martedì, luglio 25, 2006

Non vengo per lodare Indro, ma per seppellirlo .

Nel quinto aniversario della morte di Indro Montanelli, non poteva mancare  una riflessione sul suo ultimo periodo, quello da profugo della Destra, ospite di una certa Sinistra. Ne parlano, in maniera piu' distaccata Zigurrat; in modo piu' analitico e "politico" Cantor.

A posteriori e' comprensibile criticare la scelta di Montanelli, che personalmente apprezzai molto poco, anche ai tempi, ma alla quale mi adeguai come fecero altri: comprando "La Voce", ma votando a destra. Mi disgusto' osservare quanto l'estabilishment mediatico innalzo' immediatamente Montanelli  a fianco di Biagi nel ruolo di Grande Vecchio, senza ovviamente prestare il minimo ascolto a cio' di cui davvero parlava.

Montanelli fece un colpo di testa dettato dall'orgoglio; Berlusconi tuttavia commise un errore strategico clamoroso: trasformo' "Il Giornale" in un organo di partito, di cui aveva tanto poco bisogno da non definirlo mai tale; in cambio, si privo' di una risorsa che, grazie alla propria fama di assoluto indipendente, avrebbe potuto fornirgli prestigio e legittimazione anche al di la' dell'elettorato naturale di FI. Senza contare quanto un Giornale ancora diretto da Montanelli sarebbe stato utile quale custode dello "spirito del '94", quello spirito liberale il cui affievolimento si e' dimostrato rovinoso,  per l'Italia quanto per la CdL. Tutta la destra ha perso qualcosa, dopo quei giorni del 1993.


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