mercoledì, marzo 29, 2006

COme aiutare il contadino cinese

Ad esempio, si potrebbe iniziare a resituirgli il diritto di proprieta' della terra che coltiva.
Gia', lo slogan "la terra ai contadini" e' sempre stato una solenne presa in giro, dai tempi di Lenin in poi, sino ad oggi in cIna: la terra, anzi, tutto quanto, allo Stato ed ai suoi padroni , e' sempre stato il vero motto del comunismo realizzato, in linea questo con le raccomandazioni di Marx.
COerentemente con tale impostazione, il governo cinese si lambicca la mente per escogitare rimendi "solidali" e socialisti per migliorare lo stato delle masse rurali, ma i diritti di proprieta' della terra non sono mai neppure menzionati nei piani dei politici locali.

Timore di perdee purezza ideologica? O timore dei capibanda ahem capi locali del partito di perdere potere? IN fondo, il capitalismo cinese e' in certi aspetti un ibridofra il primo capitlaismo settecentesco, l'economia di rapina dei pegigori momenti dell'Impero Romano ed il socialismo duiro e puro : sono i baroni a creare le fabbriche o a detenere la proprieta' delle fattorie, come nell'Inghilterra previttoriana, ma lo fano col denaro delle banche statali, ossia con i soldi estorti alla cittadinanza a colpi di "pianificazioni" estorsive in maniera diretta ed indiretta.
Al contrario della gentry, pero', neppure i capibastone cinesi possono vantare diritti di proprieta' su cio' che hanno creato. E quindi, ecco un "capitalismo" di rapina, simile a quello dei peggiori proconsoli romani nelle province : ruba finche' puoi, tanto non e' e non sara' mai roba tua.

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