Quanto è corretto, per un liberale, appoggiare una corporazione che
sfrutta un oligopolio per imporre le proprie ragioni ad un altro?
Da simpatizzante
oggettivista, è forte la tentazione di guardare all'agitazione degli autotrasportatori come ad uno "sciopero dei produttori", il rifiuto di chi crea, lavora e produce di continuare a lavorare, per non farsi più sfruttare dai propri simili. Una tentazione a cui resistere, perché, al di là delle lamentele legittime, i modi sono totalmente inaccettabili e le richieste dei trasportatori tradiscono a volte il modo di pensare di una corporazione, non di un'associazione di imprenditori in cerca di libertà.
Il punto di vista dei camionisti è stato ben descritto da
Oscar Giannino, che ricorda la disparità di trattamento fra gli autotrasportatori nostrani nei confronti della concorrenza straniera: il carico fiscale asfissiante, le accise sul carburante, i controlli di "qualità", minuziosi per gli italiani, ma nulli sulle strade e quindi per i mezzi provenienti dall'estero.
Il governo ha gestito in maniera indegna l'intera vertenza, chiudendosi a riccio contro una categoria ritenuta ostile, gettando l'Italia nel caos per una questione di puntiglio, dal punto di vista dei collettivisti al potere: hanno calato le braghe di fronte a chiunque, adesso rifiutano di trattare per l'ennesima volta proprio con chi tiene il coltello sulla giugulare economica nazionale?
La richiesta di una tariffa minima e del "numero chiuso" o poco più per gli operatori del settore chiariscono la natura della protesta: gli autotrasportatori non vogliono maggiore libertà di competere, ma maggiore protezione e per questo hanno bloccato una nazione.
Si tratta di un errore , soprattutto da parte degli scioperanti: finché accettano di trattare all'interno delle regole dell'economia dirigista, dove l'obbiettivo è il piccolo aggiustamento della camicia di forza e non il suo smantellamento, nel lungo periodo saranno sempre perdenti, perché preda di un sistema che li considera come un gregge da mungere e da macellare.
Avrei potuto sopportare i disagi derivanti da una battaglia per la libertà di produrre, non certo per assistere all'ennesima richiesta di concessioni, protezioni e palliativi, per quanto questa possa essere giustificata: niente Atlante in rivolta, purtroppo, ma l'ennesimo scontro dove i razziatori si nascondono anche sia tra le file degli imprenditori che fra quelle dei governanti.
Hat tip:
Jim Momo,
Nicola Porro,
Oscar Giannino,
Radicali.itUpdate:
Oggettivista ne parla, da oggettivista, in maniera + chiara che qui
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