Dopo il rally di lunedì e gli ultimi giorni di relativa calma, qualcuno si spinge a ipotizzare che il peggio sia passato e che non vedremo più gli assalti ai quotazioni di titoli finanziari a cui abbiamo assistito nei mesi scorsi.
Il peggio potrebbe essere passato, per ora, soprattutto graztie alla montagna di liquidità fornita dalle banche centrali e dalle vastissime garanzie fornite dai governi. La volatilità è comunquea ancora fra noi e il comparto assicurativo USA ne fa le spese: Hartford Financial ha dimezzato il proprio valore in una sessione, trascinandosi dietro il resto del settore.
Pare che il Tesoro e la Fed stiano studiando un omdo per offrire anche agli assicuratori un piano di salvataggio.
Nel frattempo, come avevamo già sospettato, anche il settore automobilistico si è messo in coda per avere un sussidio, arruolando un nutrito numero di politici a fare da portavoce. Il FMI, disprezzatissimo alfiere della mondializzaizone demopultogiudaicomassonica, ha predisposto un pacchetto di 100 miliardi per aiutare i paesi emergenti in crisi valutaria, ridiventando di colpo l'adorato zio d'America anche agli occhi dei go0verni più socialisti.
Di questo passo, quanto ci vorrà prima che siano i governi del G7 ad avere bisogno di un piano di salvataggio?
Non si tratta soltanto di moralismo a buon mercato: è stato il "moral hazard", la speranza che in caso di problemi lo Stato sia sempre pronto a salvare le nostre terga, a portarci dritti in questa cirsi; ogni successivo salvataggio scava voragini sempre più profonde non soltanto nei conti pubblici, che ne usciranno devestati, ma soprattutto nella mentalità occidentale.
Il pacchetto governativo di aiuti per chi non riesce a pagare il mutuo, per fare un esempio, sta già
creando incentivi perversi: chi sinora ha pagato il mutuo si chiede perché dovrebbe essere penalizzato, rispetto a chi ha comprato una casa che non poteva permettersi e adesso viene sussidiato dal governo, con denari prese dal reddito di tutti gli altri cittadini. Il risultato è che si fa strada la tentazione di smettere di pagare, dichiarandosi indigenti.
Hat tip: Calculated Risk
venerdì, ottobre 31, 2008
Crolli assicurativi e code per il sussidio
lunedì, ottobre 27, 2008
Anche gli sceicchi piangono. E alcuni di noi con loro
La crisi è arrivata anche sul Golfo Persico: grazie alla riduzione del credito ed al collasso del prezzo del petrolio, le prospettive economiche delle petromonarchie sono in calo, con gli usuali risultati: crollo di banche e Borse e dei mercati immobliari della regione, drogati da credito facile, illusioni di finanza islamica e accecati da una cultura finanziaria spesso arretrata. Con una serie di ripercussioni gravi, nel breve e nel medio periodo, sia per gli arabi che per noi occidentali, pronti a divenire dipendenti dal riciclo dei petrodollari in maniera ben più stabile che nel recente passato.
Sono fniti i miliardi derivanti dalla vendita di petrolio? No, ci sono sempre, ovviamente, ma non per tutti e non per tutto. Non per tutti i potentati del Golfo, perché alcune nazioni, come ad esempio Dubai non hanno in realtà grandi giacimenti; non per tutto, perché è grande il peso degli stati assistenziali e clientelari costruiti sul reddito dai pozzi : l'Arabia Saudita spende pochi dollari per estrarre un barile petrolio, ma il costo di sussidi e servizi sociali ammonterebbe a circa 55 dollari per ogni barile di petrolio venduto. Con il petrolio che veleggia intorno ai 60 dollari, le finanze saudite non sembrano più tanto floride.
La monarchia saudita si trova di fronte ad una scelta difficile: obbligare a lavorare una popolazione ormai abituata ad ottenere gratuitamente quasi ogni servizio e, nel caso delle classi medie ed agiate, un lavoro di tutto riposo appena finiti gli studi; oppure ridurre i sussidi al radicalismo islamico all'estero, tagliare le spese militari, ridurre il consumo della Real Casa e gli sperperi del clero?
