Il gigante petrolifero Exxon ha appena annunciato quello che sembra essere, in termini assoluti, il maggior profitto di sempre per una societa' quotata.
Nonostante il tentativo dell'azienda di minimizzare il risultato, facendo notare che il risultato non e' cosi' stupefacente, se confrontato alle dimensioni aziendali, si e' subito levato un robusto coro di proteste, di richieste di tassazione straordinaria contro le major petrolifere e di proposte per un calmiere dei prezzi.
Credo si tratterebbe di un errore clamoroso, che abbiamo gia' compiuto tre decenni fa pagandone in maniera pesante le conseguenze. Questo per almeno due motivi, triti e ritriti, am sempre rapidamente dimenticati da chi e' pieno di buone intenzioni, ma senza voglia di considerare le conseguenze delle idee.
Il primo, di carattere generale, e' che i prezzi elevati del petrolio sono un segnale di mercato, in grado di orientare le scelte degli individui molto meglio di ogni sussidio o calmiere. Prezzi elevati, infatti, incoraggiano il risparmio energetico; l'esplorazione petrolifera alla ricerca di nuovi giacimenti; la ricerca sulle fonti di energia alternative ai comubstibili fossili. Al contrario, un prezzo sussidiato o calmierato per legge non incentiverebbe sicuramente il risparmio energetico, ma porterebbe semplicemente ad un mercato nero ed ad un eccessivo sfruttamento di una risorsa non correttamente prezzata, come insegna l'esempio di numerosi Paesi in via di sviluppo.
Cio' su cui bisogna riflettere invece, e' la posizione dello Stato o di un'azienda ad esso legata, in grado di imporre costi aggiuntivi per motivaizoni politiche. Esempi in Italia sono le regolamentazioni che ingessano il numero e la disposizione delle pompe di benzina, i limiti alla distribuizione e all'entrata nel mercato imposti da leggi dello Stato; all'estero, le aziende monopoliste e di Stato di Venezuela, arabia Saudita e Russia, oppure, nel suo piccolo, la nostra ENI, dasempre alla ricerca del miglior assetto oligopolistico possibile in Italia, in nome di una mistica per la quale cio' che e' bene per essa e' bene per l'Italia.
Il secondo punto rilevante riguarda, in particolare, il caso delle tasse straordinarie, la cosiddetta "windfall tax". SI ricorda che un anno di profitti eccezzionali significa poco. Negli ultimi anni, il settore petrolifero e' stato meno profittevole della media americana. Nulla di piu' naturale, quindi, che esistano cicli nei quali sia molto piu' profittevole della media; e' un fenomeno di ciclicita' comune, fra l'altro, a settori quali la produzione di acciaio e l'estrazione mineraria.
Sembrerebbe assurdo socializzare i profitti e privatizzare le perdite - anche se, almeno in Italia, sarebbe indubbiamente una gradita novita'.
Jerry Taylor e Peter Van Doren del Cato Institute , in un paper di oggi a commento delle notizie, definiscono l'atteggiamento comune su entrambe le sponde dell'Atlantico come un caso di Amnesia Economica .
Nonostante il tentativo dell'azienda di minimizzare il risultato, facendo notare che il risultato non e' cosi' stupefacente, se confrontato alle dimensioni aziendali, si e' subito levato un robusto coro di proteste, di richieste di tassazione straordinaria contro le major petrolifere e di proposte per un calmiere dei prezzi.
Credo si tratterebbe di un errore clamoroso, che abbiamo gia' compiuto tre decenni fa pagandone in maniera pesante le conseguenze. Questo per almeno due motivi, triti e ritriti, am sempre rapidamente dimenticati da chi e' pieno di buone intenzioni, ma senza voglia di considerare le conseguenze delle idee.
Il primo, di carattere generale, e' che i prezzi elevati del petrolio sono un segnale di mercato, in grado di orientare le scelte degli individui molto meglio di ogni sussidio o calmiere. Prezzi elevati, infatti, incoraggiano il risparmio energetico; l'esplorazione petrolifera alla ricerca di nuovi giacimenti; la ricerca sulle fonti di energia alternative ai comubstibili fossili. Al contrario, un prezzo sussidiato o calmierato per legge non incentiverebbe sicuramente il risparmio energetico, ma porterebbe semplicemente ad un mercato nero ed ad un eccessivo sfruttamento di una risorsa non correttamente prezzata, come insegna l'esempio di numerosi Paesi in via di sviluppo.
Cio' su cui bisogna riflettere invece, e' la posizione dello Stato o di un'azienda ad esso legata, in grado di imporre costi aggiuntivi per motivaizoni politiche. Esempi in Italia sono le regolamentazioni che ingessano il numero e la disposizione delle pompe di benzina, i limiti alla distribuizione e all'entrata nel mercato imposti da leggi dello Stato; all'estero, le aziende monopoliste e di Stato di Venezuela, arabia Saudita e Russia, oppure, nel suo piccolo, la nostra ENI, dasempre alla ricerca del miglior assetto oligopolistico possibile in Italia, in nome di una mistica per la quale cio' che e' bene per essa e' bene per l'Italia.
Il secondo punto rilevante riguarda, in particolare, il caso delle tasse straordinarie, la cosiddetta "windfall tax". SI ricorda che un anno di profitti eccezzionali significa poco. Negli ultimi anni, il settore petrolifero e' stato meno profittevole della media americana. Nulla di piu' naturale, quindi, che esistano cicli nei quali sia molto piu' profittevole della media; e' un fenomeno di ciclicita' comune, fra l'altro, a settori quali la produzione di acciaio e l'estrazione mineraria.
Sembrerebbe assurdo socializzare i profitti e privatizzare le perdite - anche se, almeno in Italia, sarebbe indubbiamente una gradita novita'.
Jerry Taylor e Peter Van Doren del Cato Institute , in un paper di oggi a commento delle notizie, definiscono l'atteggiamento comune su entrambe le sponde dell'Atlantico come un caso di Amnesia Economica .
"There is no evidence to suggest that recently reported oil company profits are particularly large when contrasted with the profit margins of all public companies. Profits in the oil sector have historically been lower than profits in the rest of the U.S. economy, so profits would have to be quite large for some time before they equaled returns in other sectors of the economy. Restricting profit opportunities now would amount to a form of one-way capitalism in which meager profits are allowed but more robust profits are punished"