mercoledì, febbraio 22, 2006

Davvero tutti al centro? MIca tanto

Jonathan Rauch su Reason dibatte la teoria e l'importanza dell' elettore di centro: uno studio piu' accurato dell'elettorato di centro, almeno negli USA, chiarisce come il "voto indipendente" non sia, in realta', poi cosi' indipendente: gli elettori veramente indecisi non sarebbero il 35%, come normalmente si pensa, ma neppure il 10% . Le conseguenze sono estremamente interessanti.

Il vero movimento avviene in realta' a causa della disaffezione verso il partito preferito, quando viene percepito come "deviante" rispetto alle proprie preferenze ; questo non genera un cambio di voto, ma un aumento asimmetrico dell'affluenza alle urne. Ad esempio, i successi repubblicani si spiegano con una magigore affluenza relativa alle urne, generata dalla percezione che il GOP (tuttora minoritario, nonostante stia rapidamente chiudendo il gap) abbia "tradito" l'elettore meno che i Democratici.


Ora, la nuova legge elettorale riduce notevolmente la possibilita' di applicare questo ragionamento al caso italiano; tuttavia, una lezione risulta abbastasnza chiara: Karl Rove aveva ragine, quando sosteneva che la cosa piu' importante consiste nel mobilitare i propri elettori, piu' che conquistare il numero ridotto di indipendenti. E la CdL, tramite Berlusconi, sta applicando questa lezione meglio dell'Unione, che ha minori possibilita' di sfurttare questo tipo di strategia.
Il motivo sta nella magiore eterogeneita' dell'elettorato di riferimento delle singole forze politiche che compongono la gioiosa macchina da guerra ulivista: accontentare un rifondarolo significa creare disaffezione in un popolare. Che non deve neppure cambiare sponda, ma semplicemente non andare a votare, per danneggiare le chance di vittoria di Prodi.


Non so se possa bastare a vincere le elezioni, purtroppo....

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