venerdì, marzo 31, 2006

Orsi che ballano

L'Orso di pietra Diaconale
ha un paio di note a margine del Ballaro' con la strana coppia Bonino-Bertinotti.
Per decenza, mi astengo dal commentare l'altra coppia, Berlusconi-Rotondi; spero sia la dimosrazione che la filantropia del Cavaliere talvota lo renda cieco sordo e un po' rinco ...


A Silvio Berlusconi si può e si deve rimproverare di non aver costruito una classe dirigente degna di questo nome nei cinque anni in cui è stato al governo. Con Silvio Berlusconi ci si può lamentare perché, a dispetto di una maggioranza larghissima e irripetibile, non ha promosso nessun profondo cambiamento nella realtà sociale e politica del Paese. Ha lasciato immutato il sistema bancocentrico che affida tutto il potere economico e finanziario (e quindi politico) ad un pugno di banchieri che rispondono solo a sé stessi. Non ha minimamente scalfito il sistema delle corporazioni che tengono stretto il Paese in una sorta di camicia di forza (a partire da quella dei magistrati fino a quella degli insegnanti). Non ha avviato alcun tipo di liberalizzazione e, invece di procedere con una sorta di machete rivoluzionario, a disboscare la giungla di una legislazione contorta, astrusa, sovrabbondante e priva di una qualsiasi funzione, l’ha accresciuta dimenticando ogni proposito di semplificazione. E non basta. A Silvio Berlusconi si può e si deve contestare di non aver mosso un dito di fronte alla ricomposizione di quella nefasta lobby di potere che da tempo immemorabile piega ai propri interessi quelli collettivi degli italiani e che fa capo alla Fiat. E, di seguito, a Silvio Berlusconi si può e si deve contestare di non aver avviato neppure uno straccio di iniziativa in quel settore della comunicazione che soffre da anni del peso dello strapotere della vecchia egemonia post-comunista e che in cinque anni di centro destra si è rafforzata nel proprio ruolo antidemocratico di fabbrica del consenso per la sinistra.

A Silvio Berlusconi, dunque, si può e si deve chiedere conto di tutte queste inadempienze. E di tante altre che è inutile enumerare. Ma ciò che non si può, per decenza e onestà intellettuale, è farlo stando a fianco di chi vuole conservare l’eterna nomenklatura attuale, è ostile a ogni forma di cambiamento tranne a quello che ipotizza il ritorno al consociativismo politico e sociale degli anni ’70, non si pone il problema della degenerazione bancocentrica del sistema perché gode della benevolenza di alcuni banchieri, è per la difesa ottusa delle corporazioni (da quella dei magistrati fino a quella degli insegnanti), è un feroce avversario delle liberalizzazioni, crede nel potere miracolistico e salvifico della sovrabbondanza di legislazione, vive da sempre in simbiosi inscindibile con la Fiat nella convinzione che capitalisti e le aristocrazie operaie “simul stabunt, simul cadent” e, dulcis in fundo, è parte integrante e usufruisce dell’egemonia post-comunista nella comunicazione e della sua invereconda e deformante fabbrica del consenso. Per questo mi ha dato fastidio vedere Emma Bonino picchiare fendenti contro Silvio Berlusconi fianco a fianco di Fausto Bertinotti. Per questo trovo vergognoso che i radicali gongolino per la continua e strumentale attenzione che la stampa della lobby Fiat, montezemoliana e bazoliana dedicano loro. Quella stampa che da sempre giustamente Marco Pannella denuncia come parte integrante della mafia di potere.

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