Alex Epstein interviene nel dibattito sulla Net Neutrality, che interpreta come un tentativo d'introdurre il socialismo nelle praterie di'Internet.
L'argomento di Alex e' interessante e condivisibile: Internet non e' un bene pubblico,ma il risultato d'una giustapposizione di sforzi ed interessi privati, e' corretta. Purtroppo e' parziale: il governo e' pesantemente intervenuto in Internet sin dall'inizio.
Inoltre, le aziende di telecomunicazioni hanno sottoscritto dei contratti sia con gli utenti finali che con le aziende che comunicano o forniscono servizi via Internet, contratti in base ai quali si garantiscono accesso libero ad Internet e banda per trasmettervi i propri conenuti. Arrogarsi il diritto di discriminare l'impiego di tale banda costituirebbe molto probabilmente una rottura di tale contratto.
In terzo luogo, Internet funziona anche grazie alla Net Neutrality. Le societa' che violano tali impegni sono libere di farlo, ma escono dal "condominio" e devono ammettere di perdere il teorico diritto a vedere il *proprio* traffico bloccato o rallentato. Sicuri che ne valga la pena? Gran parte degli ISP hanno gia' scoperto a proprie spese che Internet fornisce molto piu' di quanto essi potranno mai sperare di produrre in proprio.
Perche' rischiare un boicottaggio - piu' che giustificato, fra l'altro: colui che vuole costruirsi corsie preferenziali sta comunque scroccando da Internet, approfittando della massa di contenuti presenti e veicolabili per pubblicizzare i propri prodotti. SI potrebbe sostenere che gli scrocconi non sono i proponenti "aziendali" della Net Neutrality , ma i provider.
L'argomento di Alex e' interessante e condivisibile: Internet non e' un bene pubblico,ma il risultato d'una giustapposizione di sforzi ed interessi privati, e' corretta. Purtroppo e' parziale: il governo e' pesantemente intervenuto in Internet sin dall'inizio.
Inoltre, le aziende di telecomunicazioni hanno sottoscritto dei contratti sia con gli utenti finali che con le aziende che comunicano o forniscono servizi via Internet, contratti in base ai quali si garantiscono accesso libero ad Internet e banda per trasmettervi i propri conenuti. Arrogarsi il diritto di discriminare l'impiego di tale banda costituirebbe molto probabilmente una rottura di tale contratto.
In terzo luogo, Internet funziona anche grazie alla Net Neutrality. Le societa' che violano tali impegni sono libere di farlo, ma escono dal "condominio" e devono ammettere di perdere il teorico diritto a vedere il *proprio* traffico bloccato o rallentato. Sicuri che ne valga la pena? Gran parte degli ISP hanno gia' scoperto a proprie spese che Internet fornisce molto piu' di quanto essi potranno mai sperare di produrre in proprio.
Perche' rischiare un boicottaggio - piu' che giustificato, fra l'altro: colui che vuole costruirsi corsie preferenziali sta comunque scroccando da Internet, approfittando della massa di contenuti presenti e veicolabili per pubblicizzare i propri prodotti. SI potrebbe sostenere che gli scrocconi non sono i proponenti "aziendali" della Net Neutrality , ma i provider.
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