burocratica e politica, anche dopo la fine della proprietà statale. I banchieri sono ovunque dirigenti ad autonomia limitata da politici e banchieri centrali, che hanno il diritto d’interferire nella gestione bancaria nei minimi dettagli e di ordinare distorsioni nell’allocazione del credito; in cambio, il management bancario ottiene la garanzia esplicita od implicita di un salvataggio e l’autorizzazione a trattare azionisti e clienti alla stregua di un parco buoi.
Dispiace che non si sia colta l’occasione per riformare il settore in senso liberale ed obbligarlo per una volta a camminare con le proprie gambe. Lo sforzo di incentivare comportamenti più razionali da parte degli istituti di credito è meritevole, ma invece di un intervento ad hoc sarebbe stato forse preferibile intervenire sui punti deboli del sistema che possono essere rafforzati senza aumentare l’intrusione della politica nelle banche. Vi sono norme presenti nei tanto vituperati accordi di Basilea 2 e nella recente normativa MiFid che non sono mai state applicate o sono state interpretate in maniera ristretta e favorevole ad equilibri collusivi, sia dal lato del trattamento riservato ai risparmiatori che a quello riservato alle aziende. La rimozione dei vincoli più anacronistici all’emissione di obbligazioni e di carta commerciale, ad esempio, permetterebbe alle aziende italiane di accedere più liberamente al mercato dei capitali, che in questi mesi ha dimostrato di saper fornire abbondante liquidità in alternativa al sistema bancario tradizionale. Soprattutto, una maggiore concorrenza stimolerebbe una maggiore attenzione verso il cliente, sia dal lato del risparmio che da quello dei prestiti. La tendenza all’entrata di banche estere sul mercato italiano ha già portato ad alcune novità, ma l’ostacolo più rilevante è di natura amministrativa: a fronte di una legge relativamente moderna, la prassi delle autorità di regolamentazione restringe drasticamente il campo d’azione per i nuovi operatori, riducendo gli incentivi a rompere l’oligopolio bancario. Inoltre, la politica delle banche italiane è stata troppo spesso quella di sfruttare le normative esistenti per frapporre limiti alle scelte disponibili ai risparmiatori ed ai clienti, boicottando ogni attività volta a responsabilizzare gli investitori. Leggi nate per difendere consumatori poco sofisticati hanno bloccato lo sviluppo del settore, senza per questo costituire una vera protezione per il risparmio o per le aziende. Questo eccesso normativo puramente formale, che garantisce una facile rendita di posizione al sistema bancario, non viene scalfito dai provvedimenti attuali.
Se con questo accordo volevamo normalizzare il settore bancario e lasciarlo finalmente funzionare come ogni altra industria in un’economia di mercato, siamo probabilmente sulla cattiva strada. Se vogliamo continuare ad impiegarlo come l’equivalente economico di un a squadraccia paramilitare, la soluzione italiana è migliore della sua versione USA, ma d’altro canto, abbiamo (tragici) decenni d’esperienza nel settore, al contrario degli americani, nuovi arrivati nel mondo del corporativismo. Non lamentiamoci però se gli italiani decideranno di votare per partiti onestamente socialisti, invece che per una loro imitazione, o se la belva ci sfugge di nuovo di mano: Frankestein, e la vicenda IRI, insegnano che certe creature hanno il brutto vizio di rivoltarsi contro il proprio padrone.
mercoledì, agosto 12, 2009
La Versione di Barney diventa un film
Pare che lunedì ci sarà il primo ciak per il film tratto da "La versione di Barney", uno dei migliori romanzi degli ultimi anni e bestseller politicamente scorretto di qualche anno fa. Imperdibile.
La coproduzione è italo-canadese, un omaggio involontario al "Foglio", grande sponsor del libro in Italia.
Per i lettori più giovani: ebbene sì, il Foglio, una volta, era un giornale sofisticato, liberale, liberista, libertario e libertino e non la bela copia dell'Osservatore romano
lunedì, agosto 10, 2009
Boiate rooseveltiane
La nostra opinione sull'infelice uscita del premier l'abbiamo tweetata poche ore fa: Berlusconi dovrebbe ricordarsi che è un premier di centrodestra e quindi attingere esempi liberali di promozione delle aree depresse. La signora Thatcher e l'esempio dello spettacolare successo di SUnderland o della Weslh Authority andrebbero benissimo; in mancanza di meglio e volendo fare i socialisti transitati a destra, suggeriamo la battaglia del grano e l'Agro Pontino. Sempre meglio che azzerare le probabilità di contrastare una egemonia culturale che sopravvive soprattutto grazie all'autolesionismo dell'avversario.
E' inutile che il premier si perda nei progetti di una università della libertà, se non riesce a togliersi le fette di salame rosso dagli occhi.
Per quanto riguarda il lato "nordico" della coalizione nazional-socialista, citiamo Phastidio:"Delle due l’una: o i leghisti non capiscono un accidente di economia oppure sono in realtà dei piccoli socialisti che puntano a centralizzare le relazioni economiche su ambiti territoriali più ristretti di quello nazionale. Probabilmente si tratta di un mix delle due ipotesi. O forse si tratta solo di propaganda per i gonzi, chissà."
