Carlo Stagnaro riflette su qualche strada poco battuta che potrebbe esser rimasta aperta anche dopo il referendum dell'87 (dall'Istituto Bruno Leoni):
"Diciotto anni fa l’Italia si pronunciava contro l’atomo. Ma in realtà nessuno dei quesiti referendari dell’8 e 9 novembre 1987 bandiva il nucleare. Perché nessun quesito riguardava la tecnologia nucleare in quanto tale. Il primo (approvato dall’80,6% dei votanti) cancellava la norma che consentiva al Ministero dell’Industria di subentrare coi poteri sostitutivi nel caso in cui le amministrazioni locali interessate non riuscissero a trovare un accordo sulla localizzazione degli impianti. Il secondo (passato col 79,7%) eliminava la possibilità di offrire compensazioni economiche a quei comuni che accettavano l’insediamento di centrali nucleari (e a carbone) sul loro territorio. Il terzo (71,9% di sì) impediva all’Enel, allora monopolista pubblico, di partecipare alla realizzazione e alla gestione di impianti nucleari all’estero. Di fatto gli effetti di quest’ultimo quesito sono cessati nel 2004 col riassetto del sistema energetico effettuato dal decreto Marzano."