Molte piccole monarchie del Golfo Persico non hanno il problema di uno stato assistenziale ipertrofico ed hanno cercato intelligenetemente una diversificazione dal petrolio, crescendo tuttavia in alcuni casi troppo e troppo in fretta, innescando un boom la cui solidità potrebbe essere stata sopravvalutata.
Si è parlato della speranza o della minaccia rappresentata dai cosiddetti fondi sovrani e più in generali dagli investimenti provenienti dai paesi emergenti. Si è ovviamente fatt amolta confusione fra fondi sovrani ed investimenti da parte aziende di Stato Al peggiorare della congiuntura finanziaria, lo scetticismo per l'intervento é stato sostituito dalla ricerca del maggior quantitativo di denaro con la minore interferenza nelle scelte aziendali e politiche. I fondi sovrani dei paesi arabi sono sembrati perfetti : nominalmente autonomi dai propri governi, ma culturalmente legati allÄEurpoa e sensibili ai suggerimenti degli autocrati al potere, pochissimo indebitati e quindi senza rischi di necessità improvvise di monetizzare il proprio investimento ed andarsene, abituati ad investimenti di medio e lungo periodo.
Una crisi finanziaria nei paesi d'origine potrebbe fare abortire l'impegno dei fondi sovrani quali azionisti strategici di lungo periodo: I soldi sono necessari nel giardino di casa e, quindi, le stesse motivazioni politiche che portano alcuni fondi sovrani ad investire in maniera "paziente" e soprattutto poco esigente potrebbero tenerli lontani dai mercati occidentali. Lasciando il campo libero a cinesi ed indiani? O costringendo, finalmente, politici e regolatori ad affrontare la realtà e a smettere di giocare all'apprendista stregone e lasciare in pace gli operatori economici?
domenica, ottobre 26, 2008
Il nocciolo del problema
clipped from www.destralab.it È, il nostro, l’immobilismo di un Paese abbarbicato a ciò che ha vissuto perché non riesce a credere più nel proprio futuro, di un Paese che sotto la vernice di un’eterna propensione alla rissa in realtà fugge come la peste ogni rottura e conflitto veri, e desidera solo continuità. Che come un vecchio Narciso incartapecorito anela solo a rispecchiarsi nel già visto.
«Non mi preoccupa la manifestazione, ma che il governo ombra non abbia prodotto assolutamente nulla» |
Posted by Unknown at 5:29 PM |
Trova la differenza
Sono davvero stati due milioni e mezzo? Se sì, devono avere un talento innato per mimetizzarsi, se le foto di RDM sono prese in momenti paragonabili : i due milioni di Wolter il bancarottiere sembrano nettamente meno dei 700mila dell'Articolo 18 di Sergio Cofferati
Posted by J.C. Falkenberg at 10:47 AM |
venerdì, ottobre 24, 2008
C'è sempre una prima volta: mercati americani a rischio di chisura.
Il future sull'indice Dow Jones Industrials è sospeso per eccesso di ribasso. Non era mai accaduto nella storia del Globex, il mercato dove il future sull'indice viene scambiato quando il mercato USA è chiuso.
I mercati dei cambi stanno impazzendo, il cambio Euro-Yen è al collasso per la chiusura dei carry trade rimasti.
CI sono voci di un possibile Capter 11 per General Motors.
*S&P 500 DEC. FUTURES CANNOT FALL BELOW 855.2 UNTIL U.S. OPENS
*S&P 500 FUTURES REACH `LIMIT DOWN' LEVEL OF 855.2, CME SAYS
Posted by J.C. Falkenberg at 11:35 AM |
Labels: Dow , futures , General Motors , Mercati
giovedì, ottobre 23, 2008
Le nuove vette del baratro per gli indici sul credito
Ci siamo: gli indici che seguono la performance del credito, fra cui l'indice Itraxx Main S10, hanno toccato nuovi massimi storici (ossia nuovi minimi in termini di prezzo). Siamo, di nuovo, in territorio sconosciuto.