Tutte e tre, in egual misura. In Italia i partiti nascono liberali e muoiono socialisti - e rischiano di portarsi nella tomba il resto della nazione.
Sarebbe ora di smetterla di rimasticare politiche collettiviste da sempre fallimentare e cercare di proporre, finalmente, riforme liberali in grado di rilanciare l'Italia. Basta smetterla di farsi accecare dal Sol dell'Avvenire e guardare vicino, alle proposte dei liberali di casa nostra, dentro e fuori il Parlamento. E' chiedere troppo ad un ex socialista brianzolo e ad un ex comunista varesotto?
Posted by J.C. Falkenberg at 10:52 AM |
Labels: Bossi , Liberalismo , PdL , Silvio Berlusconi
sabato, agosto 08, 2009
Cicchittiamo/2
Le intelligenti osservazioni di Destralab al mio post precedente mi hanno fatto riflettere e dover precisare alcuni punti
Sono assolutamente d'accordo con lei sulla necessità del dialogo fra le diverse "anime"dell'area non collettivista, tanto da essermi preso le mie dosi d'insulti nelle varie "guerre culturali" della blogosfera. Il mio problema non è nei confronti degli ex, ma di quelli che non lo sono ancora . Mi spiego: alcuni nel PdL non pensano come ex socialisti o ex-democristiani, pronti ad influenzare il programma, ma consci del fatto che il PdL è un partito di destra, con tutto quello che questo implica in termini di principi liberali e conservatori. Pensano ancora come se fossero socialisti e democristiani e potessero utilizzare il PdL come utilizzarono la DC , un veicolo per spostarne voti ed influenza da destra a sinistra e usurpare uno spazio non loro.
Laddove molti liberali son spesso più che disposti a cercare compromessi nell'ambito dei temi cari a queste componenti, io vedo invece spesso un muro di "valori non negoziabili" da parte cattolica e socialista, oltre che, purtroppo, una tendenza a criticare ogni difesa dei valori liberali e conservatori nel PdL come "arroccamento estremista" liberista o laicista, o a trascurarli in toto. Sono felicissimo di dialogare all'interno del contesto di un partito di centrodestra con chiunque si riconosca nei valori di questa tradizione; mi spiace vedere che alcuni, pochi per fortuna, lo vogliono far diventare un partito di centrosinistra, cristiano o socialista (craxiano, per fortuna).
Posted by Unknown at 11:04 AM |
Labels: Destra , Liberalismo , PdL
If you want blood
C'è invece chi, soprattutto a sinistra, si diletta a fare paragoni fra le due crisi. In questo modo è più facile giustificare politiche neocollettiviste, ridefinite come "misure d'emergenza" e vendute ad un pubblico disperato per qualsiasi illusione di stabilità. Orbene, se questi personaggi hanno ragione, dovrebbero cominciare a preoccuparsi: nonostante il dato di ieri, ecco come si presenta una comparazione diretta fra il 1929 ed il 2009.
Signor Obama, dottor Krugman, buon divertimento.
clipped from www.agorafinancial.com |
Posted by J.C. Falkenberg at 9:23 AM |
venerdì, agosto 07, 2009
C'è chi ha fatto meglio
Via quel comunista di Phastidio ;)
My Political Views
I am a far-right social libertarian
Right: 9.12, Libertarian: 7.05
Political Spectrum Quiz
C'è qualcuno che ha fatto di meglio: la mente vacilla ...
Political Spectrum Quiz Results
Posted by Unknown at 2:34 PM |
Maroni in Lombardia, Formigoni all'Interno: un comunista a Milano, un papalino a Roma
Secondo alcuni, l'accordo sarebbe concluso: Maroni in Lombardia, Formigoni all'Interno.
Complimenti: un politico totalmente digiuno di qualsiasi esperienza territoriale e d'idee molto più a sinistra, stataliste e collettiviste dell'elettorato lombardo verrà imposto al Pirellone, e lasciato libero di sfasciare l'economia lombarda e inquinarne il tessuto sociale.
In cambio , il referente di CL e della CdO, bravo amministratore e dotato per la gestione economica, soprattutto grazie ai propri mandanti, verrà elevato ad un ruolo dove le proprie convinzioni sociali e religiose porteranno al rischio di applicazioni clericali della legge: irragionevolmente permissive su ciò che piace ai vescovi e quindi ad immigrati e delinquenti, irrimediabilmente illiberali per le libertà personali di chi non è credente di stretta osservanza.
