martedì, gennaio 27, 2009

Mille negri non valgono un Arabo?

Crossposto il mio contributo su Giornalettismo


Affamati di tragedie, pronti a volteggiare su ogni cadavere disponibile e, se non c'è, a farselo da soli, i media nostrani ignorano stranamente una delle più ghiotte tragedie umane attuali. Per spirito di servizio la segnaliamo noi e, poi, ognuno la pensi come gli pare.


Negli stessi giorni in cui il numero di vittime a Gaza raggiungeva quota mille, un conflitto molto simile si stava svolgendo in Africa, fra il generale disinteresse dei media: mentre gli abitanti di Gaza soffrivano il triste destino di essere impiegati come scudi umani da Hamas, un altro gruppo di civili in Africa subiva perdite identiche, ma in maniera ancora più cruenta. Però, siccome il principale gruppo di guerriglieri attivo in Uganda, il Lord's Resistance Army, o LRA, preferisce impiegare il machete al posto dei razzi artigianali e dei mentecatti imbottiti di tritolo, fa meno rumore anche in tivvù e sulla carta stampata. Naturalmente, il conflitto a Gaza ha sottratto alle stragi in Uganda e nella Repubblica del Congo le luci della ribalta perché, dalle nostre parti, la diatriba territorial-politico-religioso-ideologica che si svolge sulle sponde orientali del Mediterraneo garantisce da sempre un'audience che il Grande Fratello se la sogna. Tuttavia, il silenzio dei media nei confronti della versione centrafricana della premiata macelleria del Vicino Oriente resta abbastanza inspiegabile perché non soltanto i numeri sono molto simili, ma anche i gruppi terroristici coinvolti mostrano somiglianze notevoli. A voler essere complottisti, come certi giornalisti di casa nostra che son sempre pronti a vedere Grandi Vecchi e Servizi Onnipotenti ovunque, si potrebbe sostenere che ciò che cambia fra i due conflitti è l'assenza di giudei da screditare e di nemici giurati dell'Occidente le cui ragioni hanno sempre qualcosa di profondo che deve far riflettere la nostra stanca civiltà. Ma andiamo con ordine.


GOTT MIT UNS - Capo del LRA è Joseph Kony, cugino nientemeno che di Alice Lakwena, già condottiera dello Holy Spirit Movement e oggi accolta in gloria nell'Aldilà: insomma, gente che l'alto dei cieli lo frequenta parecchio, tanto che Kony stesso ha rivelato di aver avuto l'incarico di costituire la sua teocrazia fondata sulla Bibbia da Dio in persona. Mutatis mutandis, una riedizione a budget ridotto delle performance oratorie di Ismail Haniyeh, capo di Hamas e Gran Confidente di Allah dal quale, non più tardi di qualche giorno fa, ricevette assicurazioni in merito alla prossima vittoria a Gaza. Considerando che, da statuto, Hamas ha l'obiettivo di costituire una teocrazia (daje) islamica fondata sul Corano (aridaje), si può tranquillamente affermare che le due organizzazioni un pochetto si somiglino. Anche nei metodi un tantino spicci che usano per "difendere" i popoli oppressi che su di loro "fanno affidamento" in cerca di emancipazione. Dei Palestinesi sappiamo praticamente tutto, ma sfido chiunque a dare ragguagli sugli Acholi, minoranza etnica che prova a sopravvivere alla meno peggio tra il nord dell'Uganda e il sud del Sudan. Si tratta di poco meno di 2 milioni di persone che vorrebbero starsene in pace per fatti loro, ma si trovano nella poco invidiabile condizione di dover subire le rappresaglie del governo di Museveni il quale, periodicamente, organizza un safari in cerca dei miliziani cattolici. Ma mica finisce qua perché, livelli tecnologici a parte, tra le due sciagure umane e umanitarie esistono altre somiglianze talmente lampanti che, se giustamente propagandate tra i virtuosi dell'indignazione, dovrebbero garantire un'ottima alternativa al serial più proiettato del secolo.


GOCCE D'ACQUA - Potessimo limitarci ad osservare una certa paranoide somiglianza tra tutte le associazioni che pretendono di coltivare rapporti privilegiati con l'Ultraterreno, sarebbe quasi normale liquidare la faccenda come una curiosa coincidenza buona a far contenti gli appassionati di statistica. Invece, le similitudini non si fermano qua. Per esempio, e senza essersi mai telefonati prima, sia LRA sia Hamas hanno rifiutato offerte di pace ed un accordo negoziale con una nazione alleata degli USA e, in generale, dell'Occidente. Di più: sia i leaders di Hamas sia Kony e compari sono nell'elenco delle persone i cui beni sono congelati e sequestrabili dal Tesoro USA. La sceneggiatura, ovviamente, non basta a farne una tragedia di successo perché le coscienze dei Santoro hanno bisogno di roba molto più forte per turbarsi. Eppure, anche in questo caso, ce ne sarebbe a iosa di sangue da dare in pasto ai piromani da corteo o ai fedelissimi del qualunque mezzo e del qualunque costo. Specie di quel sangue, reale e metaforico, che versano i bambini nei confronti dei quali le due milizie hanno rapporti non proprio delicati. Se Hamas, come Hezbollah del resto, li ha impiegati senza imbarazzi quali scudi umani e li sottopone ad un incessante indottrinamento al fine di ricavarne miliziani e potenziali "martiri", l'esercito di psicopatici guidato da Kony, che nei 20 anni di conflitto di bambini ne ha sequestrati circa 22 mila per farne soldati e schiave del sesso, non disdegna di usarli direttamente come bersagli.




BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO - Ora accade che, nel medesimo periodo in cui Israele ha lanciato l'operazione "Cast Lead" in risposta ad una pioggia di razzi palestinesi che durava da otto anni, nel nord della Repubblica del Congo i miliziani del LRA - finita l'operazione "Lightning Thunder" condotta contro di loro dalle forze congiunte di Uganda, Congo e Sudan - abbiano deciso di festeggiare la Natività del Bambinello con eccessivo entusiasmo tanto che, secondo Human Rights Watch, il bilancio dei soli "Christmas massacres" (24 e 25 dicembre 2008) è di almeno 620 morti, 160 bambini rapiti e decine di migliaia di profughi sparsi per i monti circostanti. E sulla via del ritorno in Acholiland, per non farsi mancare niente, al conto se ne sono aggiunti un altro paio di centinaia abbondanti perché mille è un numero più facile da tenere a mente. Da dire, avendone voglia, ce ne sarebbe stato anche su questa vicenda, magari di più e meglio di quanto i nostri media abbiano fatto per Gaza.


CONFRONTI - Volendo fare un piccolo giochino, l'evento maggiormente riportato riguardo Gaza fra il 25 dicembre ed il 15 gennaio è stato la morte di 40 civili a causa di un proiettile d'artiglieria israeliano. Nel frattempo, nel villaggio di Doruma, 45 persone (donne e bambini inclusi) sono stati letteralmente squartati a colpi di machete mentre cercavano rifugio in una chiesa cattolica. Parti dei loro corpi sono state ritrovate intorno alla chiesa e per tutto il villaggio. Ebbene, date le somiglianze e viste le linee di condotta che i media affermano di seguire, ci si sarebbe attesi una copertura mediatica simile per i due avvenimenti, se non una maggiore attenzione verso l'Africa. Anche perché, limitandosi soltanto alla cinica conta e alla valutazione della proporzione - come predica D'Alema - se a Gaza i due terzi delle vittime sono classificabili tra militari e paramilitari di Hamas, in Congo le vittime erano tutte civili. Invece, nulla di tutto questo: la copertura mediatica degli avvenimenti africani è stata quasi nulla, mentre giornali e teleschermi sono pieni del più piccolo particolare riguardo le operazioni a Gaza. Non si dispone di una statistica riguardante i media non anglofoni, ma Eli Bernstein ne ha compilata una riguardante quelli angloamericani. Quello che segue è il rapporto fra citazioni delle vicende africane e la crisi di Gaza ottenuto cercando su Google News le parole chiave indicate in tabella. Il rapporto "adjusted" - che possiamo anche ignorare perché il criterio è opinabile - corregge per il numero di civili coinvolti secondo i rapporti tra vittime civili e militari citati poco fa (un terzo a Gaza, 100 in Congo):



























Coverage



Ratio



Adjusted



Hamas: LRA



67:1



202:1



Gaza crisis: Uganda crisis



136:1



409:1



UN School bombing: Church Massacre



242:1



807:1




THE END - E' sicuramente vero che le azioni di uno Stato che si definisce democratico, quale quello israeliano, vanno analizzate ed attentamente criticate anche quando si difende da un attacco esterno; che le iniziative di una democrazia vanno giudicate alla luce di uno standard più elevato rispetto a quelle di un gruppo di pazzi scatenati che accoppa bambini con tecniche degne di un mattatoio preindustriale e si diverte a spargerne intorno i resti. Tuttavia, la differenza rimane eclatante: di fronte a due tragedie quasi parallele, la comunità dell'informazione mondiale, normalmente pronta a sfruttare fino all'ultima goccia di sangue umano per catturare audience, ne ignora una e si dedica completamente all'altra: 807 morti africani non valgono l'attenzione dedicata ad un arabo? Verrebbe da parlare di razzismo, se non conoscessimo le impeccabili credenziali progressiste di gran parte della nostra stampa. Evidentemente, si tratta soltanto di un malinteso, non di discriminazione: non è perché sono neri, è perché stanno crepando senza che qualcuno, in Occidente, possa esserne ritenuto immediatamente responsabile.


(Ha collaborato Mauro Senzaterra)

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