lunedì, marzo 06, 2006

Cacciatori di teste e declini euroitalioti

Secondo il "Riformista", il film "Cacciatori di teste " descrive benissimo la "Vecchia Europa", fatta di una classe media spaesata dalla globalizzazione e che cova odii inconfessabili. Aggingerei una riflesisone : gli stereotipi contenuti in un film del genere la dicono lunga sull'atteggiamento dei nostri "chierici" , sempre pronti a tradire: la globalizzazione ed il mercato come maledizioni alienanti, che costringono a scelte disumane. Trent'anni fa, gli stessi chierici avrebbero stigmatizzato l'alienazione della fabbrica o della grande azienda, che ora dipingono come un Paradiso perduto. Il mondo cambia: si puo' pagare il prezzo del successo, o quello del fallimento; ma negare il cambiamento non serve a nulla, se non a restare indietro.

"Tony Giddens, al convegno di Glocus tenutosi a Venezia, ha disegnato un patchwork ideale dell'Europa che servirebbe. Un Frankenstein buono fatto di «un livello finlandese di information technology, un livello tedesco di produttività industriale, un livello svedese di eguaglianza, un livello danese di occupazione, un livello irlandese di crescita, un livello francese di sanità pubblica, un livello lussemburghese di reddito pro capite, un livello norvegese di scolarità, un livello britannico di cosmopolitismo, e un clima cipriota». Dell'Italia, al momento, non c'è niente da salvare, nemmeno il tempo atmosferico."

(Grazie a Tipi x la segnalazione)

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