domenica, aprile 09, 2006

L'Economist , amante sedotta e abbandonata.

Christian Rocca, dal Foglio di ieri, discetta del rapporto fra Economist e Berlusconi. Personalmente, al di la' delle distorsioni dovute alle corrispondenze partigiane di Tana de Zulueta, deputata sinistrorsa, mi pare che l'atteggiamento del settimanale inglese verso il Cavaliere vada rubricato alla voce "amore tradito", piu' che a quello dell'ostilita' prteconcetta: L'Economist ha passato anni a tirare bordate contro Mortadella alla Commissione Europea, mentre a Berlusconi imputa due mancanze: etica e , soprattutto, di efficienza. Non dispiace il programma di Berlusconi, ma al contrario, lo scarso vigore nel suo perseguimento. Come dar loro torto?
Sia detto per inciso, ma dove altro lo trovate un quotidiano come il Foglio, cui il Corriere analizza minuziosamente le intenzioni di voto dell'intera redazione? Non sbavasse dietro le tonache, potrebbe davvero ritornare ad essere L'Unico Quotidiano Da Leggere.

All’Economist gli anni berlusconiani non sono piaciuti: poche riforme, poche liberalizzazioni, poca modernizzazione.
Non hanno torto, malgrado liquidino in un breve inciso “la riforma del mercato del lavoro e quella delle pensioni”, non proprio due cosucce da niente.
Si può addebitare al governo la paralisi dell’economia, invece che guardarsi intorno e vedere che gli altri non stanno meglio, anzi peggio quanto a occupazione. Però Micklethwait ha detto che Prodi “è più vicino al modo di pensare dell’Economist”. Scartata
l’ipotesi di scuola, cioè che questa battuta sia del genere “humour inglese”, il giudizio
di affinità politica con la coalizione cattocomunista espresso dal direttore dell’organo
di stampa più “selvaggiamente” liberista del mondo meriterebbe palcoscenici migliori.
Si può, anzi si deve, criticare Berlusconi per non aver compiuto la rivoluzione
liberale promessa. E ci sta anche che la delusione di un liberista “selvaggio” arrivi al
punto di non votarlo. Ma credere che “il modo di pensare dell’Economist” fiorirà con
Prodi è una delle affermazioni più comiche degli ultimi tempi. All’Economist, Prodi lo
conoscono bene. Quando era in Europa, lo massacravano proprio perché era lontanissimo
dal “modo di pensare” del giornale. Pare che a Bruxelles non si fosse mai visto un burocrate così poco informato sui dossier e che alle riunioni fosse solito schiacciare un pisolino. Quando Maria Latella gli ha ricordato queste critiche, Prodi con orgoglio ha risposto: “Ma ci credo bene!”.
La coalizione certo non lo aiuta a intercettare “il modo di pensare dell’Economist”,
visto che è ideologicamente contraria a tagliare le tasse ed è l’unica alleanza di governo
occidentale con due partiti comunisti, uno post comunista più verdi e dossettiani e democristiani. L’eccezione liberista è quella dei radicali, cioè di metà della Rosa nel
pugno, mentre tutti gli altri criticano la riforma delle pensioni e vogliono cancellare
o depotenziare la legge Biagi. Per il resto basta leggere i programmi. Il Cav. non li rispetterà, ma se Prodi & co. saranno di parola altro che vicinanza “al modo di pensare
dell’Economist”.
Da un mese, il settimanale critica i francesi che si oppongono ai contratti flessibili, ma al contrario del Wall Street Journal dimentica che il Cav. quella riforma, peraltro ben più radicale, l’ha realizzata tre anni fa.
Il paradosso è che l’edizione Usa dell’Economist non è uscita con la copertina su Berlusconi, ma con questo titolo: “Lo stato si sta occupando di te”. Un’intemerata contro il neopaternalismo della sinistra di governo. A leggerlo, è un perfetto manifesto pro Caimano.

Christian Rocca

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