Il catalizzatore, questa volta, è un mix di dati macroeconomici sempre negativi, risultati aziendali contenenti previsioni e giudizi estreamamente pessimistici sull'anno in arrivo e di un ingrediente riapparso da altre crisi: le liquidazioni forzate di interi portafogli di titoli e derivati da parte di banche ed hedge funds, che in assenza di "speculatori" disposti a fornire liquidità in cambio di un guadagno di breve periodo, rischiano di inondare il mercato e minare la debole normalizzazione in corso.
mercoledì, ottobre 15, 2008
Siamo disperati, ma non abbastanza da non tirare sul prezzo
Sembra che alcuna banche britanniche stiano lamentandosi del prezzo elevato che sarebbero costrette a pagare per i fondi offerti dal governo e stiano cercando un modo per evitare di doverli utlitzzare, vendendo attività non indispensabili o lanciando aumenti di capitale.
Per fortuna che l'intervento governativo era indispensabile, altrimenti il mondo sarebbe crollato: adesso possiamo persino permetterci una discussione sul prezzo.
Almeno significa che il piano inglese è stato pensato in maniera corretta: il prestatore di ultima istanza deve farsi pagare un prezzo elevato, a cui ricorrere quando è totalmente impossibile ricorrere ad altre fonti di gfinanziamento. Altrimenti, diventa una facile mucca da mungere, come sembra essere diventata la Fed in certi frangenti.
Posted by J.C. Falkenberg at 8:34 AM |
Labels: Banche Centrali , Crisi , Fed
martedì, ottobre 14, 2008
Da Wellington (O brother, where art thee blog?)
Winston Churchill una volta disse che il miglior argomento contro la democrazia sono cinque minuti di conversazione con l'elettore medio. Questo spezzone radio in cui Howard Stern intervista elettori di Obama ad Harlem chiedendogli se sono d'accordo con le politiche di McCain facendole passare per posizioni di Obama ne è una magnifica conferma.
Crisi finanziaria e responsabilità, non facciamoci ingannare
Crossposto un mio commento al pezzo riportato su Hurricane_53, Crisi finanziaria e responsabilità
Il sistema che vediamo tanto in difficoltà è tutt'altro che "anarchico" e lasciato a se stesso: al contrario , è stato creato da politiche statali, garantito implicitamente dallo stato e se le responsabilità non verranno punite sarà grazie all'ennesimo intervento statale.
Al centro della bolla speculativa ci sono enti statali quali le banche centrali ed i colossi parastatali del credito immobiliare, qualcosa cdi completamente avulso da un libero mercato; in Europa, le grandi banche commerciali, regolate e sorvegliate in teoria da agenzie pubbliche.
In una economia libera di mercato, nessuno avrebbe affidato ciecamente i propri soldi a certi intermediari , se non dopo averne controllato solidità ed affidabilità; nessuno avrebbe giocato col fuoco e speculato in una scala tanto grande, nessuno si sarebbe sognato di credere a semplici parole, senza esperti che ne corroborassero la validità. L'intervento statale,invece, ha impedito che le banche che non controllavano accuratamente i propri rischi fallissero, lasciando il campo ad istituti migliori e più prudenti.
Gli "speculatori" al ribasso sono soltanto un contorno: quelli che hanno gonfiato la bolla hanno sfruttato quello che lo Stato ha messo loro a disposizione, esentandoli dalla necessità di competere in un mercato libero; quelli che hanno venduto allo scoperto sono il bambino che ha urlato che il re era nudo. Accusarli significa sparare al messaggero, invece che affrontare il problema. E non sono sicuro che il problema si risolva dando ancora maggiore potere a quelli che hanno creato il sistema che adesso ci casca addosso.
Posted by Unknown at 9:26 PM |
Pinocchio è meglio della fatina
Per chiunque avesse sottoscritto la leggenda urbana dei "cattivi liberisti selvaggi che hanno distrutto la nostra meravigliosa età dell'oro socialista" - e nell'Unico Aggregatore Italiano ch ebazzico ne ho trovati anche troppi.
Ci sarebbero pagine e pagine da scrivere sui fatti che dimostrano la natura mitologica del "Mercatismo dannoso", montagne di dati che evidenziano l'origine statale del problema ed il ruolo di stabilizzatore svolto dai processi di mercato, interi volumi di storia sui disastri del socialismo in tutte le sue salse, alcuni saggi da scrivere sulle distorsioni alla razionalità provocate da un'educazione collettivista.
Ci srarebbero Megabyte di blog post ed articoli professionali da linkare, per aprirvi gli occhi sui dettagli, mentre per chiarirvi qual è la chiave d'interpretazione generale, ci sarebbero molti dei grandi pensatori che avete messo nel vostro pantheon senza mai sfogliarli.
