Lucia Annunziata su La Stampa di oggi si merita un applauso
Se Daki fosse picciotto
Proviamo a spogliare il caso della politica. Portiamo il giudizio lontano da ogni dimensione che tocchi (via diritto internazionale) la valutazione della guerra in Iraq e dell’operato degli Americani. Mettiamo, insomma, che Mohammed Daki sia non un islamico, ma un picciotto siciliano.
L’esempio non è scelto a caso: in Italia infatti il terrorismo internazionale non ha una giurisdizione speciale e per questi reati vige la stessa disciplina che vige per i reati di alta criminalità, fra cui, appunto, la mafia. Dunque, il lavoro del picciotto Daki nella lunga e complessa catena della gerarchia mafiosa è minimo: presta piccoli servigi. A un mafioso che ha bisogno di transitare per l’Europa il picciotto fornisce il suo indirizzo postale così da permettergli di ottenere un permesso di soggiorno. A un altro in fuga da un continente presta ospitalità nella sua casa per poche notti. Sono esattamente i servigi prestati dal terrorista Daki, per sua stessa ammissione: «Certo, conoscevo Ramzi Binalshibh, ma gli ho prestato solo il mio indirizzo postale per i suoi permessi di soggiorno», dice facendo riferimento all’aiuto dato da lui, mentre viveva ad Amburgo fra il 1989 al 2002, a uno degli uomini considerati la mente dell’attentato dell’11 Settembre. L’ospitalità nella sua casa italiana era stata invece riservata a Ciise, un somalo, accolto da lui su ordine della Siria.
Come sarebbe stato giudicato per questi «aiutini» il picciotto Daki? Secondo la legge italiana la risposta è inequivocabile: sarebbe stato condannato per partecipazione ad associazione mafiosa. Un reato punibile con un minimo da tre a sei anni, e, se l’associazione è armata (come dovrebbe essere il terrorismo) fino a quindici. Come mai allora il terrorista Daki può essere giudicato innocente e la sua liberazione divenire addirittura un simbolo della vittoria dello Stato di di diritto?
Il semplice giochino fra picciotto e terrorista rivela fino in fondo quando contraddittoria sia la sentenza sui tre islamici. Una contraddizione che per altro passa tutta dentro la sinistra. La legge sull’associazione per delinquere di stampo mafioso è stata ispirata e voluta dalla sinistra; si chiama infatti Pio La Torre, dal nome del deputato comunista che ne fu primo firmatario e che venne ucciso nel 1982 per questa sua battaglia."