Spiace prendersela con i defunti, ma questa è davvero giustizia poetica: la casa di
Yasser Arafat sarebbe stata saccheggiata da miliziani di
Hamas. Allora forse è vero, che chi semina vento raccoglie tempesta; Hamas è anche figlio di Arafat, frutto della cultura suicida, del totalitarismo e della corruzione tipiche dell'
OLP, prima e dopo il rientro in Palestina.
Yasser Arafat potrebbe benissimo essere definito come il Fuhrer dei Palestinesi, il dittatore e leader carismatico che più ha fatto per trasformare i residenti di una espressione geografica, la Palestina, negli aderenti e simpatizzanti di una setta suicida e forse, in secondo luogo, in una nazione; il suo epilogo, d'altronde, è simile a quello dell'imbianchino austriaco: ha trascinato con sé, nella rovina, il proprio popolo.
La sua adesione al socialismo ed alla laicità, feticci della sinistra mondiale, sono serviti farlo diventare un santino fra gli intellettuali progressisti e nella cultura popolare occidentale. Così come era già avvenuto con Stalin e con Mao, un macellaio privo di scrupoli veniva glorificato come icona di democrazia e libertà, mentre i veri democratici, che tenevano elezioni e rispettavano il diritto, venivano crocifissi in effigie come fascisti.
Nel frattempo l'
OLP diretta da Arafat organizzava attacchi contro civili inermi, cercava di rovesciare i governi che avevano il buon cuore di ospitarla e sostenere i profughi (
Giordania e Libano), prosperava tramite l'estorsione organizzata ed ogni tipo di traffico.
Ancora peggio, dal punto di vista storico, l'organizzazione di Arafat trasformava i campi profughi, con pugno di ferro e metodi mafiosi, in enclave extraterritoriali ed in prigioni, sottratte all'autorità dei legittimi governi: secondo alcuni osservatori l'identità nazionale degli arabi palestinesi si plasma proprio nei campi profughi, finanziati generosamente dall'ONU per 40 anni e trasformati in trappole per i profughi stessi, in mondi chiusi dove il lavaggio del cervello era anche troppo semplice; gli stessi paesi ospiti, dimostrarono d'altronde ben poco desiderio di assorbire una massa di profughi che costituiva comunque una piccola percentuale della nazione araba presa nel suo complesso, smentendo così la propria stessa retorica riguardo l'esistenza di tale nazione, al di là dei confini nazionali postcoloniali.
I palestinesi, insomma, non sono nati come un popolo martire per misteriose volontà esterne; sono stati i governanti dei propri "confratelli" arabi, insieme ai propri leader, Yasser Arafat in testa, a martirizzarli, di proposito, per renderli utili strumenti politici.
Quando, alla fine, oltre ai campi profughi all'OLP venne consegnata anche parte della Palestina, abbiamo assistito allo scempio di un governo impegnato soprattutto nel saccheggio degli aiuti internazionali a fini privati e nella promozione del terrorismo, sotto una pesante coltre di propaganda.
Hamas è il frutto avvelenato di quegli anni, della politica applicata dalle Nazioni Unite e sfruttata da Arafat e dalle nazioni arabe: all'interno di una società resa paranoica dal lavaggio del cervello mediatico, la reazione al malgoverno ed alla corruzione ha preso la forma di una regressione al fanatismo religioso. Stupisce poco, a questo punto, il parricidio simbolico.
, invece, immagino avrà sempre un posto nel cuore di Hamas (e degli ayatollah iraniani). CHi ha bisogno di nemici, con certi ex-presidenti?