Per ora, leggetevi Pinocchio, per capire quanto i "mercatisti" abbiano criticato il sistema da molto prima di voi, senza aspettare di sbatterci il muso ed agitarsi come dei polli decapitati. O Jinzo, per capire dove vi stanno portando e verso quale Era Oscura marcerete, felici e contenti dietro l'ennesimo Pifferaio. Leggetevi Phastidio, che vi spiega cosa è successo e cosa succede, non cosa i nostri ignorantissimi intellettuali pensano sia capitato.
Non vi fidate? Bene, allora fidatevi di chi non ha azzeccato nulla in vista sua, salvo quale natica leccare e quanto rapidamente cambiarla.
Posted by J.C. Falkenberg at 12:54 PM |
Labels: scuola austriaca , Statalismo
Lezioni dalla Russia: ai sussidi non c'è mai fine
Le società russe a cui il governo ha offerto sussidi per circa cinquanta miliardi di dollari stanno già richiedendo una ulteriore dose di capitale a spese del contribuente.
Noi italiani lo sappiamo bene e dovremmo ricordarcelo: quando il governo comincia a finanziare aziende, è sin troppo facile continuare a chiedere soldi, invece di cercare una soluzione di mercato. Sono sorpreso che i russi non se lo ricordino.
By Alex Nicholson
Oct. 13 (Bloomberg) -- Russian companies are already asking
for more than the $50 billion offered by state development bank
Vnesheconombank, Chairman Vladimir Dmitriev said today.
Thirty-five companies and 20 financial institutions have
already applied for loans, Dmitriev said in comments shown by
state broadcaster Vesti-24.
Each borrower will be able to seek no more than $2.5 billion
and no less than $100 million, he said. Applications would be
processed in 18 days.
Posted by J.C. Falkenberg at 7:50 AM |
Labels: Russia , Statalismo
lunedì, ottobre 13, 2008
1972 in pieno: Pop Krugman
Stavolta 1972 sintetizza benissimo:
"Pop Krugman. Il Nobel più facile, adesso che Bush è alla fine, la crisi all'apice e Obama alle porte."
Posted by Unknown at 9:45 PM |
Viking age iceland
Visotil diluvio di pessime notizie sull'Islanda, è d'obbligo ricordare la lunga ed interessante storia dell'isola, fra cui spicce il primo periodo vichingo, visto come uno dei pochi esempi di organizzazione libertaria: una nazione dotata di leggi, ma priva di un governo in grado di impiegare la coercizione. Il periodo non era certo una impossibile utopia anarco-collettivista od un paradiso anarco-cpaitalista, ma non sfigurava di certo nel panorama intriso di sangue dell'Europa d'allora.
Banche Centrali, l'ennesima opzione "nucleare"
D'accordo con la Fed, la Bank Of Engliand, la BCE e la Swiss National Bank hanno annunciato che offriranno liquidità illimitata in dollari.
La mossa è un fatto senza precedenti: la politica monetaria della Fed viene ora esplicitamente implementata anche tramite altre banche centrali, alle quali di contro viene di fatto subappaltata la possibliità di stampare denaro nella divisa nordamericana a propria discrezione.
I rischi e le opportunità divengono enormi: il coordinamento della politica monetaria mondiale diviene sempre più stretto, mentre i rischi di una deflazione si riducono in favore di quelli verso una espolosione inflazoinistica, nel caso le banche centrali sbagliassero nel dirigere questo ifume di cartamoneta.
Se si tratti di atto di supremo coraggio o di lucida follia dettata dalla disperazone, non vogliamo davvero saperlo.
LONDON -- The Bank of England, the European Central bank and the Swiss National bank Monday said they will offer unlimited U.S. dollar funds to banks.
In a joint statement, the central banks said the terms of their respective currency swap arrangements with the U.S. Federal Reserve had been altered to "accommodate whatever quantity of U.S. dollar funding is demanded."
In the statement, the Bank of Japan said it's considering the introduction of similar measures.
The central banks will offer seven-, 28- and 84-day U.S. dollar funding at fixed interest rates that are set in advance of each operation.
"Counterparties... will be able to borrow any amount they wish against the appropriate collateral," all five central banks said in a statement.
Central banks will continue to work together amid the financial crisis and are prepared to take "whatever measures are necessary" to provide sufficient liquidity, the statement said.
