Da F&M di Sabato 28 Gennaio : L’uomo dell’Eni
La recente crisi del gas, che allarma i governi europei e ha fatto emergere il nuovo ruolo che la Russia di Putin intende giocare nel contesto internazionale, ha anche rivelato alla stampa italiana
alcuni piccoli segreti rispetto a quanto le cancellerie - ufficiali e non - hanno fatto negli anni passati per consolidare le relazioni tra Italia e Unione Sovietica, prima; con la Federazione Russa, poi.
Da qualche tempo si leggono dotte dissertazioni dal sapore un po’ reducistico sui rapporti tra l’Eni e la Russia negli ultimi trent’anni.
Autore di questi commenti è Mario Reali, per un quarto di secolo responsabile a Mosca dell’Azienda del cane a sei zampe, nonché abile tessitore di trame e strategie che avrebbero dovuto consentire uncorretto e proficuo svolgersi degli affari del gigante italiano in terra di Russia. In realtà, per quanto si comprende dai suoi stessi racconti, questo lavoro non ha prodotto risultati esaltanti: l’Eni non ha voluto discutere una collaborazione con Gazprom per costruire e gestire i rigassificatori che oggi tutti reclamano; ha rinunciato a sviluppare il giacimento di Astrakan; non ha partecipato al gasdotto del Baltico, allo sviluppo del maxigiacimento di Shtokman, e chissà dove finisce il gas che l’Eni estrae a Karashaganak.
Più che un mezzo disastro, insomma. Se il freddo di questi giorni costringe Berlusconi a telefonare più volte a Putin per chiedergli di non chiudere i rubinetti del gas verso l’Italia, il rappresentante dell’Eni cosa ci stava a fare, lì a Mosca? Eppure, malgrado gli ultimi dossier non vadano nel verso giusto, tanto da far adombrare il ricorso agli avvocati, Reali è stato al servizio dell’azienda italiana fino al 2005. Può essere, anzi sarà certamente così, che l’ex rappresentante Eni a Mosca non sia l’unico responsabile dei fallimenti di questi mesi. Epperò fa specie leggerne i commenti sulla stampa nazionale, dai quali sembra che lui sia del tutto estraneo alle vicende di cui parla.
La recente crisi del gas, che allarma i governi europei e ha fatto emergere il nuovo ruolo che la Russia di Putin intende giocare nel contesto internazionale, ha anche rivelato alla stampa italiana
alcuni piccoli segreti rispetto a quanto le cancellerie - ufficiali e non - hanno fatto negli anni passati per consolidare le relazioni tra Italia e Unione Sovietica, prima; con la Federazione Russa, poi.
Da qualche tempo si leggono dotte dissertazioni dal sapore un po’ reducistico sui rapporti tra l’Eni e la Russia negli ultimi trent’anni.
Autore di questi commenti è Mario Reali, per un quarto di secolo responsabile a Mosca dell’Azienda del cane a sei zampe, nonché abile tessitore di trame e strategie che avrebbero dovuto consentire uncorretto e proficuo svolgersi degli affari del gigante italiano in terra di Russia. In realtà, per quanto si comprende dai suoi stessi racconti, questo lavoro non ha prodotto risultati esaltanti: l’Eni non ha voluto discutere una collaborazione con Gazprom per costruire e gestire i rigassificatori che oggi tutti reclamano; ha rinunciato a sviluppare il giacimento di Astrakan; non ha partecipato al gasdotto del Baltico, allo sviluppo del maxigiacimento di Shtokman, e chissà dove finisce il gas che l’Eni estrae a Karashaganak.
Più che un mezzo disastro, insomma. Se il freddo di questi giorni costringe Berlusconi a telefonare più volte a Putin per chiedergli di non chiudere i rubinetti del gas verso l’Italia, il rappresentante dell’Eni cosa ci stava a fare, lì a Mosca? Eppure, malgrado gli ultimi dossier non vadano nel verso giusto, tanto da far adombrare il ricorso agli avvocati, Reali è stato al servizio dell’azienda italiana fino al 2005. Può essere, anzi sarà certamente così, che l’ex rappresentante Eni a Mosca non sia l’unico responsabile dei fallimenti di questi mesi. Epperò fa specie leggerne i commenti sulla stampa nazionale, dai quali sembra che lui sia del tutto estraneo alle vicende di cui parla.