lunedì, aprile 03, 2006

Troppa corruzione - o troppo poca?

Persino Slate ogni tanto ha qualche articolo interessante. Il pur demosociale Tim Harford, stufo di sentir deplorare l'eccessiva influenza del denaro nella vita pubblica, senza altri dettagli, si e' fatto due conti della serva su quanto denaro finisce intermediato dai lobbisti. La risposta? Tropo poco.
Il ragionamento e' abbastanza semplice: la spesa per ungere le ruote e' una frazione ridotta, circa lo 0.1 % della spesa pubblica americana. Troppo poco, troppo poco: chi venderebbe accesso a 1000 dollari di fatturato, con grasi margini garantiti da oligiopolio o monopolio, in cambio di 1 solo dollaro?
Delle due alternative, l'una: o chi paga i lobbisti mangia praticamente gratis, oppure il sistema e' permeabile all'influenza puramente monetaria per una frazione ridotta, grazie ad un assetto liberale di competizione reciproca, che stabilisce pesi e contrappesi in grado di costituire un valido sistema di controlli incrociati.
E a casa nostra? Credo anch'io a quest'ultima ipotesi , ma per ragioni meno ottimistiche, almeno per quanto riguarda l'Italia: la verita' e' che i nostri politici non sono sensibili alla corruzione diretta, perche' sono al di sotto, non al di sopra di ogni sospetto.
Mi spiego: abbiamo politici tanto istintivamente statalisti da fare questi favori gratis; nel Belpaese, per proteggere interi settorio dalla concorrenza e dall'innvoazione, per rinchiudere e soffocare l'attivita' umana entro gli angusti recinti di piccoli monopoli sanzionati dalla legge, non serve pagare: basta fare appello alla loro natura "sociale". Ed ecco l'apoteosi del cretino, come definito da Carlo Maria Cipolla: colui che danneggia il prossimo senza averne alcun vantaggio personale; molti, troppi nostri politici rientrano, almeno per buona parte del loro tempo, in questa categoria.
Si potrebbe dire che molti politici non hanno idea di quanto valga il governo, visto che non lo hanno pagato.
Poi, purtroppo, ci sono quelli che invece lo sanno: che non mollano nulla, perche' piuttosto che vendersi l'accesso al Leviatano, preferiscono impiegarlo per schiacciarci. La sindrome del capitano di ventura: Perche' vendere il proprio braccio ai mercanti, quando lo si puo' impiegare per vessarli e comandare?
Ai nostri civili giorni, la terminologia e' differente, ma la realta' sottostante non e' cambiata di molto.

Preghiamo di avere i cretini, insomma, perche' l'alternativa, almeno nel breve periodo, e' ritrovarci coi tagliagole.

"What can we conclude from all of this? One possibility is that the people who have bought the government have got a fantastic bargain. For example, the economist Thomas Stratmann has estimated that just $192,000 of contributions from the American sugar industry in 1985 made the difference between winning and losing a crucial House vote that delivered more than $5 billion of subsidies over the five subsequent years.

I am not convinced. Think of Starbucks, McDonalds, Coca-Cola, or the Hershey Company. There is no shortage of candidates who would happily pay more than $192,000 to get lower sugar prices. That would mean a bidding war between sugar producers and sugar users to buy the right to rewrite sugar laws, and surely the price would be nearer to $5 billion than to $192,000.

The alternative view is the one you have been thinking since the second paragraph of this article: Thanks to whatever checks and balances we may have, government is not really for sale at all, or at least only in the most marginal way. If the lobbyists are not willing to spend more than $2 billion a year to influence a budget of $2.5 trillion, that suggests they believe that they're going to be able to influence less than one dollar in a thousand of government spending. Put another way, the American government is, very roughly, 0.1 percent corrupt. It's not perfect, but perhaps we can live with it."

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