Se lo chiede il tenutario di Tblog, dopo aver visitato il sito dell'organizzazione Iraq Body Count, che arriva ad un massimo di 25-30mila morti, contro i 100mila dati dal famigerato studio probabilistico di Lancet, considerato antiscientifico a causa di un campione troppo limitato.
Allora i morti accertati in Iraq sarebbero fra i 25 ed i trentamila? Non proprio. Come argomentato da Logic Times e riportato da Tblog, sandrebebro in qualche modo sottratti i numeri dei guerriglieri e terrosisti morti:
Se si esaminano proprio i dati di IBC con attenzione, però, una particolarità balza agli occhi: oltre l'81% dei "civili" caduti sono maschi adulti in età di combattere. Un'anomalia statistica singolare in un paese dove la demografia e la casualità avrebbero dovuto vedere solo un 18% di caduti con quelle caratteristiche sociodemografiche.
La conseguenza è ovvia. La stragrande maggioranza dei caduti dati come "civili" sono in realtà combattenti, uccisi in azione e non vittime collaterali. Una confusione normale in un teatro di guerra dove i ribelli combattono in abiti civili mescolati alla popolazione civile.
Il numero minimo - si badi bene, minimo - a cui si giunge e' di 4600.
Eccessivamente basso? sicuramente, per carita'. Ma l'ordine di grandezza rispetto a certe sparate mediatiche e' drasticamente differente.
Il sospetto che i nostri giornali cerchino di sfruttare la tragedia e' cosi' assurdo? O , per metterla in un altro modo:
Quello che le cifre e gli indizi statistici mi sembrano dire con una certa chiarezza è che il conto delle vittime civili è stato gonfiato a dismisura, moltiplicato per diversi ordini di grandezza rispetto alla realtà, attraverso un uso di cifre ipotetiche e la confusione tra combattenti e civili. Con la distorsione e l'uso propagandistico di tutto, dal fosforo ai numeri, si vuole dare l'impressione di un vero e proprio macello indiscriminato, che la guerra irakena, invece, non appare essere. Se non nelle intenzioni di chi fa esplodere bombe al mercato.