sabato, novembre 19, 2005

Tribu' e politica

In Italia, il 51% della popolazione pretende di essere trattato come una minoranza ed ottenere quote elettorali e seggi garantiti.
Ogni gruppo organizzato pretende la sua piccola corporazione, la sua garanza collettiva; cio' che esige rappresentazione e' "il gurppo" , ossia di solito la ristretta elite che lo comanda, in cambio di promesse di redistribuzione del bottino.
Grazie ad una curiosa coincidenza, negli USA si e' ricominciato, in uno di questi casi, ad impiegare il termine che gli si confa' - e no, non e' lobby: e' tribu'
Il pretesto nasce dalla richiesta di riconoscere gli hawaiiani come " tribu' " secondo le leggi americane, quindi di avere diritto all'autogoverno e , soprattuto, alla discriminazione razziale in ogni ambito della vita pubblica, come lo hanno le riserve indiane.
SI', chi di voi ha opinioni positive riguardo alla innata bonta' dei nativi americani, si svegli: le riserve indiane non sono colonie. Sono aree di totale autogoverno per gil indiani, pesantemente sussidiate dal governo federale, dove chi non e' nativo americano non ha diritti. Il risultato e' talmente ovvio che nemmeno lo descrivo.

Piu' in generale, questi epidodi dovrebbero ricordarci il pericolo del risorgere delle tribu' e del tribalismo, che Karl Popper vedeva, giustamente, come il peccato originale di una societa' chiusa rispetto ad una aperta.
Nelle Parole di Roger Sandall aka Spiked, sintetizza meglio di quanto potrei fare io: "The attempt, in 2005, to redefine a heterogeneous people of mixed ancestry in the middle of the Pacific as a “tribe”, let alone an Indian tribe, a people moreover who have known little but modern American institutions for at least a hundred years, might seem surprising. But one man who would not have found it surprising is the author of The Open Society and Its Enemies, for the persistence of tribal yearnings in the midst of the modern world was the underlying theme of Karl Popper’s important 1945 book.

The words ‘tribe’, ‘tribal’, and ‘tribalistic’ occur forty-two times in the chapter that presents his main argument—Chapter 10—and his discussion of related matters continues in voluminous footnotes at the end of the book.

Popper’s main purpose in writing The Open Society was to try and explain the whole political, intellectual, and emotional phenomenon of Nazism. What Hitler represented was “arrested tribalism”, and the more Popper thought about the matter the more he saw an atavistic yearning for the past—closed, pre-rational, taboo-ridden, undemocratic, militaristic, and fearful of liberty—as something deeply menacing."

PS: Sandall e' tutto fuorche' un becero reazionario come il sottoscritto.. Il suo blog lo testimonia - e merita di essere letto

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