Cos'e' Ipv6? E? il "nuovo" sistema di indirizzi IP che promette di eliminare uno dei peggiori colli di bottiglia nello sviluppo di Internet.
Nel caso non lo sapeste: gli indirizzi IP dell'Internet "originaria" avrebbero dovuto esaurirsi anni fa.
L'immagine mentale che molti hanno di Internet e' , al momento, inesatta: molti immaginano che il nostro Internet Service Provider (ISP da ora) venda la connessione, completa di un indirizzo IP che ci indentifica univocamente verso il resto dlela Rete. Questo e' cio' che avviene se avete un IP statico, una minoranza esigua.
Quando Internet venne "aperta al pubblico" esterno alle universita', solo meta' degli indirizzi erano liberi. Attualmente, quindi, i "nostri" indirizzi IP non sono reali, per la gran parte sono delle versioni "interne" ai network degli ISP e vengono tradotti per l'esterno da un NAT (Network address translator). Il sistema dei NAT venne ideato a meta' degli anni '90 come un ripiego tmeporaneo, in attesa di IPv6 - Internet PRotocol Versione 6 (tutti noi impieghiamo la 4 - la 5 e' scomparsa nel nulla, pare...). IPv6 , che moltiplica esponezialment eil numero di inidirizzi, e' pronto dal 1998, ma e' ancora impiegato solo in maniera limitata (paradossalmente, al0'intenro di provider come Fastweb, ad esempio). Lo standard e' rimasto IPv4.
Potete anche dire: chi se ne frega? Ma in realta' esistono importanti conseguenze.
Primo: visto che il traffico passa attraverso il NAT e non e' invece diretto fra due utenti con indirizzi IP statici, il provider e' in grado di bloccarlo.
Ergo: il traffico viene intercettato, monitorato e puo' essere bloccato a seconda del tipo di provenienza. Risultato: vi ritrovate senza Skype da un momento all'altro e il provider ha il diritto di farlo, non solo in base alle leggi del vostro stato, ma anche in base alle convenzioni che governano Internet.
AL contrario, IPv6 risolverebbe il problema alla radice: non piu' ISP, tutti in IP "pubblico" e quindi, peer-to-peer per tutti senza che gli ISP possano limitare la scelta individuale e la liberta' imprenditoriale di chi disegna programmi p2p.
E questo e' solo il primo dei vantaggi possibili.
Computerworld Australia ospita un'intervista al boss dell' IPv6 Forum, Latif Ladid, che spiega tutto questo molto meglio di me. Un estratto:
"By 1998 IPv6 was mature and stable, but we did not see adoption happening because in the mean time NAT, which was introduced as a temporary fix, had almost become its own protocol. It's then when we said - OK, since NAT has deferred the deployment of IPv6, we have to go out there and really market and promote IPv6 around the world as the true second version of the Internet.
There is a debate now between those that support IPv6 and those that support NAT, as NAT has become an important driver for the Internet. To a certain extent, it is easier to deploy, but it is a vision of the Internet that is no more what it used to be, so end-to-end is not possible and we depend upon service providers.
The Internet was not designed like this. It was designed to enable peer-to-peer and VoIP. In the meantime, through NAT, telecomms companies are offering VoIP but they want to bill you for it, but the Internet was not designed with any billing mechanism. When you connect to the Internet you pay anyway, so why should you pay for more services? This is the big debate. The Internet was not designed for telecomms companies, it was designed for everyone to share expensive CPU power. When you share expensive resources you can do anything."