Posted by J.C. Falkenberg at 9:06 AM |
Labels: Banche Centrali , BCE , Credit crunch , ECB , Fed , liquidità
La civiltà continua
Anche se scosso dalla crisi finanziaria e dall'emergere di culture dall'incerta tendenza alla sperimentazione, il complesso tecnologico occindentale fa del suo meglio: ecco un microscopio talmente piccolo da stare su di un singolo chip, costruito con materiali disponibili in un qualsiasi catlaogo di elettronica commerciale. A quando il tricorder?
Posted by J.C. Falkenberg at 8:28 AM |
Labels: Science fiction , Tecnologia
venerdì, ottobre 10, 2008
Humour nero dai mercati
**************** A NOTE FROM MANAGEMENT ***************
DUE TO THE RECENT BUDGET CUTS, AND THE RISING COST OF ELECTRICITY, GAS, AND OIL, THE LIGHT AT THE END OF THE TUNNEL HAS BEEN TURNED OFF.
WE APOLOGIZE FOR ANY INCONVENIENCE
Nota dal management:
A causa dei recenti tagli al budget ed al costo crescente di elettricità, gas e petrolio, la luce in fondo al tunnel è stata spenta.
Cis scusiamo per il disagio.
giovedì, ottobre 09, 2008
L'altra metà della crisi: Prestiti LBO nei guai
Il mercato subprime è stato soltanto uno dei mercati in cui si è manifestato l'eccesso di credito facile innescata dalle banche centrali negli ultimi anni.
L'altro mercato i cui fondamentali sono stati distori è quello dei prestiti erogati per finanziare operazioni di leveraged buy-out. Questo mercato è ora quasi chiuso e il deterioramento della qualità dei prestiti sta accelerando, almeno negli USA:il numero di prestiti definiti "problematici" è quasi triplicato .
[I prestiti sindacati, ossia erogati sa un gruppo di banche invece che da una sola, contengono una serie di requisiti patrimoniali che vengono regolarmente controllati per determinare gli spread che l'azienda deve pagare sul debito. Quando questi reuisiti vengono violati ni maniera seria, i prestiti vengono definiti "problematici"] .The percentage of large syndicated US loans rated as problematic has
nearly tripled in the last year, highlighting the damage done by the lax
underwriting standards of the private equity boom, ...The annual federal “shared
national credits” survey - which examines credit committments of more than $20m
held by three or more banks - found that $373.4bn of such loans faced actual or
potential difficulties at the end of the second quarter.That was an increase of
$259.3bn from the total of “criticised” loans during the previous year. Such
problem credits accounted for 13.4 per cent of the total held by lenders in the
US, up from 5 per cent the previous year, the survey showed.
Posted by J.C. Falkenberg at 7:49 AM |
Labels: Banche , Crisi , LBO , Private Equity
martedì, ottobre 07, 2008
Nya
E bravo Jinzo - sempre ottime idee.
http://nyarlath0tep.wordpress.com/
Non c’è ragione alcuna perchè le castronerie del socialismo imperante e
dello statalismo sempre più disgustoso che si diffondono apertamente anche nei
meandri della blogosfera debbano passare come inosservate e impunite. La libertà
di parola è un bene prezioso, ma di certo è un bene prezioso anche la libertà,
da parte nostra, di sbertucciare i numerosi improvvisatori che dalle stanze
putrescenti di un centro sociale o dalla divisa-grembiulino di un circolo di
Forza Italia si dedicano all’insegnamento di improbabili discipline stataliste,
derise dagli esperti e difese naturalmente dai politici loro padroni. Nyarlathotep è il
blog-gogna che sulla scia del progetto La Zecchina
Invidiosetta, si propone di incorniciare le scemenze che ci rifilano questi
Mozart della castroneria. Nyarlathotep ha bisogno delle vostre segnalazioni! Se
desiderate essere linkati e partecipare al progetto di sbertucciamento, lasciate
la URL del vostro blog nei commenti di Nyarlathotep. Le info nella colonna a
destra. Grazie per la cortese attenzione.
Posted by Unknown at 7:48 PM |
Labels: Blog , Blogosfera , Socialismo
F*ck the banks , la Fed presta direttamente alle aziende
Il primato della produzione sulla finanza?
