martedì, gennaio 20, 2009

Farewell W

Non sono un ammiratore sfegatato di George W. Bush, ma non certo per le ragioni per cui non è amato in Italia.
1972 elenca i motivi per cui "volergli bene" - e le condivido in pieno. Ci sono tuttavia forti riserve sul modo in cui W. ha fatto ciò che doveva fare, distruggendo il suo stesso partito e rischiando di consegnare gli USA al collettivismo.

Esistono forti motivi per chiedersi valesse la pena di seguire le illusioni messianiche di quella parte di neocon in precedenza socialisti di sinistra e divenuti socialisti clericali, con il loro programma di intervento estero ad ogni costo, con l'opposizione interna tacitata a colpi di spesa pubblica e leggi illiberali.
Il costo pagato è stato enorme, sia per la nazione che per il partito del Presidente: gli USA sono una nazione indebitata e meno libera a causa di nuove leggi che hanno espanso il ruolo del Governo tramite interventi sulla sicurezza nazionale, esplosione della spesa, nuovi programmi assistenziali, limitazioni alla ricerca.
Tutte concessioni allo statalismo ed al collettivismo, che hanno trasformato il GOP in una brutta parodia della Democrazia Cristiana degli anni peggiori ed hanno distrutto il motore del successo ventennale del Partito Repubblicano: il fusionismo, ossia l'alleanza fra libertari e conservatori, basata sul programma di riduzione dell'ingerenza statale nelle vite degli individui.
Il risultato di medio periodo di questo errore si è visto non soltanto a livello nazionale, ma anche elettorale: dopo alcuni effimeri consensi, il crollo repubblicano è stato pesante, arginato soltanto dove la tradizione fusionista era rimasta viva.

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