giovedì, agosto 06, 2009
Etica e speculazione: una definizione
clipped from ideashaveconsequences.org Ricordo una lezione universitaria in cui si illustrava sostanzialmente come individuare un cambio fisso attaccabile (nel caso quello argentino) e come farlo crollare. Un collega studente pose il problema “perché dobbiamo distruggere il loro cambio fisso e far crollare un’economia mettendo nei guai la popolazione? Non è etico!”. Nonostante l’ilarità generale (tutti eravamo lì per imparare qualcosa che ci avrebbe fruttato soldi) il professore rispose seriosissimamente “non c’è nulla di etico in finanza. La speculazione semplicemente cerca di scoprire e anticipare equilibri che si creeranno comunque: un tasso di cambio debole prima o poi crolla con o senza attacchi speculativi e i danni alla popolazione arrivano lo stesso, è solo un fatto di scelta tra un crollo prima o un maggior crollo dopo, guadagnandoci noi o lasciandoci guadagnare altri”. Se si è svegli si percepisce un profondo senso etico in questo. |
Posted by J.C. Falkenberg at 5:46 PM |
Vittime collaterali della recessione : addio a Wi-fi e corrente gratis nei caffé di New York
clipped from online.wsj.com At Naidre's in Park Slope and its second location in nearby Carroll Gardens, Wi-Fi is free. But since the spring of 2008, no laptops have been allowed between 11 a.m. and 2 p.m. weekdays and 10 a.m. and 3 p.m. weekends, unless the customer is eating and typing at the same time. Amid the economic downturn, there are fewer places in New York to plug in computers. As idle workers fill coffee-shop tables -- nursing a single cup, if that, and surfing the Web for hours -- and as shop owners struggle to stay in business, a decade-old love affair between coffee shops and laptop-wielding customers is fading. "You don't want to discourage it, it's a wonderful tradition," says Naidre's owner Janice Pullicino, 53 years old. A former partner in a computer-graphics business, Ms. Pullicino insists she loves technology and hates to limit its use. But when she realized that people with laptops were taking up seats and driving away the more lucrative lunch crowd, she put up the sign. |
Posted by J.C. Falkenberg at 4:02 PM |
Sicuri che i baltici si sbaglino, rigettando Keynes?
clipped from www.breakingviews.com
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Posted by Unknown at 1:45 PM |
mercoledì, agosto 05, 2009
Cicchittiamo
clipped from www.freedom-land.it Cicchitto non se ne rende minimamente conto ma in tutto questo disegno non ha mai nominato i termini chiave “democrazia” e “partecipazione”. Semplicemente spariti, annientati dal pensiero unico verticista e centralista di questo leviatano che sta nascendo all’ombra di via dell’Umiltà. Gli iscritti, quelli che lui chiama “il cuore”, servono solo a riempire le piazze, a difendere Berlusconi, a partecipare ad un gigantesco fan club Capisco che a Roma nessuno se ne accorga ma nelle sue ramificazioni locali (le gambe) questo movimento è diventato una contesa tutta privata tra ex democristiani ed ex socialisti, con il peggio o il meglio della prima repubblica che ci riempie la testa di ricette e soluzioni da prima repubblica, senza uno slancio nemmeno lontano di modernità, senza la capacità di interpretare lo spirito autentico del ‘94: l’antistatalismo, il liberismo, la volontà di avere finalmente una vera forza di centrodestra. |
Posted by J.C. Falkenberg at 1:13 PM |
Labels: Fabrizio Cicchitto , PdL , Popolo delle libertà , Silvio Berlusconi
Per fortuna fra poco li cacciano
clipped from www.mantellini.it
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Posted by J.C. Falkenberg at 9:34 AM |
Labels: Gran Bretagna , Laburisti
domenica, agosto 02, 2009
Ancora sul Bari-gate
clipped from lapulcedivoltaire.blogosfere.it LE ACQUISIZIONI- I militari si sarebbero presentati nelle sedi regionali di Pd, Socialisti, Prc, Sinistra e Libertà, e Lista Emiliano. intreccio tra mafia, politica e affari nella gestione degli appalti pubblici nel settore sanitario. Indagate 15 persone tra cui l'ex assessore regionale alla Sanità Alberto Tedesco, ora senatore del Pd. E adesso? Dove sono il Times di Londra e il New York Times? Dov'è El Pais? Dov'è il nucleo dei servizi segreti che agisce nell'ombra? Cosa dice D'Avanzo? Cosa scriverà L'Espresso? Dove sono i "mistracciolevesti" contro Berlusconi? Cosa dicono i perbenisti dossettiani? Continuerà Di Pietro a ingrossare il proprio reame? hanno moltiplicato per mille il sistema di finanziamento illegale al partito, moltiplicando però per mille anche l'inefficienza e lo stupro del territorio. Hanno anche distrutto l'imprenditoria locale -là dov'era debole-, perché volevano governarla e utilizzarla per distribuire posti di lavoro, denari e altro. |
Posted by J.C. Falkenberg at 9:02 AM |
brava Repubblica, Minzolini al confronto è un mastino
Che posso dirvi, tenetevi Scalfari e affondiamo tutti lentamente.
clipped from www.daw-blog.com
E Repubblica che fa? Utilizza il metodo Minzolini. Cioè va a nascondere la notizia tra tutte le altre. |
Posted by J.C. Falkenberg at 8:51 AM |