Detto fatto: la Fed, con l'assistenza del Tesoro, ha annunciato un programma di acquisto di commercial paper, ossia di cambiali a breve termine emesse direttamente dalle aziende.
Questo mercato è il principale metodo di finanziamento a breve termine per le grandi aziende USA (mentre in Italia si preferiscono strumenti bancari, come lo scoperto di conto corrente).
La Fed, insomma, si prepara a prestare direttamente alle aziende. In questa maniera spera di poter fornire ossigeno all'economia reale senza dover sovvenzionare in maniera ancora piu massiccia, ma tutto sommato inutile, una serie di banche commerciali troppo ossessionate dai propri investimenti andati a male per continuare a fare il proprio lavoro.
La soluzione riduce anche il problema annoso dell'effetto asimmetrico della fornitura di liquidità: se le banche commerciali non sono intenzionate a prestare alle aziende ed a lavorare l'una con l'altra, le iniezioni di liquidità servono a poco o nulla perché non vengono trasmesse all'economia reale.
La maggiore controindicazione è che adesso sarà la Fed, ossia una burocrazia statale, a decidere l'allocazione del credito; un genere di intervento e si è sempre rivelato totalmente disastroso, generando distorsioni e favoritismi immani, ma che stavolta si spera di poter gestire con prudenza applicandolo in maniera solo temporanea e solo a crediti di poche settimane o mesi emessi da primarie aziende.
Il paradosso e l'amara ironia è che non soltanto il sistema parabancario non regolamentato per ora sopravvive meglio di quello regolamentato, ma che persino la Fed, con questa mossa, lo riconosce implicitamente, scavalcando le "proprie" banche, sino ad ora protette e coccolate come indispensabili e rivolgendo le proprie attenzioni direttamente ad un mercato mobiliare.
In gran parte d'Europa l'architettura finanziaria è stata distorta e compressa sino a pochi anni fa, in modo da incentrare sulle banche commerciali ogni tipo di intermediazione finanziaria, a volte impedendo a lungo la nascita di mercati come quello della carta commerciale. Se fossimo nella stessa situazione, insomma, noi europei non avremmo un sistema "in presa diretta" per lo scambio di denaro, ma saremmo impantanati nei medesimi drammi descritti da Keynes e visti recentemente in Giappone. Alla faccia della "sicurezza" della regolamentazione.
L'Orso Russo in Islanda
Effetti geopolitici della crisi finanziaria: la Russia salva l'Islanda con un prestito da 4 miliardi di dollari. Una vendetta storica, visto il ruolo islandese nella Guerra fredda e il presidio sulla rotta polare, la più breve per un possibile assalto fra Nordamerica e Russia.
l'Islanda è in crisi nera, il governo ha appena annunciato che verranno garantiti soltanto i depositi indivuduali, ma che le banche dovrnano arrangiarsi per quanto riguarda le proprie attività sia all'estero che in patria. Subito dopo, la seconda banca del paese, Landsbanki, ha dichiarato la sospensione dei pagamenti ed è stat aposta in amministrazione straordinaria.
Update: Imbatrazzante retromarcia dle govenratore della Banca d'Islanda: il prestito è ancora in "discussione" , non ci sarebbe nulal di definitivo e vincolante. Nel frattempo, è stato annunciato che la corona islandese verrà ancorata all'euro e ad un paniere di divise estere. Buona fortuna. Oct. 7 (Bloomberg) -- Iceland's central bank
Governor DavidOddsson said an announcement that the government had agreed a
4billion-euro ($5.43 billion) loan from Russia was ``overstated''and that talks
were still ``ongoing.''
lunedì, ottobre 06, 2008
Bravo Lakeside
Bisogna sempre esser efelici uqando qualcuno scrive qualcosa esattamente come l'avresti voluta scivere tu, se sapessi scriverein maniera precisa. Istruzioni per l’ (ab)uso di Lakeside Capital sono quel qualcosa.
Il nuovo motto della politica mondiale è: “riportare l’etica nella finanza e nel mercato”.
Bene: diffidate di chiunque usi questa affermazione. Il mercato non esiste, è un concetto astratto: esistono le persone che interagiscono tra loro tramite scambi reciproci e volontari. La finanza, ovvero le banche e gli altri intermediari finanziari, sono società, persone giuridiche: entità fittizie, che non esistono fisicamente. Esistono le persone che le amministrano, le persone che ci lavorano, e le persone che ci mettono i soldi.
Non è il capitalismo ad essere corrotto, in quanto il capitalismo è una non-entità: è il nome che diamo alla libertà di scelta degli individui nella dimensione economica delle loro vite.
Se le persone compiono scelte “immorali” la colpa è del fatto che sono libere di scegliere, o che sono “immorali” le persone? È la libertà di scelta il colpevole, o la degenerazione della società moderna, che se ne frega totalmente del rispetto delle regole? Il mondo della finanza non è né meglio né peggio di quello della politica, dei tribunali, delle imprese, della scuola, dello sport. Fa solo più scalpore perché, essendo il fulcro dell’economia, tutto diventa più grande.
La sensazione è che la visione Tremontian-Sarkozyan-Obamiana ci voglia portare verso un sistema socialisteggiante dove viene limitata la libertà di scelta, indicata come vero colpevole della crisi, piuttosto che verso una società dove, a contrappeso della libertà di scelta, siano poste severe misure di sanzionamento per chi viola le regole. Riflettiamoci tutti.
Update: giuro che questa discussione trovata via link di marginalrevolution l’ho scoperta dopo aver scritto il post. Evidentemente, qualcuno ha iniziato a discutere l’argomento.
Posted by Unknown at 8:28 PM |
Islanda a picco?
Il sistema finanziario islandese è sull'orlo dell'impolosione, nonostante l'inztervento governativo. La borsa scandinava ha sospeso le azioni delle istituzioni finanziarie islandesi , mentre il governo invia messaggi contraddittori sulla disponibilità degli altri paesi nordici a concedere un prestito d'emergenza, necessairo per iniettar eliquidità nel sistema.
Il sistema finanziario dell'isola nordica è assolutamente ipertrofico, grazie alla "solita" implicita garanzia governativa per le banche, che si sono esppanse enormemente in nord Europa negli scorsi anni. Adesso, qualcuno deve pagare il conto.
Fra qualche giorno, arriveranno i nostri giornali a spiegarci perché anch equesta crisi é colpa del cpaitalista cattivo. Per sapere davvero quale sia la lezione islandese, leggete Macromonitor.
Posted by Unknown at 12:33 PM |
Labels: Banche , Islanda , Statalismo
domenica, ottobre 05, 2008
Qualcosa di oggettivista dal mondo del cinema
Una piccola speranza, in questo mondo che viaggia verso il socialismo: esisotno ancora luoghi dove non tutte le perosne di spettacolo hanno portato il cervello all'ammasso: Angelina Jolie e Kirsten Dunst dimostrano come si possa essere attrici di fama mondiale senza doversi tatuare una stella rossa sull'anima e adorare unculto che porta dritto al deisgregamento della società aperta.
Hat Tip: Oggettivista
Posted by Unknown at 8:28 PM |
Labels: Cinema , Media , oggettivismo
Hanno tutti la rogna
Il punto di riportare certe notizie, magari n maniera sensazionalistica, non è quello di assolvere Bush o indulgere allo scaricabarile , ma piuttosto il contrario: chiarire come non solo i repubblicani, ma anche i democratici abbiano pesanti responsabilità, cosa che i media dimenticano. Molti repubblicani si sono approfittati di un sistema che non hanno riformato, ma dovremmo ricordarci chi lo ha creato per capire come il problema non sia questo o quel politico, ma l'indebita influenza che la politica ha esercitato sulle attività economiche.
venerdì, ottobre 03, 2008
Wachovia e Wells Fargo: il sistema si cura da solo, se soltanto lo si lascia operare
Il matrimonio forzato di Wachovia con Citigroup è sufmato, grazie all'offerta di Wells Fargo, che ha acquisito la banca di Charlotte pagando con azioni proprie per un valore di 15 miliardi di dollari.
Wells Fargo non ha chiesto nulla alla Fed, all'ente di tutela dei depositi (ch egli sta probabilmente o al govenro federale, al contrario di quanto aveva fatto Citigroup; si è limitata ad offrire un prezzo più basso, assumendosi tuttavia tutti i rischi dell'operazione.
L'operazione è importante per un motivo semplice: dimostra quanto fallaace sia l'idea che soltanto un intervento statale possa salvare il sistema, di quanto potrebbe addirittura ritardare la ristrutturazione del sistema, fornendo incentivi sistorti e false speranze.
In realtà, i compratori esistono, ma sorge il sospetto che la tentazione di scroccare qualche soldo al governo sia, per molte banche, troppo forte. E quindi ecco da parte dei compratori la richiesta di fondi, ecco le operazioni complicate con prestiti a basso costo, la richiesta di garanzie sulle perdite ed altri sussidi.
Per la banca in difficoltà, il "venditore", è più semplice sostenere che non sia stata l'imprudenza, ma la congiuntura a farla finire nei guai e che l'assenza di un compratore è colpa del "mercato", non del fatto che si richieda un prezzo troppo elevato.
Per fortuna, Wells Fargo non ricade in nessna delle due categorie e Wachovia ha preferito la soluzione decente. Ci hanno dato un bell'esempio.
Posted by Unknown at 4:48 PM |
Labels: Banche , Regolamentazione , Wachovia , Wells Fargo
Socialisti per colpa della compagnia dei telefoni e di Conan il Barbaro?
sulle pagine di FT Alphaville si parla dei notevoli costi associati ad uno spostamento verso il socialismo e del rischio che diventino inevitabili.
I costi di uno spostamento verso una eocnomia socialista sono evidenti per tutti: minore occupazione, maggiori deficit, minore crescita dovuta ad un pegigoramento nel meccanismo di allocazione delel risorse.
Tuttavia, la crisi del mercato monetario rischia di farsi sentire dove fa più male: il credito alle aziende e persino agli enti locali sta diventando sempre più scarso, con grandi aziende quali AT&T che lamentano le difficoltà di rifinanziare il proprio debito a brevissimo termine e lo Stato della California che si prepara a chiedere una linea di liquidità per 7 miliardi al governo USA.
Alphaville sostenere che quando enti locali ed aziende non pagheranno gli stipendi perché nessuno fa loro credito, salirà la richiesta di un salvataggio delle banche, non importa in quale forma.
Non siamo decisamente a questo punto e a ben leggere, si tratta dell'Ennesimo problema di moral hazard: sia AT&T che lo stato della California sono in questa situazione a causa di un profilo finanziario troppo aggressivo, con fonti di finanziamento a lungo termine abbandonate negli anni buoni in favore dell'economico credito a breve - credito che adesso è più difficile e caro da ottenere.
Anche oggi, comunque, non avrebbero problemi ad ottenere il credito che vogliono se fossero disposti a pagare costi maggiori. Il socialismo può attendere, insomma, a meno che non si voglia diventare socialisti per far risparmiare AT&T e Arnold Schwarzenegger.
Posted by Unknown at 1:28 PM |
Labels: California , Commercial Paper , Credit crunch , Credito , Crisi , Mercati
giovedì, ottobre 02, 2008
Dopo le banche, tocca alle assicurazioni
Brutta aria per le assicurazioni e le società di carte di credito: il risultato è il croollo di borsa di oggi.
Si parla di revisione dei requisiti di solvibilità per le assicurazioni americane, seriamente colpite dal default di Lehman e dal crollo del valore di asset legati al credito.
Questa volta il massacro si estende ai metalli preziosi: in torppi liquidano quello su cui stanno guadagnando per coprire i buchi fatti altrove e raccogliere liquidità immediata.
Posted by Unknown at 4:41 PM |
Labels: Assicurazioni , Mercati , USA
mercoledì, ottobre 01, 2008
Paulson meglio di Cirino Pomicino
Il Governo americano ha appena approvato la concessione di prestiti agevolati per circa 25 miliardi di dollari alle case automobilistiche di Detroit. Abbiamo già scritto (qui e qui) delle perplessità economiche riguardo ai sussidi, che paiono inutili e controproducenti per l´industria automobilistica americana, che se la cava in realtà benissimo fuori da Detroit, e del rischio di un vero assalto alla diligenza per qualunque industria in difficoltà; i vantaggi politici sembrano tuttavia incontenibili: il Michigan non soltanto si sta trasformando in uno stato chiave nella campagna elettorale, ma i suoi 15 voti alla Camera dei deputati sono adesso saldamente assicurati per l'altro salvataggio, quello bancario.
Come si dice "voto di scambio" in inglese?